In 16 regioni italiane corsi d’acqua con alti livelli di PFAS: i dati
Una nuova inchiesta Greenpeace, basata su dati Ispra, rivela una diffusione capillare di questi inquinanti che non si degradano
Sono 16 le regioni italiane che presentano nei loro corsi d’acqua alti livelli di inquinamento da PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche). Gli PFAS sono sostanze di origine sintetica che non si degradano naturalmente. Esse purtroppo restano nell’ambiente per diverso tempo e contaminano le falde acquifere. Vengono altamente utilizzate nell’industria, dalla concia delle pelli al trattamento dei tappeti, alla produzione di carta per uso alimentare.
Il preoccupante dato relativo ai corsi d’acqua italiani è stato rilevato nell’ultima inchiesta di Greenpeace basata sul database ISPRA che ospita i gli esiti delle analisi fatte dalle ARPA regionali e delle province autonome in Italia tra il 2019 e il 2022 in merito alla presenza di PFAS nei corpi idrici (fiumi, laghi e acque sotterranee). L’inchiesta è stata presentata martedì 28 maggio con una conferenza stampa alla Camera dei Deputati.
Oggi insieme a comitati locali e società civile portiamo la nostra battaglia contro i #PFAS alla Camera dei Deputati.
Potete seguire qui il nostro evento ?https://t.co/9jvAtqcgcu#StopPFAS #ZeroPFAS #noPFAS pic.twitter.com/1hG4kDS5Q6
— Greenpeace Italia (@Greenpeace_ITA) May 28, 2024
Inquinamento da PFAS: il Veneto la regione più contaminata
Secondo i dati ISPRA, afferma Greenpeace, “la contaminazione da PFAS è presente nel 17% dei risultati ottenuti dai controlli effettuati dagli enti preposti tra il 2019 e il 2022, per un inquinamento che interessa tutte le Regioni in cui sono stati fatti i monitoraggi. Si tratta di quasi 18 mila analisi positive ai PFAS, un risultato che mostra chiaramente un inquinamento ambientale diffuso nel nostro Paese di queste pericolose sostanze chimiche.
La percentuale di valori positivi ai PFAS varia da Regione a Regione, anche a seconda dell’accuratezza delle misurazioni effettuate dai diversi enti pubblici. Più una Regione fa controlli e utilizza strumenti precisi e all’avanguardia, più è probabile che venga rilevata una positività da PFAS durante i monitoraggi.
Basilicata (31%), Veneto (30%) e Liguria (30%) sono le Regioni con la più alta percentuale di analisi positive rispetto ai controlli effettuati tra il 2019 e il 2022. Anche altre sei Regioni (Lombardia, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Campania) presentano un tasso di positività superiore al 10% nel periodo preso in considerazione”.
La Regione dove troviamo le più alte concentrazioni di PFOA (molecola «cancerogena per gli esseri umani) e PFOS è il Veneto che è purtroppo da anni teatro di una delle più gravi contaminazioni da PFAS in tutta Europa, a causa di un inquinamento ambientale che coinvolge anche le acque potabili di diversi comuni nelle province di Vicenza, Verona e Padova.
Anche in Piemonte sono state trovate concentrazioni particolarmente elevate di PFOA e PFOS nei corpi idrici interessati dagli scarichi dell’azienda chimica Solvay (oggi Syensqo), unica azienda produttrice attiva di PFAS in Italia. Oltre al Veneto e al Piemonte, le più alte concentrazioni di PFOA sono state rilevate in Lombardia, seguita da Emilia-Romagna e Lazio.