Cop28

COP28 al via: i nodi cruciali dei difficili negoziati sul clima

Dal 30 novembre la Conferenza delle Parti: a presiederla il sultano Ahmed Al Jaber

Prende il via il 30 novembre a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, COP28, la 28esima conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Dopo gli appuntamenti di Glasgow e Sharm-el Sheik, i temi principali della COP28 saranno ancora una volta la riduzione dei combustibili fossili e l’istituzione di un fondo per compensare i paesi più colpiti dal cambiamento climatico per danni e perdite.

In base alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) del 1992, ogni Paese è vincolato  a “evitare cambiamenti climatici pericolosi” e a trovare il modo di ridurre le emissioni di gas serra a livello globale in modo equo.

COP è l’acronimo di Conference of the Parties (Conferenza delle Parti) nell’ambito dell’UNFCCC, e le riunioni annuali hanno visto momenti efficaci come l’accordo di Parigi nel 2015) o disastrosi (Copenaghen nel 2009). Il presidente della COP28 è il sultano  Ahmed Al Jaber, ministro dell’Industria degli Emirati Arabi Uniti ma soprattutto amministratore delegato della compagnia petrolifera di Stato nella nazione mediorientale, la Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc). Questa scelta ha suscitato molte perplessità.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si è recato in visita in Antartide pochi giorni fa per lanciare un appello in vista della COP28: “È profondamente scioccante trovarsi sul ghiaccio dell’Antartide e sentire direttamente dagli scienziati quanto velocemente il ghiaccio si sta sciogliendo. La causa è chiara: l’inquinamento da combustibili fossili. I leader mondiali non devono lasciare che le speranze delle persone in tutto il mondo per un pianeta sostenibile si dissolvano”.

Eliminazione dei combustibili fossili

L’ultimo rapporto IPCC ha posto sotto gli occhi del mondo la necessità di eliminare l’utilizzo dei combustibili fossili per raggiungere l’obiettivo concordato a Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Tuttavia, per rimanere entro 1,5°C, il mondo deve non solo raggiungere lo zero netto entro il 2050 circa, ma anche dimezzare le emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 2010, in questo decennio.

L’UE è favorevole a un accordo per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, l’India ha fatto marcia indietro rispetto alla sua posizione alla COP27 e la Cina ha dichiarato che non è realistico. Anche i membri della Coalizione per le alte ambizioni, tra cui Danimarca, Cile, UE, Spagna e Isole Marshall, sono favorevoli.

Un risultato ad alta ambizione comporterebbe l’accordo tra i Paesi per il raggiungimento di obiettivi percentuali di riduzione della domanda e dell’offerta di petrolio e gas, con una riduzione minima del 15% entro il 2030 e del 65% entro il 2050, nonché l’impegno a porre fine alla nuova produzione ed esplorazione e a porre fine ai sussidi.

Loss and damage

Lo scorso anno si raggiunse un accordo sull’istituzione di fondo globale sul Loss and Damage, un fondo che possa aiutare i Paesi più poveri e più vulnerabili a far fronte ai disastri provocati dalla crisi climatica e dall’inquinamento dei Paesi ricchi, responsabili delle emissioni e del riscaldamento globale.

Le perdite e i danni sono stati a lungo una questione spinosa per le COP, ma l’anno scorso i Paesi più sviluppati hanno finalmente concordato sulla possibilità di istituire questo fondo per erogare denaro ai Paesi più poveri e vulnerabili quando vengono colpiti da disastri climatici. L’accordo in Egitto è stato però solo il primo passo: alla COP28, i Paesi dovranno trovare il modo di trasformare il fondo da idea a realtà.

Il risultato atteso alla COP28 in materia di perdite e danni è l'”operatività” del fondo. Secondo l’accordo raggiunto a novembre scorso, il Fondo destinato a riparare i danni climatici sarà amministrato inizialmente dalla Banca Mondiale e attingerà da varie fonti di finanziamento, compresi i grandi Paesi in via di sviluppo, gli Stati Uniti, l’Unione Europea e il Regno Unito. Non è stato fissato un obiettivo preciso per quanto denaro il fondo distribuirà, ma secondo le stime i Paesi più colpiti dalla crisi climatica avranno bisogno di centinaia di migliaia di dollari nel giro di pochi anni. Potremmo assistere a impegni da parte dell’UE, della Danimarca e degli Emirati Arabi Uniti. Alcuni Paesi potrebbero presentare impegni solo dopo che il fondo sarà stato istituito come entità. John Kerry ha dichiarato che gli Stati Uniti “si impegneranno per diversi milioni di dollari”.

Alex Scott, responsabile del programma E3G per la diplomazia climatica e la geopolitica, ha dichiarato:
“Abbiamo la possibilità concreta di concordare nuovi obiettivi globali per l’eliminazione graduale dell’energia fossile sporca e l’aumento delle energie rinnovabili, di impegnare i Paesi ad accelerare i tagli alle emissioni nelle loro prossime politiche climatiche nazionali previste per il 2025, di stabilire un quadro di riferimento per governare meglio gli sforzi di adattamento attualmente frammentati e di concordare di mobilitare le dimensioni dei finanziamenti necessari, sostenendo le proposte di trasformazione delle istituzioni finanziarie globali per farlo e di istituire e riempire un nuovo fondo per le perdite e i danni climatici”.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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