Inquinamento

Inquinamento trasporta Coronavirus, non c’è proprio niente di ufficiale

Se vogliamo basare le scelte future della nostra società sulla scienza dobbiamo iniziare a saper distinguere uno studio scientifico validato, da risultati preliminari di una ricerca in corso

Nella giornata del 24 aprile, è stato diffuso un mal interpretabile comunicato stampa della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) sulla “Presenza di Coronavirus sul particolato atmosferico: possibile “indicatore” precoce di future recidive dell’epidemia da COVID-19”.

Immediatamente dopo la diffusione di questo comunicato, sono stati pubblicati articoli con titoli che proclamavano l’ufficialità della relazione tra inquinamento atmosferico e diffusione del Covid-19, creando un grave divario tra quanto effettivamente contenuto nel comunicato stampa e quanto potenzialmente appreso dai lettori.

Lo studio della SIMA parla prematuramente di prime evidenze relative alla presenza di tracce del Coronavirus (RNA) sul particolato nelle analisi eseguite su 34 campioni di PM10 in aria ambiente di siti industriali della provincia di Bergamo, raccolti con due diversi campionatori d’aria per un periodo continuativo di 3 settimane, dal 21 febbraio al 13 marzo. 

Il comunicato stampa precisa che “La prova che l’RNA del SARS-CoV-2 può essere presente sul particolato in aria non attesta ancora con certezza definitiva che vi sia una terza via di contagio“ e ancora “Sono in corso ulteriori studi di conferma di queste prime prove sulla possibilità di considerare il PM come ‘carrier’ di nuclei contenenti goccioline virali, ricerche che dovranno spingersi fino a valutare la vitalità e soprattutto la virulenza del SARS-CoV-2 adeso al particolato.” 

Anche chi è a digiuno di medicina, di epidemiologia o di qualsiasi altra disciplina scientifica può dedurre che da “non attesta ancora con certezza definitiva” e “sono in corso ulteriori studi di conferma” ad “è ufficiale” c’è un cortocircuito.

E’ doveroso precisare che lo studio è un Preprint, quindi non è ancora stato accettato per la pubblicazione ufficiale che avverrà solo previa validazione da parte della comunità scientifica secondo le regole della revisione paritaria. Questo non è un dettaglio, bensì una caratteristica fondamentale del contenuto che si sta scegliendo di diffondere. Il comunicato diffuso incautamente dalla SIMA però precisa solamente che questi primi risultati arrivano “A poco più di un mese dalla pubblicazione di un PositionPaper sulla “Valutazione della potenziale relazione tra l’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione dell’epidemia da COVID-19”.

Come avevamo evidenziato nell’articolo “Coronavirus, l’inquinamento ha favorito il contagio? La discussione scientifica è ancora aperta”la diffusione di informazioni non ancora comprovate ed espresse con termini non appropriati, ha un potenziale dannoso; in questa situazione di grave emergenza sanitaria in cui riversa la popolazione, una comunicazione scorretta potrebbe portare all’innesco di comportamenti controproducenti da parte dei cittadini. Credere che l’inquinamento sia “l’autostrada per i contagi” potrebbe suggerire di non aprire più le finestre per il timore che il virus entri in casa e questo atteggiamento può rivelarsi controproducente laddove il ricambio d’aria dei locali sarebbe invece necessario, nonché suggerito dalle istituzioni.

Di recente Italian Climate Network ha pubblicato un editoriale dal titolo “ll Coronavirus miete un’altra vittima eccellente: la comunicazione scientifica” sulla rubrica de IlFattoQuotidiano contenente i principali errori dei comunicatori. In futuro, evitare questi errori, aiuterà a costruire una comunicazione scientifica di qualità utile anche ad affrontare la crisi climatica in modo efficace. 

Le nostre scelte, attuali e future, devono basarsi su evidenze scientifiche per poter avere la possibilità di costruire una società sostenibile. La comunicazione ha una grande responsabilità e saper riconoscere cosa diffondiamo e in che modo scegliamo di farlo, porterà i lettori ad acquisire le conoscenze utili per accettare e partecipare attivamente alle transazioni e i cambiamenti. 

Infine, tra Quello che sappiamo (o NON sappiamo!) su Coronavirus e diffusione nell’aria c’è qualcosa che è stato fortunatamente riportato in modo chiaro e corretto nel comunicato stampa della SIMA, ovvero che l’esposizione ad aerosol inquinanti – ad esempio PM10 e il PM2,5 – ci sta rendendo tutti più vulnerabili, peggiorando le conseguenze una volta contratto virus. Che l’inquinamento faccia male, questo sì, è ufficiale!

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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