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Informazione e ambiente, situazione italiana e prospettive future

Negli ultimi mesi, l'ambiente è tornato nel dibattito pubblico. Il mondo dell'informazione riuscirà ad accompagnare la transizione privilegiando contenuti ambientali, senza pensare all'intrattenimento mediatico?

L’informazione riveste una importante funzione pubblica, opera per i cittadini che devono avere consapevolezza della realtà per potersi formare compiutamente una propria opinione su ciò che accade nel mondo e che, di conseguenza, li riguarda. L’informazione è un diritto, come affermato anche nella risoluzione dell’Assemblea del Consiglio d’Europa n. 1003 del 1.07.1993: “l’informazione costituisce un diritto fondamentale che spetta ai cittadini”.

Anche l’esercizio del giornalismo comporta diritti e doveri, libertà e responsabilità, codificati in quel settore dell’ordinamento giuridico denominato diritto dell’informazione. Il diritto assume un ruolo fondamentale per garantire la libertà di espressione e, in definitiva, la democrazia.

Sulla base di questa premessa, capiamo subito perché la pandemia da Covid-19 sia stata al centro dell’attenzione dei principali media italiani, in quanto evento sistemico che ha condizionato le vite di tutti i cittadini, su scala globale e trasversale a tutti gli aspetti della vita di un individuo (salute, lavoro, relazioni sociali, mobilità, eccetera). 

Esattamente un anno fa, pubblicavamo un articolo di bilancio e riflessione in visita dell’inizio del 2020 “Il 2019 nei fatti, ci dice che per il 2020 non abbiamo scuse”: Il nuovo anno infatti, si profilava come l’anno dell’azione e della centralità delle tematiche legate all’ambiente e alla sostenibilità, il Green New Deal, l’enciclica di Papa Francesco, i movimenti giovanili legati alle sensibilità ambientali e la crescente consapevolezza dell’importanza della sfera ambientale da parte dell’opinione pubblica.

A partire dal mese di marzo però, come tutti sappiamo, le energie e le attenzioni si sono focalizzate sulla pandemia da Covid-19 che ha travolto e sconvolto le società di tutto il mondo. Quanto e come la tematica Coronavirus abbia accentrato l’attenzione dei media italiani, condizionando di conseguenza gli spazi per le  tematiche tradizionalmente trattate dai media (tra cui anche quelle legate all’ambiente), ce lo dice il Rapporto Eco-Media 2020, presentato quest’oggi con un panel ricco di interventi.

In apertura, è intervenuto Massimiliano Pontillo, Direttore Rapporto Eco-Media, ricordando come “la società italiana ha preso coscienza dei problemi che abbiamo di fronte, e domanda interventi urgenti che operino per una giusta transizione ecologica. In questo scenario l’informazione ha un ruolo molto importante, anche di acceleratore, per centrare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile”.

Dal Rapporto Eco-Media 2020 è chiaramente emerso come la pandemia abbia monopolizzato l’attenzione delle emittenti tv e delle testate giornalistiche web, arrivando a percentuali pari all’85% dello spazio disponibile.

Per l’elaborazione del rapporto, sono state selezionate dieci parole chiave di cui nove affini alle tematiche ambientali e una decima relativa a “Covid-19/Coronavirus”. Il periodo in esame va dal 25 maggio al 24 settembre, all’interno del quale sono state individuate e valutate 18 giornate, a partire da lunedì 25 maggio. Da lì, a seguire, si sono analizzati gli altri giorni (uno a settimana) per il periodo successivo (martedì per la seconda settimana, mercoledì per la terza e così via).

Per l’analisi dei telegiornali, sono state annotate le parole chiave individuate ed è stato analizzato in quale settore venissero trattate (politica, economia, salute, cultura-spettacolo-sport). Il divario quantitativo degli argomenti trattati tra le tematiche relative alla pandemia e quelle relative all’ambiente è stato netta: le parole chiave relative all’ambiente in rapporto a quella “Covid-19/Coronavirus” è nettamente inferiore, 106 a rispetto a 718. Nell’arco di tempo indagato dalla ricerca, la parola “Covid-19/Coronavirus” è comparsa in tutte rilevazioni, con valori assoluti molto alti e un picco il 25 maggio in cui la parola chiave è stata registrata 58 volte.

