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Dal 5 al 14 settembre a Fai della Paganella si terrà Orme, il Festival dei Sentieri

«Il sentiero come metafora della vita» è il tema 2025. 10 giornate piene di esperienze all’aria aperta, camminate, riflessioni, laboratori e incontri

Dal 5 al 14 settembre a Fai della Paganella si terrà Orme, il Festival dei Sentieri: giunto all’ottava edizione, si sta evolvendo sempre di più con il desiderio di diventare un luogo di confronto, convivenza, dibattito e crescita del territorio di montagna. Fai della Paganella o più semplicemente Fai, è un comune situato sull’Altopiano della Paganella, in Trentino, ed è un paese tipico di montagna a 958 metri s.l.m, collocato alle pendici della Paganella Ski & Bike Area.

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La montagna come luogo di incontro, connessione profonda con sé stessi e con gli altri

L’appuntamento ormai annuale trasforma la montagna in un luogo di incontro, ascolto, scoperta, connessione profonda con sé stessi e con gli altri. Si rinnova ma resta fedele alla sua identità: vuole essere un cammino collettivo fatto di attività, riflessioni, esperienze e momenti di leggerezza, riscoprendo la natura e quelle emozioni che spesso si ritrovano solamente allontanandosi dalla frenesia della quotidianità.

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«Il sentiero come metafora della vita» come tema 2025

Tema dell’edizione 2025 è “Il sentiero come metafora della vita” e accompagnerà i partecipanti tra incontri, camminate, performance e laboratori invitando ad una riflessione profonda sul significato del camminare come gesto simbolico, trasformativo. Il bosco e i sentieri, con le loro curve, salite e discese, diventeranno specchi dell’esperienza umana, spazi vivi in cui si intrecciano scoperta, dialogo e cura. Orme non è una semplice rassegna di eventi ma un invito ad abitare in modo nuovo la montagna, tra i boschi e i sentieri di Fai della Paganella. Ogni proposta è pensata per accogliere chi arriva da lontano e chi vive il territorio ogni giorno.

Grazie alla collaborazione con Sportfund Fondazione Italiana per lo Sport Ets, il festival sarà anche inclusivo e accessibile con attività specifiche dedicate alle persone con disabilità e alle loro famiglie.

Un programma fitto e ricco con tante sorprese

Dal 5 al 14 settembre 2025 il festival proporrà un viaggio collettivo tra sentieri, boschi, organizzando attività pensate per coinvolgere persone di tutte le età. Le giornate si articoleranno in esperienze all’aria aperta, camminate, riflessioni, laboratori e incontri, in un intreccio costante tra paesaggio, emozioni e pensiero. Una spinta a rallentare, a ritrovare un ritmo diverso, a lasciarsi sorprendere. Un programma fitto e ricco che vedrà anche momenti evocativi come il “Sound Sunrise” un trekking musicale all’alba, e camminate al tramonto dove parole, suoni si fondono con la bellezza del paesaggio. La chiusura, come da tradizione, sarà poi affidata alla Desmontegada, la suggestiva sfilata del bestiame di ritorno dall’alpeggio, un momento carico di significati che celebra la relazione tra uomo, montagna e natura, chiudendo simbolicamente il cerchio di un’esperienza immersiva e intensa.

Qui il programma di un viaggio lungo dieci giorni

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L’intervista a Lucia Perlot, presidente del Consorzio Fai Vacanze

Ho avuto la possibilità di intervistare Lucia Perlot, presidente del Consorzio Fai Vacanze. Di seguito domande e risposte

Com’è nata l’idea di creare un festival come Orme a Fai della Paganella?

