
Nel marzo 2025, l’Asia centrale ha vissuto un’ondata di caldo insolitamente intensa, con temperature che hanno raggiunto picchi record in tutta la regione, con massime di 30,8°C a Jalalabad in Kirghizistan, 29,4°C a Namangan, 29,1°C a Fergana, in Uzbekistan. Si sono registrate anche temperature minime di 18,3°C a Shahdara, ossia la notte di marzo la più calda nella storia del Kazakistan. Un nuovo studio di attribuzione del WWA ha esaminato l’eventuale impatto del cambiamento climatico su questo evento fuori scala e gli scienziati hanno scoperto che l’attuale crisi climatica ha reso questa ondata di calore estremamente più grave e fino a 10°C più rovente.

Ricercatori provenienti da Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Stati Uniti e Regno Unito hanno collaborato per valutare in che misura i cambiamenti climatici indotti dall’uomo abbiano alterato la probabilità e l’intensità del caldo estremo nella regione. L’analisi si è concentrata su 5 giorni e sulle notti più calde di marzo in una regione a ovest degli Urali in cui sono stati battuti numerosi record, come il Kazakistan meridionale, l’Uzbekistan orientale, il Turkmenistan e le aree a bassa quota del Tagikistan e del Kirghizistan.
I Paesi a est degli Urali sono stati particolarmente colpiti, stabilendo nuovi record locali per le temperature minime e massime. Soprattutto dal 18 al 22 marzo 2025 il Kazakistan, l’Uzbekistan orientale e il Turkmenistan hanno sopportato il caldo più estremo, mentre anche le zone basse del Tagikistan e del Kirghizistan hanno affrontato temperature insolitamente elevate.
In un clima “normale”, ossia più freddo di 1,3°C, queste temperature record sarebbero state estremamente improbabili e l’ondata di calore avrebbe avuto valori tra i 5 e i 10 °C in meno.
Quando si combina l’analisi basata sulle osservazioni con i modelli climatici, per quantificare il ruolo del cambiamento climatico in questo evento di calore di 5 giorni- affermano gli studiosi del WWA- si scopre che i modelli climatici sottostimano l’aumento di calore riscontrato nelle osservazioni. In particolare, tutte le osservazioni mostrano un particolare aumento delle temperature massime e minime di marzo negli ultimi anni, molto più forte rispetto a tutti gli altri mesi e non rappresentato dai modelli climatici.
Sulla base dell’analisi combinata, gli scienziati hanno concluso che il cambiamento climatico ha reso il caldo estremo circa 3 volte più probabile.