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Ultima Generazione, cosa significa essere solidali o meno con l’azione sul Senato

Il 2 gennaio alle 7:50 il Palazzo del Senato della Repubblica è stato imbrattato di vernice arancione lavabile da alcuni cittadini e cittadine che aderiscono ad Ultima Generazione, una campagna italiana di disobbedienza civile nonviolenta che manifesta con azioni contro la crisi climatica.

Quando parliamo delle loro “azioni nonviolente contro la crisi climatica”, intendiamo azioni di protesta che vanno dagli scioperi della fame, ai blocchi delle strade e dei binari del treno, al lancio di vernice lavabile in luoghi e oggetti con valori simbolici. Manifestazioni che riportano l’attenzione verso una crisi climatica ed ecologica che si manifesta con forza ogni giorno e che chiedono che si agisca per contrastarla ogni giorno e con altrettanta forza. 

Mentre la vernice lavabile arancione macchiava il Palazzo del Senato, noi, visti dall’alto eravamo così come mostra questa mappa. Una situazione inedita, mai accaduta prima. L’Europa, in pieno inverno, coinvolta da afflussi di aria calda che solitamente si verificano in estate, con temperature tipiche di maggio o giugno. Un’Europa imbrattata dall’inazione climatica, imbrattata con una vernice non lavabile chiamata crisi. 

Nonostante a Capodanno l’Europa sia stata calda come in estate e il 2022 sia stato dichiarato anno più caldo dal 1800 per l’Italia, la narrazione prevalente – ma fortunatamente non l’unica – per queste festività è stata quella di: vacanze in spiaggia con la possibilità di fare anche il bagno e preoccupazione per gli impianti sciistici e per le vacanze senza neve. 

Questa narrazione, miope e accecante come l’oro dei galloni, è stata interrotta dal racconto dell’azione sul Palazzo del Senato. L’azione di Ultima Generazione  ha generato immediatamente centinaia di reazioni del mondo delle istituzioni e della politica, dei giornali e dell’opinione pubblica. Ciò che si è detto e si è fatto in seguito, ci ha mostrato molte più cose del solito, non solo sull’estrema preoccupazione di alcune parti della popolazione per la salute del Pianeta ma anche sui nostri rappresentanti politici e sulla nostra democrazia. 

Art. 635. Codice penale – Danneggiamento.

Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui con violenza alla persona o con minaccia ovvero in occasione del delitto previsto dall’articolo 331, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.

Art. 639. Codice penale – Deturpamento e imbrattamento di cose altrui

Chiunque, fuori dei casi preveduti dall’articolo 635, deturpa o imbratta cose mobili altrui è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a euro 103 (1)(2). Se il fatto è commesso su beni immobili o su mezzi di trasporto pubblici o privati, si applica la pena della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 300 a 1.000 euro. [Se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico, si applica la pena della reclusione da tre mesi a un anno e della multa da 1.000 a 3.000 euro] (3). Nei casi di recidiva per le ipotesi di cui al secondo comma si applica la pena della reclusione da tre mesi a due anni e della multa fino a 10.000 euro (4). Nei casi previsti dal secondo comma si procede d’ufficio (5).

In cosa è consistita l’azione di Ultima Generazione 

Come riportano gli stessi portavoce di Ultima Generazione: le cinque persone accusate dellimbrattamento sono rimaste sul posto in attesa dellintervento delle forze dellordine, nel pieno rispetto dei principi della nonviolenza, e sono state portate in questura per lidentificazione. Alle 16 un familiare di una di loro è stato avvertito telefonicamente da un funzionario di Polizia che si era proceduto allarresto di tre di loro e che domani mattina è prevista ludienza di convalida. Lavvocata, nominata alle 16:30, è stata contattata dalla questura.

I cinque attivisti sono stati trattenuti nella Questura di Roma fino alla tarda serata. Solo due ragazze di 20 anni sono state rilasciate alle 21:45 ma senza i propri telefoni cellulari, sequestrati pur non essendo stati utilizzati per compiere alcun reato. I tre cittadini che hanno passato la notte in custodia oggi sono stati liberati e per tutte le persone coinvolte il processo proseguirà il 12 maggio al Tribunale di Roma, che nel mentre non ha applicato misure cautelari.

Ricapitolando l’accaduto 

Cinque persone si recano davanti a Palazzo Madama in un’orario non d’ufficio – quindi con il Palazzo ancora sostanzialmente vuoto – , tre imbrattano con vernice lavabile un palazzo di interesse storico artistico – mettendo presumibilmente in conto di essere successivamente accusate di imbrattamento di cose altrui e di dover scontare la relativa pena -. Queste tre persone vengono accusate non di imbrattamento a cose altrui ma di danneggiamento aggravato, reato che ha delle pene decisamente più severe. Il processo è stato fissato al 12 maggio 2023. Il PM fa richiesta che fino al 12 maggio le tre persone siano sotto misure cautelari (es: l’obbligo di dimora), ma la richiesta non viene convalidata. La difesa chiede di derubricare l’accusa a imbruttimento, ma la richiesta viene respinta dal giudice. 