Festival Orme è un impegno per il futuro di Fai della Paganella: è nato nel 2018 da un’iniziativa congiunta di un gruppo di persone, supportato da APT Visit Paganella, dal Comune di Fai della Paganella e dalla Provincia di Trento. La cura e realizzazione del progetto è affidata al Consorzio Fai Vacanze. L’idea alla base è frutto di un percorso di ricerca e specializzazione volto a promuovere, preservare e rendere il territorio di Fai della Paganella un luogo sostenibile per le generazioni future. L’obiettivo è favorire un’economia diversificata che integri agricoltura, zootecnia, turismo e artigianato, senza però stravolgerne l’identità. Il Festival si impegna a rispettare la naturalità del luogo, esaltarne le caratteristiche e affrontare le criticità esistenti: rappresenta il culmine di un processo partecipativo che coinvolge l’intera comunità. È concepito come un momento di massima condivisione delle eccellenze locali, con una forte enfasi sull’aspetto culturale, ritenuto fondamentale per lo sviluppo del territorio.

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Siamo arrivati all’ottava edizione… Come si è evoluto in questi anni?

Dal 2018 a oggi sono passate tante edizioni, tra le difficoltà del periodo del Covid con le limitazioni, fino all’edizione del 2024 dove il Festival è passato per la prima volta da 3 a 10 giorni di programmazione. Anche nei due anni delle limitazioni Covid il Festival è stato fatto, ovviamente con le dovute attenzioni, limitandosi a piccoli gruppi, creando più repliche; in realtà quel percorso ci ha fatto capire quanto puntare sulla qualità e la ricercatezza dei dettagli anche in un festival sia la chiave di lettura più vincente. Dalla scorsa edizione, con grande sforzo organizzativo abbiamo scelto di allungare i giorni del festival, questo per una questione sia di sostenibilità economica che ambientale, inoltre per dare la possibilità di immergersi in un territorio e conoscerlo. Stare più giorni consente di entrare in empatia con le persone del posto, con il paese, aumenta la consapevolezza di scegliere un luogo non solo per un evento singolo, ma perché si sposa la propria filosofia, si condivide un messaggio, si creano relazioni. La scelta è stata quella di allontanare il più possibile la dinamica così detta “mordi e fuggi” promuovendo la dimensione del benessere nella natura, anche con attività e approfondimenti al Parco del Respiro. Estendere a 10 giorni la programmazione ci ha permesso di dare evidenza a questi aspetti.

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Tema 2025 è «Il sentiero come metafora della vita». Quali sentieri dobbiamo prendere per avere sempre più consapevolezza dell’importanza dell’ambiente che ci circonda?

Alcuni più di altri, ma sempre a nostro avviso con una visione ad ampio raggio: come quando si guarda da uno dei nostri terrazzi panoramici del nostro Altopiano. Consiglierei “il sentiero tortuoso dell’aver cura di sé stessi e delle persone che abbiamo a fianco”, oppure quello lungo, ma forse meno impervio “il sentiero della conoscenza e del confronto”. Da non trascurare anche “il sentiero che ti insegna a scegliere la via meno facile per raggiungere obiettivi importanti nella vita” ma anche quello “della leggerezza e della semplicità” per non darci troppa importanza. Imparare a prendersi cura di sé e degli altri dovrebbe essere il punto di partenza per “prenderci cura” della natura, di un animale, di un lavoro, di un passatempo: puntare a essere migliori. La conoscenza e il confronto sono come il sale e il pepe. Scegliere la via più facile è spesso quello che ci mette in crisi. Però coraggio che “un po’ alla volta si raddrizza la soma”. Non siamo perfetti, per fortuna! Ci vuole impegno e positività!

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Come possiamo tutelare davvero la biodiversità? Mi sembra che spesso noi italiani non siamo così virtuosi…

La sensibilità di ogni individuo è evidentemente molto diversa. Credo che per tutelare sia innanzitutto necessario conoscere in maniera approfondita sia dal punto di vista scientifico che etico e sociale. La biodiversità è un concetto ampio e fondamentale che si riferisce alla varietà di tutta la vita sulla Terra, a tutti i livelli di organizzazione biologica. Questo comprende molti aspetti, non solo le erbe in un prato o gli animali in un bosco. Partendo da questo presupposto, credo che anche in Italia ci sia bisogno di aumentare il livello culturale, di informazione e di consapevolezza, senza questo sarà sempre più difficile tutelare: che sia la biodiversità il tema o qualunque alto diritto, dovere o valore della nostra società. Questa è una mia personale opinione ovviamente.

