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Glacier Loss Day 2025: i ghiacciai delle Alpi hanno raggiunto il punto di non ritorno annuale con settimane di anticipo

Pessime notizie in arrivo dalle Alpi. Ieri, 4 luglio, i ghiacciai hanno esaurito la riserva di neve e di ghiaccio accumulata durante l’inverno, trasformata in acqua e defluita verso valle.  Fino al prossimo autunno, qualsiasi ulteriore fusione andrà dunque a consumare il prezioso e ormai ridotto patrimonio di ghiaccio che le nostre montagne sono riuscite fino ad oggi a preservare, con conseguente bilancio di massa negativo.

A comunicare il giorno di non ritorno dei ghiacciai di quest’anno,  il “Glacier Loss Day” 2025,  è stato GLAMOS, l’ente elvetico di monitoraggio dei ghiacciai svizzeri che ogni anno effettua questa valutazione utilizzando 12 ghiacciai di riferimento.

ghiacciai alpi
Foto Pixabay

Il 4 luglio è una data estremamente anomala poiché in questo secolo il giorno di non ritorno dei ghiacciai svizzeri è mediamente caduto intorno alla metà di agosto (l’anno scorso l’11 agosto),  e solo una volta è stato registrato con maggiore anticipo: il 26 giugno del caldissimo 2022.

In una condizione ideale, quindi con un ghiacciaio in equilibrio con il clima,  durante l’estate fonderebbe solo la neve accumulatasi nel corso dell’inverno precedente, quindi non esisterebbe un giorno di non ritorno.  “Se abbiamo un Glacier Loss Day, significa che il ghiacciaio sta perdendo massa“, spiega  il responsabile di GLAMOS, Matthias Huss, ad AFP. “Per un ghiacciaio sano, quel giorno si verificherebbe a fine settembre, o a ottobre, o addirittura non si verificherebbe mai”.   Il suo arrivo, quest’anno, con diverse settimane di anticipo rispetto alla data media degli ultimi 20 anni, è un forte segnale d’allarme, “come se i ghiacciai stessero gridando: ‘Stiamo scomparendo. Aiutateci!‘”.

Laura Bertolani

Laureata in Scienze Naturali, nel 1997 è entrata a far parte del team di meteorologi di Meteo Expert. Fino al 2012, all’attività operativa ha affiancato attività di ricerca, occupandosi dell’analisi della performance dei modelli di previsione. Attualmente si dedica a quest’ultima attività, ampliata implementando un metodo di valutazione dell’abilità dei modelli a prevedere dodici configurazioni della circolazione atmosferica sull’Italia, identificate per mezzo di una rete neurale artificiale.

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