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Urge una tassa sul clima per i giganti del fossile: l’editoriale congiunto del Guardian

Oggi i paesi ricchi rappresentano solo una persona su otto nel mondo, ma sono responsabili della metà dei gas serra.

Un editoriale congiunto del Guardian, con altre numerose testate provenienti da oltre venti Paesi, pone con forza il tema urgente di ottenere una tassa sui mega-guadagni per le più grandi compagnie di combustibili fossili.
I fondi raccolti dovrebbero essere poi ridistribuiti verso i Paesi più poveri e vulnerabili poiché stanno subendo in modo devastante l’impatto della crisi climatica nonostante abbiano fatto il minimo per provocarla.

In questa fase molte nazioni stanno cercando di ridurre la loro dipendenza energetica dalla Russia e si stanno moltiplicando nuovi progetti di combustibili fossili: si tratta per lo più di misure di rifornimento temporanee, ma rischiano creare danni irreversibili al Pianeta. Se l’energia rinnovabile fosse la norma non ci sarebbe alcuna emergenza climatica.

“L’umanità deve porre fine alla sua dipendenza dai combustibili fossili”, afferma l’editoriale congiunto. Oggi i paesi ricchi rappresentano solo una persona su otto nel mondo, ma sono responsabili della metà dei gas serra. Queste nazioni hanno una chiara responsabilità morale”.

Tassa sul clima per le grandi compagnie del fossile: perchè è giusto e urgente

“Il cambiamento climatico- si legge nell’editoriale- è un problema globale che richiede la cooperazione tra tutte le nazioni. Ecco perché oggi più di 30 giornali e organizzazioni dei media in più di 20 paesi hanno condiviso una visione comune su ciò che deve essere fatto. Il tempo sta finendo. Piuttosto che abbandonare i combustibili fossili e passare all’energia pulita, molte nazioni ricche stanno reinvestendo in petrolio e gas, non riuscendo a tagliare le emissioni abbastanza velocemente e mercanteggiando sugli aiuti che sono disposti a inviare ai paesi poveri. Tutto questo mentre il pianeta precipita verso il punto di non ritorno, con il caos climatico che diventerà irreversibile”.

Dal vertice sul clima delle Nazioni Unite COP26 a Glasgow 12 mesi fa, i paesi hanno promesso di fare solo un cinquantesimo di quanto necessario per mantenere le temperature entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Nessun continente ha evitato disastri meteorologici estremi quest’anno: dalle inondazioni in Pakistan alle ondate di caldo in Europa, dagli incendi boschivi in ​​Australia agli uragani negli Stati Uniti. Dato che questi sono avvenuti a temperature elevate di circa 1,1°C, il mondo può aspettarsi molto peggio.

Le persone più povere del mondo sopporteranno il peso maggiore della distruzione provocata dalla siccità, dallo scioglimento delle calotte glaciali e dai fallimenti dei raccolti. Per proteggerli dalla perdita di vite umane e mezzi di sussistenza occorrerà denaro. I paesi in via di sviluppo, afferma un recente rapporto, avrebbero bisogno di 2 trilioni di dollari all’anno per ridurre le loro emissioni di gas serra e far fronte al collasso climatico.

Le nazioni ricche dovrebbero mantenere la promessa di fondi precedentemente impegnati – come i 100 miliardi di dollari all’anno dal 2020 – per segnalare la loro serietà. Secondo il Guardian deve essere emanata una tassa sugli extra utili delle maggiori compagnie petrolifere e del gas, stimata in quasi 100 miliardi di dollari nei primi tre mesi dell’anno. Questo denaro, così come già chiesto dalle Nazioni Unite, dovrebbe essere utilizzato per sostenere i più vulnerabili. Le nazioni povere hanno però anche debiti che rendono praticamente impossibile la ripresa dopo i disastri legati alla crisi climatica o non permettono di proteggersi in modo adeguato da quelli futuri. I creditori dovrebbero così compiere un atto di generosità e cancellare i debiti per coloro che sono in prima linea nell’emergenza climatica. Per arrivare a queste misure non occorre  un’azione internazionale coordinata, ma  basterebbero misure ad hoc a livello regionale o nazionale.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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