Come è stata possibile l’aggravante dell’accusa? 

Ha risposto prontamente Matteo Salvini con un post su Facebook in cui scrive che l’arresto di tre attivisti per il clima che il 2 gennaio hanno imbrattato il Senato è avvenuto grazie «ad una modifica del codice penale introdotta dai decreti sicurezza bis». L’aggravante del reato di danneggiamento, introdotta dal decreto “Sicurezza bis”, ha aumentato la pena prevista a un massimo di cinque anni nel caso in cui il reato sia commesso durante una manifestazione pubblica. Prima dell’aggravante, la pena prevista dal “semplice” danneggiamento non avrebbe permesso l’arresto. Inoltre l’arresto è stato possibile perché il reato ipotizzato è appunto il danneggiamento, che prevede danni permanenti, e non l’imbrattamento, che invece sanziona anche danni riparabili facilmente (come nel caso di una vernice lavabile, ndr).

Foto: Ultima Generazione

Non è la prima volta che ci si orienta verso misure molto restrittive nei confronti di attivisti di Ultima Generazione. La questura di Pavia ha recentemente chiesto che venga applicato il  codice antimafia per Simone Ficicchia, un attivista ambientalista di Ultima Generazione che ha preso parte a diverse azioni sempre nonviolente.  Simone ha ricevuto in tutto una trentina di denunce e molti “fogli di via”, cioè il divieto di andare in una città o in un luogo, «Le nostre azioni si basano sulla nonviolenza» ha detto Simone, «Siamo stati trattenuti più volte dalla polizia e abbiamo ricevuto un trattamento proporzionato rispetto alle nostre azioni. Non ci sono mai stati scontri con le forze dell’ordine». Nelle 70 pagine del decreto con cui è stata richiesta la sorveglianza per un anno, la questura descrive Ficicchia come un «soggetto socialmente pericoloso» in quanto «denunciato e condannato più volte».

A questo punto avrei quattro domande per chi condanna ed aggrava le accuse, posto che la crisi climatica è di fatto una minaccia per la salute e la vita dei cittadini:

  1. Quale condanna c’è per chi ha scelto il petrolio, le trivelle, l’asfalto in tutti questi anni in cui la scienza chiedeva manutenzione del territorio, energie rinnovabili, tagli delle emissioni?
  2. Quante volte bisogna denunciare l’inazione climatica perché possa considerarsi una violenza recidiva?
  3. Quale aggravante c’è per ogni anno in cui le azioni di contrasto alla crisi climatica risultano insufficienti?
  4. Quale aggravante c’è per ogni alluvione, per ogni ondata di caldo, per ogni periodo di siccità che spegne case, lavoro e vite delle persone? 

Certo, non siamo ingenui, sappiamo bene che la transizione è una questione complessa alla quale non è possibile rispondere in breve tempo e con soluzioni semplici. Ma qui la questione è un’altra: il fatto che dei ragazzi con meno di trent’anni accettino di affrontare pene e udienze perché sono preoccupati per un problema collettivo a tal punto da macchiarsi con questi procedimenti (che non sono lavabili come la vernice sul Senato), è un tema altrettanto urgente complesso di cui, nessuno con il potere di farlo, si sta realmente occupando. Nessun piano, nessuna risposta che dica: tranquilli, al vostro futuro ci stiamo pensando oggi.

Simone ha 20 anni. I ragazzi che hanno imbrattato il Senato con vernice lavabile si chiamano Laura, Davide e Alessandro e hanno rispettivamente 26, 23 e 21 anni. Nel discorso di fine anno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto: guardiamo al domani con uno sguardo nuovo. Guardiamo al domani con gli occhi dei giovani. Guardiamo i loro volti, raccogliamo le loro speranze. Facciamole nostre.

Gli occhi di questi ragazzi ci stanno dicendo che non si sentono al sicuro e lo stanno dicendo a chi approva anche i decreti Sicurezza. Stanno dicendo non proteggerci da chi arriva dal Mediterraneo, ma di proteggici da un Mar Mediterraneo che bolle ogni anno di più. 

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha condannato il gesto “oltraggioso e incompatibile con qualsiasi civile protesta“, di puro teppismo ha parlato il Presidente del Senato La Russa: “quattro ragazzotti che pretendono di cambiare il mondo lanciando un po’ di vernice”. 

Le loro speranze per oggi le raccogliamo noi, giornalisti, scienziati e ricercatori, esprimendo solidarietà per una preoccupazione che da anni noi continuiamo a raccontare con fatti e dati. Essere solidali con loro oggi significa riconoscere che è vero che la vernice sui palazzi non risolve la crisi climatica, ma non lo fanno di certo  neanche il silenzio e l’illusione che vada tutto bene. 

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Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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