Oslo: prima capitale del mondo senza auto

Zero auto in centro entro il 2019: con questo clamoroso annuncio, circa 3 anni fa, l’amministrazione della capitale norvegese ha dato il via ad un complesso programma volto a scoraggiare in tutti i modi l’uso dell’auto privata. Innanzitutto ha eliminato circa 700 parcheggi, lasciando soltanto quelli per i disabili e alcune stazioni di ricarica per le auto elettriche; parallelamente ha introdotto un sistema di pedaggi, che diventano più salati per i veicoli più inquinanti.
Ormai quasi tutto il centro città è chiuso al traffico: le aree che fino a ieri erano colonizzate dalle auto, sono diventate giardini pubblici, piste ciclabili, piazze. Spazi di cui adulti e bambini si possono riappropriare, per vivere pienamente la propria città. Lo dimostra il fatto che, seppur con qualche inevitabile resistenza, l’accoglienza sia stata generalmente molto positiva: il progetto è arrivato a compimento quest’anno, ma ha alle spalle 4 anni di confronto con la popolazione.
“Credo sia importante riflettere sul tipo di città in cui vogliamo vivere. Sono sicura del fatto che, quando immaginano la propria città ideale, le persone non sognino aria inquinata, auto perennemente bloccate nel traffico o strade piene di veicoli parcheggiati”, commenta la vice sindaca per lo sviluppo urbano Hanne Marcussen.
Una transizione di questo calibro, per forza di cose, è possibile soltanto se entra in azione un sistema di trasporti pubblici capillare ed efficiente. L’amministrazione di Oslo aggiunge un tassello in più: l’elettrico. Nel 2028 tutti gli autobus saranno elettrici, nel 2023 i taxi e anche i traghetti, che oggi rappresentano il 10 % delle emissioni del territorio.
Nel centro, che ha un’estensione piuttosto limitata, il 90 % della popolazione vive al massimo a 300 metri di distanza da una fermata dei mezzi pubblici. Ne consegue che camminare, pedalare o salire a bordo di un autobus siano già soluzioni comode e funzionali. Poi ci sono le tre reti di car sharing, con 360 veicoli e 9.600 utenti, e i 205 chilometri di piste ciclabili (oltre ai 567 chilometri di sentieri e vie ciclopedonali).
Le uniche auto che sono le benvenute sono quelle elettriche e ibride plug-in: solo a Oslo ne circolano circa 35.000. Tra le auto nuove vendute nel biennio 2015-2016, 3 su 10 erano elettriche. Lo stato le sostiene non tanto a suon di incentivi monetari puri e semplici, ma attraverso un mix di agevolazioni: non pagano pedaggi né tasse di immatricolazione, l’acquisto e il noleggio sono esenti dall’Iva, possono circolare sulle corsie preferenziali e parcheggiare gratuitamente negli spazi comunali. Per dare l’esempio, anche l’amministrazione sta sostituendo il suo intero parco di 1.100 vetture.
In Norvegia, l’elettrico è un mercato di massa. Lo dimostra il fatto che tutte le principali case automobilistiche abbiano iniziato a proporre soltanto modelli elettrici, compresa Fca con la 500”.
La mobilità sostenibile è un pilastro imprescindibile del piano con cui Oslo promette di dimezzare le proprie emissioni di gas serra entro il 2020 e di azzerarle completamente entro il 2030.
Un approccio olistico e coraggioso che le è valso il titolo di Capitale verde d’Europa 2019. Ne fa parte anche il recupero degli spazi dismessi, trasformati in fattorie urbane in cui chiunque può trascorrere un paio d’ore a rastrellare o strappare erbacce. Oppure l’autostrada per le api, cioè una rete di giardini fioriti e strutture in legno dove gli insetti possono trovare cibo e riparo, nel cuore della città.
Come politica di adattamento ai cambiamenti climatici, che nella zona si manifestano prevalentemente sotto forma di piogge torrenziali e alluvioni, nell’ultimo decennio sono stati riaperti 8 fiumi (per un totale di 2,8 chilometri), che in precedenza erano stati interrati per fare spazio al cemento. E si lavora su altri 8, che si estendono su quasi 3 chilometri.
Se si dovesse trovare il simbolo di questa transizione green, la scelta ricadrebbe senza dubbio su Vulkan. Fino al 2005 era un ex-distretto industriale lungo il corso del fiume Akerselva, rimasto abbandonato per 50 lunghi anni. Poi è iniziato un intervento di recupero che l’ha trasformato nel quartiere più vivo della città, fatto di appartamenti, uffici, locali, scuole, hotel, centri culturali. C’è anche il grande mercato gastronomico di Mathallen, tappa fissa per i turisti e per gli chef alla ricerca di ispirazioni. I suoi tetti ospitano due enormi alveari in legno, progettati dallo studio di architettura Snøhetta.
Tutti questi edifici sono autosufficienti a livello energetico e hanno un bassissimo impatto ambientale, perché sono alimentati in parte dai pannelli solari e in parte da una centrale geotermica collocata a trecento metri di profondità. L’omonimo parcheggio, con le sue 102 colonnine, è la stazione di ricarica di veicoli elettrici più grande d’Europa.
Stiamo parlando di investimenti enormi, pubblici e privati, ma nascono da una consapevolezza: il futuro è questo.