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Tante piccole pratiche, tante piccole accortezze sulle nostre abitudini quotidiane possano aiutare il nostro Pianeta a stare meglio. Voi ne suggerite parecchie: che riscontro avete?

Ci troviamo di fronte a un tema delicato e complesso. La domanda cruciale è: quali sono le azioni che generano un impatto realmente positivo? In un’epoca in cui ogni nostra scelta ha ripercussioni, quello che possiamo e vogliamo fare è stimolare la riflessione. Il nostro scopo è alimentare quella sensibilità che porta a cercare costantemente modi per essere più rispettosi, educati e consapevoli. È vero, nessuno può risolvere i problemi da solo, ma la consapevolezza delle proprie azioni è il primo, indispensabile passo per compiere scelte responsabili. Vediamo che dare il buon esempio, correggendo, in primis le proprie azioni quando sbagliate, è la strada percorribile per prendersi cura della nostra Terra con più senso critico e morale. È un lavoro perenne, non ci si potrà mai definire davvero soddisfatti dei risultati, ma non smettere mai di impegnarsi e aumentare la sensibilità è l’obiettivo da raggiungere. Abbiamo ottimi risultati nell’ambito della raccolta differenziata, poniamo molta attenzione a combattere il fenomeno degli abbandoni sia urbani che nel bosco. L’amministrazione comunale ha intrapreso grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) la digitalizzazione e l’efficientamento delle reti idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite d’acqua e migliorare la gestione della risorsa. La Provincia Autonoma di Trento promuove attivamente l’introduzione di strumenti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, sia i privati che le aziende si stanno muovendo con interesse in questa direzione, queste per dirne alcune. Le associazioni locali da almeno quindici anni utilizzano stoviglie lavabili e cercano di utilizzare meno possibile materiale usa e getta durante eventi e feste o prediligere materiali biodegradabili. La nostra scuola elementare sposa la filosofia di “scuola senza zaino” con anche diverse attività legate al “prendersi cura”: ad esempio all’interno delle mura scolastiche si coltivano piante, ma in senso lato si coltivano anche valori come il rispetto per la natura, il legame con il territorio, la tutela del patrimonio comune. Del resto, il termine cultura deriva dal verbo latino colĕre, che vuol dire proprio coltivare.

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Dobbiamo imparare dagli errori del passato per migliorare il nostro futuro. Come pensi si stiano comportando le nuove generazioni?

Credo che la frase “Dobbiamo imparare dagli errori del passato per migliorare il nostro futuro” sia una frase fatta che non abbia mai trovato grande riscontro nella storia dell’uomo. Non vorrei essere intesa come troppo pessimista, ma non credo che sia guardando gli errori del passato che risolveremo un granché. Io credo nel dare buon esempio, nello studiare e capire il funzionamento delle dinamiche, nell’essere credibili e coerenti, nel disintossicarsi da consuetudini sbagliate. Se predichiamo bene e razzoliamo male, per restare nei modi di dire, non otterremo buoni risultati. È evidente che non siamo in un sistema economico che favorisce scelte etiche e sostenibili, siamo piuttosto in un sistema economico dove lo sfruttamento, la comodità ecc.. portano con difficoltà a fare scelte controcorrente, scelte anche queste, che risultano nella loro totalità complesse da giudicare per capire se nel lungo termine potranno essere d’aiuto al nostro Pianeta oppure no. Però io sono davvero molto fiduciosa, credo che le nuove generazioni abbiamo una marcia in più, che vedano il mondo con occhi diversi dai nostri e che non sia tutto negativo come molti vogliono credere. Potranno fare peggio di quanto è stato fatto fino a oggi? No, non credo.

