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Il Ghiacciaio del Ventina è troppo consumato dalla crisi climatica: dopo 130 anni, interrotte le misure con il metodo tradizionale

L’arretramento del Ghiacciaio del Ventina degli ultimi anni è stato tale da rendere troppo difficoltose e rischiose le misure frontali tradizionali.  Dopo 130 anni, si esaurisce così la serie storica di rilievi più longeva della Lombardia.

Un tempo erano 327, oggi sono solo 203: 124 si sono estinti in soli 35 anni, cioè dal 1991. Sono i ghiacciai della Lombardia (https://www.servizioglaciologicolombardo.it/index.php), 203 sopravvissuti all’aggressione sempre più violenta del cambiamento climatico. Non godono di buona salute, naturalmente:  frammentati, anneriti, sempre più piccoli, sono tutti in grave sofferenza e il loro futuro è tutt’altro che roseo.

Per uno di loro, il Ghiacciaio del Ventina, il 2025 sarà ricordato come l’anno in cui si è interrotta la serie storica di misure tradizionali più longeva della Lombardia: 130 anni di rilievi della posizione del limite inferiore del corpo glaciale, la fronte, indispensabili per conoscere l’evoluzione del ghiacciaio in risposta alle variazioni del clima.  Il motivo è tristemente semplice: l’arretramento della fronte negli ultimi anni è stato tale da renderla irraggiungibile in sicurezza, e l’ultimo caposaldo di riferimento utile per poter effettuare le misure è stato sepolto dai detriti.

Ghiaccio-del-Ventina-2011-Wikipedia-Creative-Commons
Ghiaccio-del-Ventina-2011-Wikipedia-Creative-Commons

A rivelarlo è il Servizio Glaciologico Lombardo (https://www.servizioglaciologicolombardo.it/chi-siamo/), un’organizzazione di volontariato riconosciuta da Regione Lombardia e Club Alpino Italiano (CAI), che si occupa del monitoraggio dell’ambiente glaciale alpino. Fornisce i dati raccolti durante le campagne glaciologiche annuali al Comitato Glaciologico Italiano (CGI), di cui è membro, e al World Glacier Monitoring Service di Zurigo (WGMS).

La storia del Ghiacciaio del Ventina raccontata da oltre un secolo di dati

Il Ghiacciaio del Ventina è uno dei più estesi e significativi della Lombardia. E’ situato in alta Val Malenco, sopra il paese di Chiareggio (Sondrio), sul versante nord-est del Monte Disgrazia (3678 m). Pur non presentando dimensioni particolarmente rilevanti, costituisce un tipico esempio di ghiacciaio vallivo,  cioè di ghiacciaio che occupa il fondo della valle con una lingua ben sviluppata. E’ stato osservato e studiato sin dalla fine dell’800 e, insieme al Ghiacciaio dei Forni, può vantare la serie storica di misure frontali tradizionali più lunga della Regione.

La tecnica di rilevamento tradizionale prevede la misura, con un metro a nastro (bindella), della distanza tra la fronte glaciale e capisaldi fissati esternamente all’apparato glaciale, posizionati su massi di grandi dimensioni posti davanti alla fronte stessa.

Confronto-fotografico-del-Servizio-Glaciologico-Lombardo.-Il-Ghiaccio-del-Ventina-nel-2012-2018-e-2021
Confronto-fotografico-del-Servizio-Glaciologico-Lombardo.-Il-Ghiaccio-del-Ventina-nel-2012-2018-e-2021

Le misure così ottenute, utili per quantificare l’arretramento o l’avanzamento del ghiacciaio, da oltre un secolo vengono annualmente pubblicate sulla rivista del Comitato Glaciologico Italiano (Bollettino del Comitato Glaciologico Italiano dal 1914 al 1977, Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria dal 1978) e, a partire dal 1998, anche sulla rivista del Servizio Glaciologico Lombardo, Terra Glacialis.

Per il Ghiacciaio del Ventina, i dati più antichi risalgono alle osservazioni di Luigi Marson del 1895, ma solo nel terzo decennio del Novecento i rilevamenti sono diventati sistematici. E’ stato così possibile ricostruire e studiare il comportamento del ghiacciaio nel corso dell’ultimo secolo , ed evidenziare, ad esempio, il forte arretramento tra il 1964 e il 1966 (-302 metri), la decrescita del ritiro e la stasi avvenute tra il 1967 e il 1972, e l’avanzata (proprio così!) tra il 1973 e il 1983 (+100 metri in totale), l’ultimo momento di gloria di tutti i ghiacciai alpini prima della caduta libera degli ultimi decenni.

