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Prospettive di un nuovo Ambientalismo: dalla decrescita (in)felice allo sviluppo sostenibile

Non più disperazione ma un'attitudine concreta e propositiva: così l'ambientalismo sta trovando la sua rivincita

Per anni la narrativa prevalente (almeno agli occhi del grande pubblico) di tutti coloro che avevano a cuore le cause di difesa dell’ambiente e lotta al cambiamento climatico è stata una narrativa di rinuncia: decrescere abbandonando le tanto care abitudini quotidiane.

Decrescita

Tale approccio non può che essere fortemente avversato dai più: non si tratta di una perdita oggi per ottenere un guadagno domani, ma di una perdita oggi per evitare il concretizzarsi di una perdita ancora più drammatica domani. Come è possibile convincere la maggioranza della popolazione ad ammettere che non avrà mai un futuro migliore o anche solo pari al presente? La reazione sarebbe, ed in effetti è, ignorare il pericolo: trasformare (l’apparente) incertezza in scusa per l’inazione.

La prospettiva di una decrescita oggi per una minore decrescita domani è una prospettiva di crisi perenne: una depressione senza via d’uscita che spinge all’immobilismo.

Speranza come opportunità di sviluppo

Qualcuno sostiene che la narrativa del “c’è ancora tempo per agire” porta solo ad aspettare finché non diventa troppo tardi, che la disperazione – intesa come consapevolezza della gravità della crisi e della necessità di azione immediata – è l’unica via per l’attivazione (così come molti danno il meglio di sé in situazioni di forte stress). Ma la disperazione porta all’azione solo se è accompagnata dalla speranza: una probabilità significativamente maggiore di zero – o almeno percepita come tale – che l’azione porti i suoi frutti. E se “portare i suoi frutti” non significasse solamente evitare il concretizzarsi di un pericolo ma produrre un miglioramento, allora sì che la disperazione si trasformerebbe in azione e non in sentimento di impotenza.

Gli ingredienti per affrontare la crisi potrebbero dunque essere due: la disperazione – “non c’è più tempo, bisogna agire ora” – e la speranza – “se agiamo ora possiamo evitare la catastrofe e cambiare in meglio”.

Una proposta migliore

La potenza di questo approccio è evidente nell’epoca che stiamo vivendo di forte accelerazione delle attività sostenibili e dell’energia rinnovabile: contemporaneamente a tale accelerazione, sempre più l’ambientalismo è un atteggiamento concreto e volto al miglioramento. Non è più l’attitudine di chi teme il futuro ma di chi crede in un futuro molto migliore di quello prospettato da coloro che negano i problemi ambientali. Forse è proprio questa la forza che chi lavora per la sostenibilità ha recentemente acquisito e continua ad acquisire: abbiamo una proposta migliore, una proposta più appetibile, di maggior valore per il singolo e per la comunità.

Il Covid-19 stesso ha contribuito a rendere ancora più palese il valore maggiore di un mondo in cui il rischio sistemico sia gestito opportunamente. Non solo, i miglioramenti nella qualità dell’aria durante i lockdown hanno mostrato il potere delle nostre scelte.

Il nuovo ambientalismo

Gli ambientalisti non sono più, ormai, coloro che condannano il profitto, inteso fin troppo spesso come sinonimo di consumo e degradazione ambientale, ma coloro che lo appoggiano quando è sostenibile. Ed è ormai chiaro che il profitto ottenuto con attività sostenibili è maggiore di quello ottenuto altrimenti.

Non si tratta più di una battaglia contro la crescita economica, ma a favore della crescita di coloro che, con la propria attività, perseguono anche gli interessi dell’ambiente (e, quindi, di tutti noi). Si tratta non più di negare il sistema ma di utilizzarlo ai propri fini: ad esempio, favorire il profitto delle aziende che hanno scommesso sul rinnovabile, così che lo sottraggano all’industria fossile grazie proprio alla loro crescita.

La ricchezza non è più ridotta ma spostata (per altro aumentandola) verso tutte quelle attività che producano valore e non massa (attività cioè meno resource intensive), che si fondino sulla circolarità e il riciclo o che abbiano un minore impatto climatico in termini di emissioni.

Crescita intesa come sviluppo: creazione di valore e non massa

Consumare sempre più risorse è senza dubbio una strada che conduce al baratro, ma forse oggi produrre valore – svilupparsi – riducendo al contempo utilizzo di materie prime, degradazione ambientale ed emissioni è possibile. Il valore, insomma, dovrebbe coincidere – e coincide – sempre meno con produzione di nuova massa ed emissioni inquinanti e climalteranti. Questo discende in parte da un cambiamento culturale, ma soprattutto da uno sviluppo più intelligente, guidato dall’innovazione: dall’investimento nell’economia circolare, nelle fonti energetiche rinnovabili e nei servizi.

Tali investimenti in innovazione e ricerca permettono di creare maggior valore domani così come hanno creato maggior valore oggi: è successo con le rinnovabili, che ora sono più convenienti del fossile e ne stanno soppiantando l’industria; sta succedendo con la sostenibilità nelle aziende e nella finanza, con correlazioni sempre più evidenti fra performance ed investimento in sostenibilità e circolarità.

Maggior valore presente significa niente più scuse, niente più incertezza e niente più immobilismo: significa portare tutti – ma proprio tutti – all’azione. Perché non è un problema che la ricchezza, che possiamo genericamente associare al valore, venga spostata, ma è importante che il valore totale cresca: è importante avere l’opportunità di far parte di tale sviluppo e migliorare la propria vita.

E il miglioramento presente può convincere anche i più scettici.

Elisa Terenghi

Nata a Monza nel 1994, mi sono laureata in Fisica del Sistema Terra presso l’Università di Bologna nel marzo 2019, conseguendo anche l’Attestato di formazione di base di Meteorologo del WMO. Durante la tesi magistrale e un successivo periodo come ricercatrice, mi sono dedicata all’analisi dei meccanismi di fusione dei ghiacciai groenlandesi che interagiscono con l’oceano alla testa dei fiordi. Sono poi approdata a Meteo Expert, dove ho l’occasione di approfondire il rapporto fra il cambiamento climatico e la società, occupandomi di rischio climatico per le aziende.

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