Agricoltura e crisi climatica: un quarto dei raccolti globali a rischio se non si adotteranno strategie di adattamento
La produzione alimentare è destinata a ridursi del 10% a metà secolo e del 25% a fine secolo, influenzando l’approvvigionamento calorico di una popolazione mondiale in crescita
![clima agricoltura](https://www.iconaclima.it/contents/uploads/2021/06/Schermata-2021-06-13-alle-09.22.20.png)
L’agricoltura dovrà adattarsi ai cambiamenti climatici e lo dovrà fare al più presto. Un nuovo studio condotto da un team internazionale di ricercatori della Boston University, dell’Università Ca’ Foscari Venezia e della Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, ha rivelato che “la produzione alimentare è destinata a ridursi del 10% a metà secolo e del 25% a fine secolo, influenzando l’approvvigionamento calorico di una popolazione mondiale in crescita”.
La crisi climatica in atto sta determinando un aumento delle ondate di calore e una riduzione delle precipitazioni nelle principali aree coltivate del mondo.
?Se l’agricoltura non riuscirà ad adattarsi meglio ai #cambiamenticlimatici, la produzione alimentare potrebbe ridursi del 10% a metà secolo e del 25% a fine secolo.
Lo studio di @BU_Tweets, @CmccClimate e Ca’ Foscari
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Agricoltura e crisi climatica: raccolti a rischio se non si cambia passo
La ricerca, pubblicata nel Journal of Environmental Economics and Management, evidenzia come la produzione calorica globale sia “soggetta a una vulnerabilità continua, o addirittura crescente, ai cambiamenti climatici”. Se il riscaldamento globale dovesse continuare ad aumentare e se gli agricoltori non riusciranno ad affrontare questa emergenza con startegie di adattamento efficaci, dovremmo affrontare una drammatica riduzione dei raccolti che arriverebbe a toccare il – 10% entro il 2050.
Il dato è stato calcolato confrontando modelli statistici calibrati sui dati del passato con previsioni delle temperature e delle precipitazioni future provenienti da 21 simulazioni di modelli climatici globali ad alta risoluzione.
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Secondo quanto afferma uno degli autori, il professor Ian Sue Wing della Boston University, negli Stati Uniti, da sempre all’avanguardia nello sviluppo di tecnologie agricole a livello mondiale, gli agricoltori sono stati in grado di compensare solo in parte gli impatti negativi degli eventi di calore estremo sulle rese di mais e soia su archi temporali di decenni”.
Enrica De Cian, professoressa all’Università Ca’ Foscari Venezia e ricercatrice al CMCC aggiunge: “Ci siamo chiesti: se si osservano difficoltà di adattamento negli Stati Uniti, cosa possiamo aspettarci per il settore agricolo nei tropici, dove vive il 40% della popolazione mondiale e dove si prevede un aumento delle temperature estreme maggiore che nelle principali regioni coltivate degli Stati Uniti?”.