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Condizionatori, da lusso a necessità con la crisi climatica

Il riscaldamento globale farà schizzare la domanda di sistemi di climatizzazione

Con un clima sempre più caldo l’uso di condizionatori continua ad aumentare e, in un circolo vizioso, a riscaldare l’aria all’esterno e inquinare. Il grande caldo sta raggiungendo anche luoghi in cui il termometro restava in parametri normale e complessivamente gradevoli. Basti pensare al record di caldo raggiunto in Canada a fine giugno, con un allarmante valore di 46,6 gradi in una zona – la Columbia Britannica – in cui il termometro nelle ore più calde dei mesi più caldi dell’anno mediamente si aggira intorno ai 28-30 gradi.

Cresce la domanda di condizionatori. Le vendite di climatizzatori sono in crescita un po’ in tutto il Mondo. Si stima che nei prossimi 30 anni verranno venduti 10 condizionatori ogni secondo. L’IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia) stima che entro il 2050 la domanda di aria condizionata cresca di tre volte. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite se tutto il Mondo installasse una unità nella propria abitazione entro il 2050 bisognerebbe produrne 14 miliardi. Nel 2050 la metà di tutti i sistemi di climatizzazione al mondo potrebbe trovarsi solo tra Cina, India e Indonesia.

In Italia la produzione del settore della climatizzazione nel 2019 è aumentata del 7% rispetto all’anno precedente (indagine Assoclima). Uno studio ha stimato che entro il 2050 più della metà delle famiglie italiane ad alto e medio reddito possederà un climatizzatore, un po’ per le maggiori possibilità economiche e un po’ per il cambiamento delle condizioni climatiche che rendono il condizionamento dell’aria quasi necessario. Il caldo è infatti una delle principali cause della mortalità legata alla crisi climatica. Secondo lo studio, infatti, solo in India entro il 2050 i condizionatori permetteranno di avere oltre 500 mila morti in meno ogni anno (9.2 milioni in tutto), decessi che diversamente sarebbero imputati alle alte temperature.

Avere o non avere un climatizzatore potrebbe quindi decidere della sopravvivenza o morte delle persone. Una terribile e inquietante prospettiva, in un mondo già segnato dalle disuguaglianze sociali.

Cambiamenti climatici, la pericolosa danza delle temperature [VIDEO]

L’effetto boomerang dei condizionatori sul clima

La diffusione e l’aumento dell’uso di sistemi di climatizzazione comportano grandi costi per l’ambiente. Il raffreddamento degli ambienti interni, a causa di temperature esterne troppo elevate, scalda ulteriormente l’aria esterna, ma non solo. Per far funzionare climatizzatori e ventilatori usiamo il 10% dell’energia globale e le sostanze chimiche utilizzate nel sistema possono talvolta liberarsi in atmosfera, accelerando il cambiamento climatico.

La produzione delle sostanze, i CFC (clorofluorocarburi), è stata bandita con il Protocollo di Montreal del 1987 a causa dei danni che queste provocano all’ambiente (foreste e aree coltivate) e all’ozono. Come risaputo oggi, infatti, i CFC sono responsabili dell’impoverimento dell’ozono troposferico. Il protocollo fu ratificato nel 1989 e ha funzionato: il buco dell’ozono si è via via ridotto, arrivando al minimo storico nell’ottobre 2019.
In sostituzione dei CFC sono però stati usati gli HFC (idrofluorocarburi), che pur non contribuendo all’assottigliamento dello strato di ozono sono però dei potenti gas serra, migliaia di volte più incisivi dell’anidride carbonica.

In Italia – secondo un rapporto ISPRA – le emissioni di HFC hanno avuto un incremento sostanziale passando da 0,4 Mt di CO2eq nel 1990 a 12 Mt di CO2 eq nel 2015, un aumento attribuito soprattutto al consumo di HFC nella refrigerazione e nel condizionamento. «L’aumento sostanziale dell’uso degli HFC nella refrigerazione e nel condizionamento è dovuto non solo alla progressiva sostituzione dei refrigeranti lesivi dello strato di ozono, ma anche all’aumento dell’uso dell’aria condizionata legato alle abitudini di vita e a nuovi standard costruttivi».

climatizzatori
Foto di MICHOFF da Pixabay

Con l’Emendamento di Kigali del 2016, firmato da oltre 120 Paesi del Mondo, è stata estesa la validità del Protocollo di Montreal con l’obiettivo di consumare e produrre non più del 20% delle rispettive quote
base di HFC nell’arco di 30 anni. La fine del processo di riduzione è fissata al 2036 per i paesi sviluppati e al 2047 per tutti gli altri. La riduzione di HFC potrebbe sottrarre al riscaldamento globale fino a 0,4°C in questo secolo. 

L’obiettivo alla lunga più efficace è però sostituire i sistemi di climatizzazione attivi con nuove tecnologie insieme ad un approccio passivo, che punta al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici grazie, ad esempio, ad un miglior miglior isolamento termico, ma anche ad una migliore progettazione urbana.

In questo contesto – da una ricerca di Stefania Andriola – ci sono anche realtà virtuose che pensano al benessere del Pianeta come Airius, azienda statunitense leader nella tecnologia di “destratificazione” specializzata nella progettazione e nella produzione di dispositivi di purificazione, raffrescamento e riscaldamento che intervengono sull’ambiente attraverso un’avanzata combinazione di ricerca e sviluppo e l’utilizzo dei migliori componenti. Fondata nel 2004, Airius sta rivoluzionando il mercato: in base alle ricerche effettuate dall’azienda, l’applicazione dei propri prodotti li caratterizza come unici sistemi di depurazione dell’aria e sanificazione degli ambienti indoor, sul panorama tecnologico mondiale, che garantiscono contemporaneamente anche un importante risparmio energetico; l’installazione in prossimità del soffitto crea una lieve e diffusa ventilazione verso il pavimento che mescola gli strati d’aria e uniforma le temperature.

Sistemi Airius PureAir

Il risultato è che sia gli impianti di riscaldamento che quelli di raffrescamento riducono il loro lavoro per ottenere il microclima ottimale, quindi la percezione di benessere ad altezza d’uomo; è stato calcolato un risparmio che va dal 25% al 50% per il riscaldamento e dal 20% al 40% per il raffrescamento degli ambienti indoor. Tutto questo si traduce in un taglio delle emissioni di CO2 del 40%-50% per singolo sito climatizzato. Abbiamo chiesto a Vittorio Cassar Scalia, AD di Airius, cosa ne pensa del piano degli obiettivi climatici per il 2030, con la proposta della Commissione Europea di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55%, su un percorso responsabile per diventare climaticamente neutri entro il 2050. Ci ha risposto: “non so se riusciremo a diventare climaticamente neutri entro il 2050; quello che credo è che ognuno di noi deve fare il massimo, anche nella scelta di soluzioni tecnologiche che contribuiscano all’obiettivo“.

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Silvia Turci

Ho conseguito una laurea specialistica in Comunicazione per l’Impresa, i media e le organizzazioni complesse all’Università Cattolica di Milano. Il mio percorso accademico si basa però sullo studio approfondito delle lingue straniere, nello specifico del francese, inglese e russo, culminato con una laurea triennale in Esperto linguistico d’Impresa. Sono arrivata a Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995) nel 2014 e da allora sono entrata in contatto con la meteorologia e le scienze del clima: una continua scoperta che mi ha fatto appassionare ogni giorno di più al mio lavoro.

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