Arte e Natura: installazioni che ripuliscono oceani e città

L’arte è sempre stata un mezzo per esprimere emozioni, idee e riflessioni sul mondo. Ma oggi, in un contesto in cui i problemi ambientali sono sempre più evidenti e urgenti, l’arte sta assumendo anche un ruolo pratico. In molti casi non si limita più a rappresentare un tema, ma diventa parte attiva di una soluzione. Alcuni progetti artistici, infatti, stanno contribuendo concretamente alla protezione dell’ambiente, trasformandosi in strumenti che aiutano a pulire l’aria, raccogliere rifiuti, stimolare la biodiversità o rigenerare spazi degradati. Si tratta di opere che uniscono bellezza e funzionalità, e che nascono spesso dalla collaborazione tra artisti, ingegneri, architetti e ricercatori.
Un esempio molto chiaro è quello di WasteShark, un piccolo dispositivo galleggiante progettato da una startup olandese. A prima vista può sembrare un oggetto curioso o decorativo, ma in realtà ha una funzione ben precisa: raccoglie la plastica e i rifiuti galleggianti nei canali e nei porti delle città. Ha la forma di uno squalo, si muove
lentamente sull’acqua e può raccogliere fino a 500 chili di rifiuti al giorno, senza inquinare, perché funziona a energia elettrica. È stato adottato in diverse città europee, come Rotterdam e Amsterdam, e dimostra come la tecnologia e il design, messi al servizio dell’ambiente, possano dare risultati concreti.
Anche in ambito urbano ci sono esempi molto interessanti; in alcune città europee, come Berlino, Londra e Parigi, sono stati installati dei pannelli verticali chiamati CityTree, che sembrano strutture decorative, ma in realtà sono sistemi vegetali progettati per migliorare la qualità dell’aria. Queste installazioni, che occupano poco spazio, sono ricoperte di muschi e piante che assorbono le polveri sottili e producono ossigeno, svolgendo la stessa funzione di decine o centinaia di alberi. Sono state pensate per essere collocate nei punti più trafficati, dove non è possibile piantare nuovi alberi, e rappresentano una soluzione concreta e visibile al problema dello smog urbano.
Spostandoci in ambito marino, vale la pena citare il lavoro di Jason deCaires Taylor, uno scultore britannico che da anni realizza statue da collocare nei fondali di mari e oceani. Le sue opere non sono pensate solo per essere ammirate dai subacquei, ma hanno una funzione ambientale molto precisa: diventano barriere coralline artificiali, cioè strutture capaci di ospitare pesci, alghe, coralli e altre forme di vita marina. Questo aiuta a ricostruire gli ecosistemi danneggiati dalla pesca eccessiva, dal riscaldamento delle acque o dall’inquinamento. Le sue installazioni si trovano in diverse parti del mondo, tra cui Messico, Indonesia e Grenada, e sono state realizzate con materiali atossici e durevoli, adatti a integrarsi con l’ambiente marino.
In Italia, anche se con minore visibilità, stanno nascendo progetti simili. A Bologna ad esempio, alcuni spazi industriali dismessi sono stati recuperati attraverso interventi artistici che combinano piante, materiali riciclati e opere visive. In alcuni casi, come nei murales dell’artista Andreco, l’arte diventa anche un indicatore ambientale: alcune opere reagiscono all’inquinamento atmosferico, cambiando colore in base alla qualità dell’aria. Si tratta di
esempi che non solo riqualificano lo spazio urbano, ma sensibilizzano i cittadini rendendo visibili i cambiamenti ambientali che spesso passano inosservati.
Quello che accomuna tutti questi progetti è l’idea che l’arte possa contribuire in modo diretto alla sostenibilità. Non si tratta solo di esprimere un messaggio o un’opinione, ma di mettere in campo soluzioni concrete, applicabili, misurabili. In molti casi, queste opere sono finanziate da enti pubblici o da fondazioni private che credono nell’unione tra cultura e ambiente. Inoltre, attirano spesso l’attenzione dei media e dei cittadini, generando interesse e partecipazione.
In un momento storico in cui si parla molto di lotta al cambiamento climatico, è interessante osservare come anche il mondo dell’arte stia cercando di adattarsi, offrendo il proprio contributo in modo originale ma anche utile.
Redatto da Martina Hamdy