Inquinamento

Microplastiche nella placenta: particelle trovate nel 100% dei campioni analizzati da una ricerca

Il fenomeno era già noto, ma una nuova ricerca ha trovato microplastiche nel 100% dei casi analizzati. Preoccupano le conseguenze per la salute

Già nel 2020, uno studio aveva denunciato la presenza di microplastiche nella placenta umana. Ora, i risultati di una nuova ricerca lanciano l’allarme su quanto questo fenomeno possa essere diffuso. Un gruppo di scienziati ha infatti analizzato 62 campioni di tessuto placentare, trovando microplastiche nel 100 per cento dei casi.

Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell’Università statunitense del New Mexico Health Sciences e pubblicato sulla rivista Toxicological Sciences. Ha rilevato microplastiche in tutti i campioni di placenta testati, con concentrazioni che vanno da 6,5 ​​a 790 microgrammi per grammo di tessuto. La sostanza rilevata più spesso è stata il polietilene, seguito da PVC e nylon.

Cosa sono le microplastiche?

Le microplastiche sono minuscole particelle di plastica che misurano generalmente meno di 5 millimetri di diametro. Queste particelle possono essere il risultato della frammentazione di oggetti più grandi di plastica, come bottiglie o sacchetti, oppure possono essere prodotte direttamente sotto forma di microsfere o granuli di plastica in numerose applicazioni industriali.

Finora, sono state trovate in un’ampia varietà di ambienti, dalle aree più profonde e remote degli oceani alle vette che credevamo incontaminate. Sempre più spesso, vengono rinvenute anche all’interno di esseri viventi e organismi umani: per esempio, di recente alcuni studi hanno confermato la loro presenza nel latte materno, nel tratto gastrointestinale, nel sangue e nei polmoni.

microplastiche acqua

Come entrano nel nostro organismo?

Le persone possono essere esposte alle microplastiche in numerosi modi. È alto il rischio di ingerirle attraverso cibo o acqua contaminati: diversi studi hanno trovato queste particelle nelle confezioni alimentari e nei prodotti ittici, per esempio. Di recente una ricerca ha denunciato che, in media, un litro di acqua in bottiglia contiene quasi un quarto di milione di pezzi di microplastiche e minuscole nanoplastiche invisibili.

Le microplastiche sono purtroppo diffuse anche in molti prodotti di uso comune, come cosmetici, detergenti, abbigliamento sintetico e giocattoli. Gli scienziati hanno confermato che, spesso, finiamo anche per inalarle: particelle di questo tipo possono infatti essere presenti nell’aria che respiriamo, specialmente in ambienti urbani o industriali.

Quanto dobbiamo preoccuparci per la nostra salute?

Gli impatti delle microplastiche sulla salute umana destano grande preoccupazione, ma al momento c’è ancora molta incertezza e sono oggetto di ricerca e studio. Le prime ricerche, tuttavia, suggeriscono il rischio di effetti negativi anche a lungo termine.

Matthew Campen, professore presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’UNM che ha guidato la ricerca, si è detto preoccupato. Tradizionalmente si presume che la plastica sia biologicamente inerte, ma alcune microplastiche sono così piccole da essere misurate in nanometri – un miliardesimo di metro – e sono in grado di attraversare le membrane cellulari, ha detto lo scienziato.
Campen ha affermato che la crescente concentrazione di microplastiche nei tessuti umani potrebbe spiegare l’aumento sconcertante di alcuni tipi di problemi di salute, come le malattie infiammatorie intestinali e il cancro al colon nelle persone sotto i 50 anni, nonché il calo del numero di spermatozoi.
«Se vedessimo effetti sulle placente, allora tutta la vita dei mammiferi su questo pianeta potrebbe esserne influenzata», ha detto.

E le prospettive per il futuro non sono buone, con un aumento della produzione mondiale di plastica che si profila di dimensioni gigantesche. «La situazione sta solo peggiorando, e la traiettoria è che raddoppierà ogni 10-15 anni», ha avvertito Campen. «Anche se dovessimo fermarlo oggi, nel 2050 nell’ambiente ci sarà una quantità di plastica tre volte superiore a quella attuale. E non lo fermeremo oggi».

Valeria Capettini

Laurea triennale in Lettere e magistrale in Comunicazione, dal 2021 sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Nel 2016 sono entrata a far parte della squadra di Meteo Expert: un'esperienza che mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di avvicinarmi al mondo della climatologia lavorando fianco a fianco con alcuni dei maggiori esperti italiani in questo settore. La crisi climatica avanza, con conseguenze estremamente gravi sull’economia, sui diritti e sulla vita stessa delle persone. Un'informazione corretta, approfondita e affidabile è più che mai necessaria.

Articoli correlati

Back to top button