Clima

Giustizia climatica: le nazioni più ricche devono porre fine alla produzione di petrolio e carbone entro il 2034

Secondo un nuovo rapporto rapporto del Tyndall Center for Climate Change Research dell’Università di Manchester, i paesi ricchi devono terminare la loro produzione di petrolio e gas entro il 2034 per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, dando così alle nazioni più povere il tempo di sostituire il reddito da combustibili fossili.

Il rapporto, stilato sotto la guida del professor Kevin Anderson, ha rilevato che Paesi ricchi come Regno Unito, Stati Uniti e Australia hanno tempo fino al 2034 per interrompere tutta la produzione di petrolio e gas per dare così al mondo una possibilità del 50%. di prevenire un peggioramento della crisi climatica, mentre le nazioni più povere che dipendono fortemente dai combustibili fossili dovrebbero avere tempo fino al 2050.


Il rapporto offre informazioni importanti su cosa potrebbe significare allineare la produzione di carbone, petrolio e gas con l’obiettivo climatico di 1,5°C a livello nazionale e ribadisce che la maggior parte delle nazioni più povere produce solo una piccola percentuale di gas serra ma, dipendendo enormemente dai proventi dei combustibili fossili, potrebbero vedere minacciata la loro stabilità economica e politica con una rapida riduzione di questa entrata.

Le entrate economiche principali di Paesi come il Sud Sudan, la Repubblica del Congo e il Gabon riguardano la produzione di petrolio e gas mentre le nazioni ricche non vedrebbero grossi stravolgimenti economici se il reddito derivante dai combustibili fossili fosse rimosso.

Le entrate di petrolio e gas, ad esempio, contribuiscono per l’8% al PIL degli Stati Uniti, ma il PIL pro capite del Paese sarebbe comunque di circa 60.000 dollari – il secondo più alto al mondo tra le nazioni produttrici di petrolio e gas – senza di esso.

Gli studiosi hanno adottato un criterio di “equità” per fissare i tempi per l’uscita dalla produzione di gruppi di paesi in base a una serie di ipotesi. Gli elementi di equità includono: una buona possibilità di arrivare a 1,5°C e il riconoscimento della capacità di transizione delle economie.

Il rapporto ha esaminato la ricchezza di ogni paese e quanto la sua economia sia dipendente dalla produzione di combustibili fossili. Diversi paesi poveri sarebbero paralizzati economicamente e politicamente da un rapido allontanamento da petrolio e gas, mentre le nazioni più ricche potrebbero permettersi di porre fine alla produzione di combustibili fossili pur rimanendo relativamente prospere.

Giustizia climatica: i Paesi più ricchi devono muoversi prima nello stop al petrolio e al carbone

I 19 paesi “a più alta capacità“, con un PIL pro capite medio non petrolifero di oltre 50.000 dollari, devono terminare la produzione entro il 2034, con un taglio del 74% entro il 2030. Questo gruppo produce il 35% del petrolio e del gas globale e include Stati Uniti, Regno Unito, Norvegia, Canada, Australia ed Emirati Arabi Uniti.
I 14 paesi “ad alta capacità”, con un PIL pro capite medio non petrolifero di quasi 28.000 dollari, devono terminare la produzione entro il 2039, con un taglio del 43% entro il 2030. Producono il 30% del petrolio e del gas globali e comprendono Arabia Saudita, Kuwait e Kazakistan.

Undici paesi di “media capacità“, con un PIL pro capite medio non petrolifero di 17.000 dollari, devono terminare la produzione entro il 2043, con un taglio del 28% entro il 2030. Producono l’11% del petrolio e del gas globali e includono Cina, Brasile e Messico.
Diciannove paesi “a bassa capacità” con un PIL pro capite medio non petrolifero di 10.000 dollari, devono terminare la produzione entro il 2045, con un taglio del 18% entro il 2030. Producono il 13% del petrolio e del gas globali e includono Indonesia, Iran ed Egitto.
Venticinque paesi “a capacità più bassa“, con un PIL pro capite medio non petrolifero di 3.600 dollari, infine, devono terminare la produzione entro il 2050 con un taglio del 14% entro il 2030. Producono l’11% del petrolio e del gas globali e comprendono Iraq, Libia, Angola e Sud Sudan.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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