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Costruire l’abitare: strategie per l’edilizia

Piani e direttive per una sostenibilità socio-economica dell'edilizia

Secondo il rapporto  Global Status Report for Buildings and Construction del 2020, realizzato dalla Global Alliance for Buildings and Construction (GlobalABC), l’edilizia a livello globale è responsabile del 38% delle emissioni di CO2, del 50% di estrazione di nuove materie prime e del 35% del consumo di acqua potabile.

Da tempo, si è reso necessario prendere provvedimenti condivisi a livello planetario che proponessero il connubio tra strategie e azioni per la mitigazione dei cambiamenti climatici, basati sul contenimento delle emissioni di gas a effetto serra e su politiche di adattamento per minimizzare i danni economici, sociali e sanitari. Le disposizioni devono essere elaborate per i diversi livelli territoriali e nel quadro degli impegni internazionali, tenendo anche presente le specificità dei settori della produzione e del consumo delle singole regioni interessate.

Nell’ultimo decennio, gli interventi volti ad affrontare i cambiamenti climatici hanno rappresentato una delle priorità in ambito legislativo per l’Unione Europea. Per tale motivo i leader rappresentanti dei diversi paesi sono costantemente impegnati nel trasformare l’UE in un’organizzazione politica con un’economia connotata da efficienza energetica elevata, basse emissioni di carbonio e contenuti consumi di energia, in modo da sviluppare anche specifiche strategie per l’edilizia.

Le prime misure adottate per clima ed energia sono state deliberate nel corso del 2008, fissando una serie di obiettivi da raggiungere entro il 2020 in continuità con i temi affrontati all’interno del protocollo di Kyoto, redatto nel 1997 da più di 180 paesi e che vedeva concludersi il primo periodo d’impegno nel 2012.

Tale iniziativa ha portato alla stesura, all’interno della Direttiva 2009/29/CE, di un pacchetto d’interventi denominato “Piano Clima-Energia 20-20-20”, il quale rappresenta un insieme di norme vincolanti volte a garantire il raggiungimento di tre obiettivi principali: taglio del 20% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto al 1990, ricavare almeno il 20% del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili e miglioramento del 20% dell’efficienza energetica.

Successivamente, nel settembre 2020, nell’ambito del Green Deal Europeo la Commissione ha proposto di elevare l’obiettivo della riduzione delle emissioni di gas serra ad almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, arrivando a una quota almeno del 32% di energia rinnovabile un miglioramento almeno del 32,5% dell’efficienza energetica degli edifici, con il fine ultimo di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.

Legge sul clima: cos’ha deciso l’Europa

Oltre all’edilizia, gli obiettivi si estendono a molti diversi settori ad essa direttamente collegati, tra cui l’approvvigionamento energetico, i trasporti, l’aumento di biodiversità e la produzione di cibo.

L’attuazione del Green Deal richiederà nuovi modelli imprenditoriali flessibili ed innovativi per consentire una radicale trasformazione delle infrastrutture e dell’urbanizzazione, attraverso il ripensamento degli spazi verdi urbani, la ristrutturazione degli edifici pubblici e privati, nonché la decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento e di raffrescamento e la gestione ecosistemica per favorire un aumento di biodiversità anche nelle città.

Tali aspetti risultano più che mai attuali, dato che sono fortemente connessi all’occasione offerta dalla ripresa post Covid-19. Una sfida che deve essere affrontata con una strategia sistematica tesa a investire, sostenere e promuovere un percorso globalmente più sostenibile per l’Europa.

Ciò consentirà all’UE di progredire verso un’economia climaticamente neutra e di rispettare gli impegni assunti nel quadro dell’Accordo di Parigi, aggiornando il suo contributo determinato a livello nazionale, anche grazie alla definizione di alcuni accordi e direttive quadro relativi al consumo energetico, la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche ed in generale a nuove strategie per l’edilizia sostenibile.


Comunicazione COM(2011)112: Roadmap for moving to a low carbon economy in 2050

Nel 2011 la Commissione Europea emana la Comunicazione COM(2011)112 denominata “Roadmap for moving to a low carbon economy in 2050 facente parte di una tabella di marcia più generale incentrata sul passaggio ad una economia europea dove tutti i settori, da quello energetico a quello dei trasporti, dell’edilizia e dell’industria concorrono alla riduzione delle emissioni di carbonio entro il 2050.

