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Recovery fund e clima, per ambientalisti: “svolta verde troppo debole”

Dal punto di vista politico ed economico si tratta di un accordo storico, ma le aspettative sul clima sono state disattese

Sull’accordo raggiunto per il Recovery Fund commenti aspri e delusi da parte di ricercatori e ambientalisti. Il policy advisor di Greenpeace Europe, Sebastian Mang, ha commentato: “I governi europei avevano dichiarato che avrebbero promosso un piano di risanamento verde, ma hanno tagliato i finanziamenti per la salute, la ricerca e il clima e non ci garantiscono che il denaro pubblico non andrà alle industrie inquinanti.” ed esorta un nuovo intervento più determinato: “Il Parlamento europeo ora deve intervenire per migliorare le prospettive di una ripresa verde ed equa “.

Sulla stessa linea anche il Direttore di GreenPeace Italia, Giuseppe Onufrio: “la svolta verde è troppo debole e il vero rischio è che ingenti risorse finiscano per essere destinate alle vecchie attività inquinanti”.

Secondo gli ambientalisti e i ricercatori dunque, non basta affermare che il 30% dei finanziamenti deve essere destinato a misure di mitigazione del cambiamento climatico, ma bisogna escludere le industrie inquinanti dai destinatari dei fondi. Molta delusione anche sul ridimensionamento dei sussidi per i programmi Horizon e Just Transition Fund (le cifre QUI).

Seppur il Presidente del Consiglio europeo Chales Michel si è pronunciato sull’accordo dicendo che “per la prima volta nella storia europea, il bilancio è collegato agli obiettivi climatici”, per alcuni il principio-guida espresso nell’accordo, secondo il quale gli interventi devono essere in linea con il Green Deal europeo, non è sufficientemente vincolante e stringente per limitare il riscaldamento globale a 1,5 ° C. Una lettera è stata inviata al Presidente del Consiglio Michel, a firma di cinque europarlamentari di diversi schieramenti politici, per chiedere che “l’accesso al Next Generation Eu sia direttamente collegato all’impegno degli Stati membri verso l’obiettivo nazionale di neutralità climatica entro il 2050”. 

Assicurarsi che i fondi non vadano a finanziare progetti che causano i cambiamenti climatici sarebbe il minimo per garantire un vero passo avanti nel contrasto della crisi climatica, visto e considerato inoltre, che gli attuali obiettivi europei di riduzione delle emissioni di CO2 al 2030 oscillano tra il 50 e il 55% rispetto al 1990 e non sono considerati sufficienti per limitare l’aumento globale della temperatura a 1,5°C.

Resta ora da vedere se con il passaggio al Parlamento Europeo qualcosa di questa politica cambierà o se verrà approvato l’accordo così come proposto dai leader europei.

Leggi anche cos’è e come funziona il Recovery Fund: Recovery fund, c’è accordo. “Per la prima volta nella storia europea, il bilancio è collegato agli obiettivi climatici”

 

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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