Clima e polline: la primavera 2025 mette a dura prova anche chi non soffre di allergie
In aumento i casi di sintomi anche tra chi non ha mai avuto problemi di allergia al polline: il cambiamento climatico allunga e intensifica la stagione

Con il clima che cambia, la stagione del polline diventa più lunga e intensa. In aumento le reazioni allergiche in tutta Europa, anche tra chi non era mai stato colpito. I dati Copernicus confermano, anche sotto l’aspetto delle allergie, quanto sia stretto il legame tra cambiamento climatico, qualità dell’aria e salute.
In primavera è normale che i pollini aumentino, ma quest’anno l’aumento ha superato ogni aspettativa. Secondo il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), tra il 19 e il 23 maggio 2025 l’Europa ha registrato livelli di polline tra i più alti degli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda il polline di betulla nel nord-est del continente e quello di graminacee e ulivo nel sud. In Finlandia, le concentrazioni giornaliere di polline di betulla hanno superato gli 800 granuli/m³, un valore estremo che ha provocato sintomi anche tra persone senza diagnosi allergiche.

L’evento, previsto con precisione dalle elaborazioni CAMS in collaborazione con il progetto TRIGGER, ha avuto un impatto diffuso e ha acceso i riflettori su una realtà sempre più evidente: il cambiamento del clima sta modificando profondamente i cicli del polline, aumentando la durata e l’intensità della stagione allergica.
«La severità e l’estensione del fenomeno di quest’anno mostrano quanto sia fondamentale un monitoraggio atmosferico continuo» – ha commentato Laurence Rouil, direttrice del CAMS – «per capire l’evoluzione del polline e ridurre gli impatti sulla salute pubblica».
Clima e polline: una relazione sempre più stretta
Con il clima che cambia le fioriture arrivano in anticipo, e la stagione del polline diventa più lunga aumentando l’esposizione e la sensibilità delle persone, anche quelle che non soffrono di allergia.
E le persone che ne soffrono sono sempre di più. Secondo l’OMS, oggi il 25% degli adulti europei soffre di allergie respiratorie. Nei bambini la quota sale fino al 40%. Le proiezioni stimano che entro il 2050 metà della popolazione europea potrebbe sviluppare allergie, complici anche la cattiva qualità dell’aria e l’aumento di specie invasive.
Pollini più aggressivi, più persistenti, con conseguenze anche per chi non è mai stato allergico: è l’effetto combinato tra clima che cambia, fioriture precoci, inquinamento atmosferico e, sempre più spesso, anche incendi boschivi.
NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.