I bollettini ufficiali delle campagne glaciologiche recenti contengono dati allarmanti e dipingono un quadro di grande sofferenza del ghiacciaio: la fronte è arretrata di  quasi 500 metri in 10 anni (settembre  2015 – settembre 2024), di questi, 217 metri sono andati perduti nel solo 2022 (https://www.gfdq.glaciologia.it/index.php/GFDQ/article/view/3/1), uno degli anni con l’estate più calda di sempre, insieme al 2003. I dati preliminari del 2025, riferiti però al mese di agosto, quindi a stagione di fusione non ancora completata, parlano di una arretramento della fronte già di 100-120 metri.

 Dalla prima misurazione di Luigi Manson il 15 agosto 1895 ad oggi, la fronte del Ghiacciaio del Ventina è arretrata di quasi 2 chilometri.

15 agosto 2025, si chiude un’epoca: la crisi climatica pone fine ad una storia lunga 130 anni

Con un post sui social, il Servizio Glaciologico Lombardo (SGL) spiega che il continuo ritiro del Ghiacciaio del Ventina, eccezionale negli ultimi anni, ha drasticamente modificato la morfologia della fronte, attualmente formata in larga parte da placche di ghiaccio disgiunte dalla massa glaciale principale e sepolte da detriti. Una serie di recenti sopralluoghi effettuati dai volontari SGL ha permesso di constatare come l’ultimo caposaldo di misura in uso sia stato coperto dai detriti scivolati dalle placche di ghiaccio e come la fronte vera e propria si sia riposizionata sopra ad un salto roccioso, a circa 2500 metri di quota, rendendo l’accesso difficoltoso. L’accesso è inoltre ostacolato dalla forte portata del torrente alimentato dalla fusione del ghiacciaio, conseguenza delle altissime temperature registrate a cavallo di Ferragosto durante la quarta ondata di calore della stagione. La fronte non è dunque più raggiungibile in sicurezza e il caposaldo di riferimento indispensabile per misurare l’arretramento del ghiacciaio tra il 2024 e il 2025 è stato inghiottito dai detriti. Si interrompe così, per la prima volta dal 1895, la serie storica delle misure frontali tradizionali più lunga della Lombardia.

Misure-frontali-posizionamento-di-un-segnale-di-riferimento-in-prossimita-della-fronte-di-un-ghiacciaio.-Foto-Servizio-Glaciologico-Lombardo
Misure-frontali-posizionamento-di-un-segnale-di-riferimento-in-prossimita-della-fronte-di-un-ghiacciaio.-Foto-Servizio-Glaciologico-Lombardo

Camminando lungo il sentiero Glaciologico “Vittorio Sella” , creato nel 1992 dal Servizio Glaciologico Lombardo, è possibile immergersi nella storia di questo ghiacciaio, rivivendo le fasi del ritiro dalla metà dell’Ottocento fino al 2021, e toccando con mano le cicatrici lasciate dal cambiamento climatico su questo meraviglioso ambiente di alta montagna.

Il futuro del Ghiacciaio del Ventina

Si chiude un’epoca, ma se ne apre un’altra. Il monitoraggio del Ghiacciaio del Ventina non si ferma qui: a partire da quest’anno, le misure proseguiranno utilizzando tecnologie e metodologie moderne, come la fotogrammetria da drone e il telerilevamento, strumenti che permetteranno di effettuare rilievi accurati anche in situazioni complesse o pericolose.

Indipendentemente dai metodi di indagine, tradizionali o moderni, il futuro del Ghiacciaio del Ventina è in mano nostra: se riusciremo a mantenere il riscaldamento globale entro i 2°C rispetto al periodo preindustriale, a fine secolo questo apparato glaciale potrebbe aver conservato  almeno la metà del suo volume attuale. Diversamente, senza una consistente riduzione delle immissioni dei gas climalteranti, secondo le simulazioni modellistiche del Politecnico di Zurigo, il Ventina potrebbe perdere quasi tutto il suo volume, conservando solo una piccola porzione annidata in alta quota, sotto la vetta del Monte Disgrazia.

Verso-il-Ghiacciaio-del-Ventina-lungo-il-sentiero-glaciologico-Vittorio-Sella-Foto-Servizio-Glaciologico-Lombardo
Verso-il-Ghiacciaio-del-Ventina-lungo-il-sentiero-glaciologico-Vittorio-Sella-Foto-Servizio-Glaciologico-Lombardo

LAURA BERTOLANI

Laura Bertolani

Laureata in Scienze Naturali, nel 1997 è entrata a far parte del team di meteorologi di Meteo Expert. Fino al 2012, all’attività operativa ha affiancato attività di ricerca, occupandosi dell’analisi della performance dei modelli di previsione. Attualmente si dedica a quest’ultima attività, ampliata implementando un metodo di valutazione dell’abilità dei modelli a prevedere dodici configurazioni della circolazione atmosferica sull’Italia, identificate per mezzo di una rete neurale artificiale.

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