Il Tg1 ha mandato in onda almeno un servizio a sera relativo all’ambiente, dimostrandosi più sensibile all’ecologia, al verde e alla crisi climatica. Le testate locali hanno dimostrato maggiore attenzione. Il Tg di Tele 2000, emittente urbinate, ha registrato il 29% delle parole chiave relative all’ambiente.

Per il web, nonostante sia impossibile ottenere una visione d’insieme precisa sulla copertura online dei siti analizzati, su un totale complessivo di 6.165 notizie, l’ambiente è stato trattato per il 18%, il Covid-19 per l’82%.

Il Corriere della Sera, con una percentuale pari al 29% degli articoli, ha presentato almeno una parola chiave relativa all’ambiente attestandosi così sopra alla media rilevata. Altri giornali e telegiornali si sono dimostrati sensibili all’ambiente ma solo affrontato all’interno di un’altra tematica dominante, come Il Sole24Ore con l’economia e il Tg3 con la politica.

A commento di questi dati, è intervenuta anche Stefania Divertito Portavoce Ministro dell’Ambiente, annunciando un intervento più massiccio da parte del Ministero dell’Ambiente sulla sfera della comunicazione ambientale previsto per il 2021. Il metodo si avvarrà di tutti i linguaggi possibili (cinema, teatro, arti performative, etc.) e porrà all’attenzione dei cittadini tutte le importanti iniziative in programma, quali la Youth for Climate che si svolgerà proprio a Milano, nel 2021.

Questi risultati aprono ad una ampia riflessione: è chiaro che l’attenzione dell’informazione, considerate anche le premesse iniziali della funzione dell’informazione stessa, si sia quasi fisiologicamente concentrata di più sull’emergenza sanitaria, ma quanto si può considerare penalizzante il fatto che siano state trattate solo marginalmente e sporadicamente relazioni quali: Covid-19 e resilienza, Covid-19 e salute ed entrambe anche in relazione all’ambiente?

Si può vivere sani in un mondo malato? Assolutamente no.

Walter Ganapini, Membro onorario Comitato Scientifico Agenzia Europea per l’Ambiente

Rispetto a questa riflessione, Roberto Morabito Direttore del dipartimento Sostenibilità Enea, ha sottolineato da un lato l’importanza di trattare le tematiche relative alla relazione tra Covid-19, Salute e Ambiente, dall’altro la primaria necessità di veicolare solo informazioni corrette, attendibili e verificate.

Il dott. Morabito ha portato come esempio, una tematica che abbiamo ampiamente affrontato anche su questa testata, ovvero la pericolosità di diffondere dati e notizie presentandole come evidenze scientifiche quando in realtà non lo sono. Sul tema: Inquinamento trasporta Coronavirus, non c’è proprio niente di ufficiale.

Diffidiamo da chi fornisce risposte semplici a problemi complessi

Roberto Morabito Direttore del dipartimento Sostenibilità Enea

Sempre su questo filone, è intervenuta anche la climatologa Serena Giacomin, ponendo una importante riflessione rispetto alla comunicazione del cambiamento climatico e alla necessità di costruire una nuova narrazione orientata all’azione. Il cambiamento climatico viene spesso percepito come un irrisolvibile problema globale che genera solamente un sentimento di impotenza, che porta all’apatia e talvolta anche al negazionismo. Raccontare il cambiamento e contemporaneamente gli strumenti che abbiamo già a disposizione per gestirlo e guidarlo, sia come individui che come società, è un primo passo di coinvolgimento costruttivo per indirizzare le scelte, anche dei singoli, verso tutte quelle azioni di mitigazione e adattamento alla crisi climatica.

Una parte molto significativa dell’attenzione alla pandemia, ha riguardato la scelte dei decisori politici. Ogni relatore, ha infatti evidenziato come la sostenibilità sia la rotta da seguire in ciascuna nostra azione e che è indubbiamente necessario un cambio generale di paradigma. Il Rapporto Eco-Media 2020, ha evidenziato come l’ambiente, negli ultimi mesi, sia tornato in auge proprio in relazione alla sfera politica ed economica: per il 72% degli italiani il Next Generation EU è fondamentale per un rilancio dello sviluppo in chiave sostenibile.

E proprio in questo contesto, il ruolo dell’informazione, dei giornalisti e dei divulgatori scientifici, è e sarà centrale per affrontare le sfide di oggi e di domani, quali la pandemia e la transizione verso un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile.

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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