 

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Come si possono unire eventi che coinvolgono centinaia di persone e rispetto per l’ambiente?

Voglio rispondere per il nostro evento e il nostro paese, perché so quanto impegno mettiamo. Tanta responsabilità è a nostro carico. Il festival si compone di piccoli eventi dentro l’evento. Questo ci aiuta a gestire meglio il territorio, le dinamiche in generale, i rapporti con le persone. Un paese turistico è sempre in balia di questo tema ed è un sottile equilibrio che deve essere cercato e mantenuto, aggiustato e accresciuto. Una questione che ci sta a cuore è proprio quella di intercettare persone che sposino la filosofia del festival; quindi, che hanno già comportamenti di un certo tipo. Allungare a 10 giorni è un po’ la sfida per evitare momenti caotici fine a sé stessi. Dire questo per un organizzatore e un presidente di consorzio turistico è frustrante, non lo nego. È probabilmente anche antieconomico, ma abbiamo lavorato molto su questo e intendiamo lavorare sempre di più in questa direzione. C’è un progetto in corso, che avvierà una seconda fare in autunno, un progetto che prevede di coinvolgere in vari tavoli di lavoro tutta la popolazione, sia gli operatori che i residenti per creare un progetto turistico condiviso che punta proprio su quattro valori per noi distintivi e fondamentali: autenticità, equilibrio, connessione e bellezza. Dove l’autenticità rappresenta un luogo che non ha bisogno di maschere, dove la natura è vissuta e l’accoglienza è vera. Serenità, semplicità e coerenza creano un senso profondo di verità, che rende ogni esperienza memorabile perché profondamente umana. L’equilibrio rappresenta l’armonia naturale tra montagna e pianura su un vero Altopiano come quello di Fai della Paganella. Un ambiente sano, un ritmo lento, un equilibrio mai statico, ma dinamico: un invito a trovare il proprio centro. La connessione: qui ogni passo è un contatto, con la natura, con sé stessi, con gli altri. Fai è un territorio che coinvolge, mettendo a disposizione tempo, competenze e passione per sentirsi parte di qualcosa di più grande. Infine, la bellezza. Una bellezza sottile, mai ostentata che vive di dettagli: nei muretti, nei prati curati, nei gesti quotidiani. Qui la tradizione è vita vera, fatta di radici profonde, tempi lenti e paesaggi che raccontano anche senza parole. Seguendo questa filosofia, lavorando tutti nella stessa direzione, dopo aver seminato e raccolto anche i frutti del grande lavoro svolto da APT Dolomiti Paganella con il percorso del FuturLab crediamo che la determinazione, la coerenza e soprattutto la partecipazione attiva di tutti: da chi organizza, a chi partecipa, dall’amministrazione comunale alle associazioni locali, dal cittadino all’ospite possano produrre risultati: dove anche un festival lascia di più di quello che consuma, sia in termini di risorse che di valori.

Lucia Perlot

Stefania Andriola

Lavoro in redazione da febbraio 2010. Mi piace definirmi “giornalista, scrittrice e viaggiatrice”. Adoro viaggiare, conoscere culture diverse; amo correre, andare in bicicletta, fare lunghe passeggiate ma anche leggere un buon libro. Al mattino mi sveglio sempre con un’idea: cercare di aggiungere ogni giorno un paragrafo nuovo e interessante al libro della mia vita e i viaggi riempiono le pagine che maggiormente amo. La meteorologia per me non è solo una scienza ma è una passione e un modo per ricordarmi quanto siamo impotenti di fronte alle forze della natura. Non possiamo chiudere gli occhi e dobbiamo pensare a dare il nostro contributo per salvaguardare il Pianeta. Bastano piccoli gesti.

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