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Inquinamento e clima: il nuovo rapporto WMO rivela legami sempre più stretti

Un nuovo rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) mette in evidenza come inquinamento atmosferico e cambiamento del clima siano profondamente intrecciati, richiedendo quindi politiche integrate per proteggere salute, ecosistemi ed economie.

«Il cambiamento climatico e la qualità dell’aria non possono essere affrontati separatamente. Sono due aspetti strettamente correlati che devono essere affrontati insieme», ha dichiarato Ko Barrett, vice-segretaria generale della WMO.

Un circolo vizioso tra inquinamento e clima

La combustione di combustibili fossili e altre attività umane producono gas serra, ma anche sostanze come black carbon, ossidi di azoto e ozono troposferico, che aggravano sia l’inquinamento che i cambiamenti del clima. «Gli effetti climatici e l’inquinamento atmosferico non conoscono confini nazionali, come dimostrano il caldo intenso e la siccità che alimentano gli incendi boschivi, peggiorando la qualità dell’aria per milioni di persone. Abbiamo bisogno di un monitoraggio e di una collaborazione internazionali più efficaci per affrontare questa sfida globale.», ha sottolineato Barrett.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si stima che l’inquinamento atmosferico causi oltre 4,5 milioni di morti premature ogni anno nel mondo, oltre alle pesanti ricadute economiche e ambientali.

Inquinamento e incendi

Il bollettino WMO analizza le concentrazioni di particolato fine (PM2.5), tra i principali pericoli per la salute. Nel 2024 i livelli sono diminuiti in Cina orientale grazie a misure di mitigazione, mentre restano elevati in India settentrionale e in aree particolarmente colpite da incendi in Canada, Siberia, Africa centrale e soprattutto nella regione amazzonica.

Gli incendi, alimentati da siccità e ondate di calore, sono sempre più un fattore determinante dell’inquinamento atmosferico. Il bollettino avverte che, con il riscaldamento globale, la situazione è destinata a peggiorare.

Aerosol: un effetto doppio

Il rapporto ricorda anche il ruolo degli aerosol. Quelli scuri, come black e brown carbon, intrappolano calore e accelerano la fusione dei ghiacciai; quelli chiari, come i solfati, riflettono la radiazione solare, fornendo un raffreddamento temporaneo ma causando piogge e nevicate acide.

Le normative internazionali hanno ridotto lo zolfo nei carburanti marittimi, migliorando la qualità dell’aria e riducendo morti premature e asma infantile. Ma questo ha comportato anche una lieve accelerazione del riscaldamento globale, per via della diminuzione dell’effetto raffreddante dei solfati.

Nebbie invernali e inquinamento urbano

Un altro focus è la Pianura Indo-Gangetica – una regione densamente popolata tra il nord dell’India, il Pakistan, il Nepal e il Bangladesh – dove si osserva un aumento degli episodi di nebbia invernale legati a emissioni da traffico, edilizia, riscaldamento e combustione di residui agricoli. «La persistenza della nebbia non è più un semplice evento meteorologico stagionale – spiega il bollettino WMO -: è un sintomo del crescente impatto umano sull’ambiente».

Monitoraggio atmosferico, un’infrastruttura globale

La WMO ribadisce l’urgenza di rafforzare le reti di monitoraggio atmosferico, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, dove le infrastrutture restano insufficienti. Senza dati solidi, avvertono gli esperti, è impossibile calibrare i modelli, migliorare le previsioni e ridurre i rischi.

Il bollettino dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale è disponibile, in inglese, a questo link.


NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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