Scenari climatici: la guida verso un futuro più sicuro per le aziende e le nazioni. Parte 1 – Cosa sono
Gli scenari climatici sono fondamentali per la definizione delle politiche aziendali, nazionali e sovranazionali
Uno scenario climatico rappresenta una possibile strada di sviluppo futuro, dal punto di vista economico o ambientale. Non si tratta di previsioni precise, ma piuttosto di proiezioni mirate a sottolineare particolari elementi e meccanismi che possono essere centrali nel determinare il risultato finale di un determinato percorso di sviluppo, così da guidare l’azione in modo tale che produca il risultato voluto. Gli scenari climatici coprono infatti un range temporale molto esteso, fino ad 80 anni, tale da rendere il numero di variabili e meccanismi in gioco estremamente elevato.
La Task Force on Climate Related Financial Disclosures, parte del Financial Stability Board, ha pubblicato una guida agli scenari climatici per le aziende che vogliano utilizzarli nella definizione delle loro strategie future: The Use of Scenario Analysis in Disclosure of Climate-Related Risks and Opportunities.
Gli scenari climatici si dividono in due tipi: gli scenari di transizione e gli scenari fisici.
Gli scenari climatici di transizione
Cosa sono
Questi scenari costruiscono delle traiettorie di sviluppo del sistema economico o energetico che producano un determinato livello di emissioni di gas climalteranti – i gas serra. Il loro scopo è informare autorità e politici su come le proprie decisioni o i possibili avanzamenti tecnologici nel campo energetico e di riduzione delle emissioni influenzeranno l’andamento economico e i mercati dell’energia. Gli scenari costituiscono cioè il risultato di simulazioni del sistema economico ed energetico dipendenti da una serie di assunzioni. Il confronto fra i risultati di simulazioni forzate da assunzioni differenti permette di capire come tali risultati siano influenzati dalle assunzioni stesse: la transizione verso un’economia sostenibile può essere più o meno veloce a seconda del rate di sviluppo e diffusione di nuove tecnologie, dei tempi di adozione di nuove regolamentazioni, delle tipologie di regolamentazioni, della distribuzione delle diverse fonti energetiche, dei livelli di popolazione, della crescita economica, dei valori sociali. Il confronto dei risultati dei modelli, cioè dei diversi scenari, ha proprio lo scopo di indagare come i fattori elencati influiscano su sviluppo ed emissioni futuri.
Quali sono
Scenari IEA
Gli scenari di transizione più utilizzati sono quelli dell’IEA (International Energy Agency), che prendono in considerazione l’intera catena dell’energia, ma non i settori che non presuppongono l’utilizzo di combustibili (ad esempio l’uso del suolo piuttosto che la deforestazione).
Alcuni scenari IEA sono costruiti per mostrare quale sia l’evoluzione economica conseguente dalle leggi e regolamentazioni odierne (Current Policies Scenario – crescita della temperatura prevista al 2100: 6°C) o anche da quelle proposte ma non ancora totalmente in essere (Stated Policies Scenario – 4°C). Altri, invece, di cui i precedenti costituiscono un termine di paragone, hanno l’obiettivo di mostrare gli sviluppi nel mercato dell’energia necessari – e quindi le regolamentazioni necessarie – per raggiungere determinati obiettivi di contenimento del riscaldamento globale (es. Sustainable development scenario – 1.8°C). Questi ultimi scenari rispondono a domande come: cosa dovrebbero fare i legislatori? Quali tecnologie devono essere incentivate? Come devono essere orientati l’innovazione, la ricerca e gli investimenti? Come possiamo bilanciare la domanda crescente di energia con gli obiettivi di riduzione delle emissioni?
Scenari a 2°C
Altri tipi di scenari di transizione sono i cosiddetti 2°C scenarios che indicano l’andamento delle emissioni di gas serra necessario e i percorsi di sviluppo necessari ai vari settori economici per raggiungere l’obiettivo degli accordi di Parigi: il contenimento del riscaldamento globale entro 2°C rispetto al periodo preindustriale. Fra questi si hanno, ad esempio, l’International Renewable Energy Agency (IRENA) REmap, un piano per il raddoppio della quota di rinnovabili nella produzione di energia mondiale entro il 2030, e il Deep Decarbonization Pathways Project (DDPP), che traccia il contributo necessario all’obiettivo di 2°C per ogni settore economico e per ogni paese partecipante.
Gli scenari climatici fisici
Questi scenari sono i risultati dei modelli climatici, i modelli di circolazione generale, che calcolano gli effetti sul clima delle variazioni delle concentrazioni atmosferiche di gas serra. Gli scenari fisici sono quindi complementari a quelli di transizione. Le traiettorie di sviluppo devono essere scelte in base agli effetti sul clima che producono: i modelli di transizione calcolano le variazioni di concentrazioni di gas serra legate a diversi percorsi di sviluppo, i modelli climatici mostrano gli effetti sul clima di tali variazioni.
Esistono quattro principali futuri climatici possibili in base alle emissioni future: si tratta degli scenari IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change – l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa della scienza del cambiamento climatico), corrispondenti a quattro diverse traiettorie di concentrazione di gas climalteranti, i Representative Concentration Pathways (RCPs).
- RCP2.6: crescita della temperatura media fra 0.9 e 2.3°C nel periodo 2081-2100, rispetto al periodo 1850-1900. È l’unico scenario che realizza gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Assume un picco di emissioni di gas serra nel 2020, con un successivo continuo declino fino ad ottenere emissioni nette negative prima del 2100.
- RCP4.5: 1.7-3.2°C. Pur prevedendo delle riduzioni piuttosto ambiziose delle emissioni, non rispetta il limite di 2°C. È consistente con l’implementazione delle NDCs del 2015. Assume un picco delle emissioni nel 2040.
- RCP6.0: 2.0-3.7°C. Assume un picco delle emissioni nel 2080.
- RCP8.5: 3.2-5.4°C. Assume che le emissioni continuino a crescere fino a fine secolo. È consistente con l’assenza di nuove politiche di riduzione, per questo è anche detto business-as-usual scenario.
Gli scenari di rischio fisico
Gli scenari fisici analizzano quindi le variazioni nelle variabili climatiche (temperatura, precipitazioni) che ci si aspetta a metà e fine secolo. A partire da tali risultati è possibile eseguire un downscaling, cioè proiettarli e specializzarli per mostrare le variazioni climatiche per una determinata regione geografica. Si possono quindi costruire degli scenari di rischio fisico: scenari di impatto locale del cambiamento climatico. Essi indicano come si può manifestare il cambiamento climatico su un determinato territorio in termini, ad esempio, di eventi meteorologici estremi (tornado, uragani, alluvioni, siccità, ondate di calore e di freddo), di incendi, di fenomeni cronici (scarsità d’acqua, aumento del livello del mare, perdita di produttività dei suoli). Permettono così di approntare azioni di prevenzione specifiche e mirate per il rischio fisico associato a tali eventi.
Gli scenari climatici sono quindi fondamentali per scienziati e decisori politici per comprendere e affrontare il cambiamento climatico. Possono però essere utili anche alle imprese come cornice o riferimento per lo sviluppo di scenari specifici per la propria compagnia, in quanto stabiliscono un contesto e un set di macro-tendenze in cui inquadrarli. Di questo si parlerà qui.