
Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha portato a un significativo aumento del rischio di caldo estremo per le donne in gravidanza. Un’analisi di Climate Central ha rivelato che in quasi il 90% dei paesi analizzati, il numero di giorni pericolosamente caldi è raddoppiato, creando una grave minaccia per la salute materna e gli esiti della nascita.
Esaminando i dati dal 2020 al 2024 in 247 paesi e 940 città, la ricerca ha identificato i “giorni a rischio di calore in gravidanza”, definiti come quelli in cui le temperature massime superano il 95° percentile delle temperature storiche. Questo aumento è associato a un rischio maggiore di parto prematuro.
La situazione è particolarmente critica nei paesi in via di sviluppo, dove l’accesso all’assistenza sanitaria è spesso limitato. In regioni come i Caraibi e l’Africa sub-sahariana, gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire con maggiore intensità, lasciando le donne incinte vulnerabili e senza risorse adeguate.
Le ricerche dimostrano che le alte temperature durante la gravidanza sono collegate a complicazioni come l’ipertensione e il diabete gestazionale. Le conseguenze possono essere determinanti, con aumenti nel rischio di parto pretermine e altre morbilità materne. Come afferma il dottor Bruce Bekkar, “ridurre le emissioni di combustibili fossili non è solo un bene per il pianeta: è essenziale per la salute delle donne e dei neonati”.
La situazione è destinata a peggiorare se non si adotteranno misure immediate per affrontare il cambiamento climatico. La dott.ssa Kristina Dahl sottolinea che anche un solo giorno di caldo estremo può avere gravi conseguenze. È cruciale intraprendere azioni per mitigare questi effetti e garantire gravidanze sane in tutto il mondo.