La Energy Roadmap 2050 definisce le iniziative che l’Europa e i paesi firmatari s’impegnano ad adottare, incluse le strategie per il clima, per il trasporto, per l’energia e l’innovazione con l’obiettivo di limitare l’innalzamento della temperatura fino ad un massimo di 2 gradi tramite il processo di decarbonizzazione del sistema e riduzione delle emissioni di gas effetto serra dell’80% rispetto ai livelli del 1990.

La Commissione Europea ha inoltre evidenziato quattro linee guida principali per un sistema energetico più sostenibile, competitivo e sicuro, che vanno dall’ottimizzazione dell’efficienza energetica, l’amplificazione d’utilizzo di energie rinnovabili, lo sviluppo dell’energia nucleare vista come alternativa sicura e a basso impatto, allo sviluppo di tecniche di cattura e stoccaggio della CO2.

Attraverso questi punti sono stati individuati alcuni scenari possibili al 2050, tutti connotati da una drastica riduzione delle emissioni, tramite i quali si è dimostrato che puntare sulla decarbonizzazione del sistema energetico è tecnicamente fattibile ed economicamente conveniente.

In qualsiasi scenario ipotizzato, l’efficienza energetica è protagonista cardine nelle strategie per l’edilizia, che prevedono nuovi edifici in grado di produrre più energia di quella che consumano.

Per quanto riguarda questo settore infatti, le indicazioni della Commissione Europea riguardano l’attuazione di strategie per l’edilizia relative ai sistemi passivi, l’attivazione di processi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente e la sostituzione dei combustibili fossili con energia elettrica da fonti rinnovabili per il riscaldamento/raffrescamento, indicando che la spesa iniziale potrà essere recuperata nel tempo tramite un ammortizzamento dei costi delle bollette.

Secondo le ultime previsioni, dunque, il sostenimento del costo complessivo della trasformazione del sistema energetico sarà ampiamente ricompensato in termini di crescita economica, occupazione, certezza degli approvvigionamenti energetici e minori costi dei combustibili. E’ importante sottolineare che l’utilizzo delle fonti rinnovabili consentirà di generare al 2050 il 75% dei consumi finali di energia e il 97% di quelli elettrici.

L‘attuazione di queste misure dovrà dunque vedere la necessaria collaborazione tra i diversi settori chiamati in causa al fine di aiutare l’Europa a ridurre l’uso di risorse primarie e ad essere meno dipendente da costose importazioni estere di petrolio e gas e quindi più resistente al fenomeno dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime a livello globale.


Direttiva 2008/98/CE: Direttiva Quadro rifiuti

La Direttiva Quadro Rifiuti 2008/98/CE, stabilisce un sistema di norme che riguardano la loro gestione e trattamento. L’AEA (Agenzia Europea per l’Ambiente) ha individuato le quattro principali fonti di rifiuti: quelli da costruzione e demolizione che costituiscono il 33%; quelli prodotti dall’industria estrattiva che sono il 25%; quelli prodotti dall’industria manifatturiera che ammontano al 13% e quelli domestici che rappresentano l’8%.

Per questo motivo anche la gestione dei rifiuti risulta essere un passo fondamentale per lo sviluppo di nuove strategie per l’edilizia sostenibile.

La direttiva è stata proposta dall’Unione Europea per incoraggiare il recupero e preservare lo stock di risorse naturali, con l’obiettivo di monitorare tutte le diverse modalità di formazione dei rifiuti, nell’arco dell’intero loro ciclo di vita.

Ciò consiste nel controllare tutte le fasi e i processi che, ad esempio, vanno dall’estrazione delle materie prime, alla produzione e allo smaltimento per quanto riguarda il settore industriale-manifatturiero o all’assemblaggio, alla manutenzione ed allo smontaggio per quanto riguarda l’ambito edilizio.

Ogni passaggio all’interno di tali processi deve essere affrontato avendo come obiettivo la prevenzione e riduzione degli impatti ambientali relativi alla produzione ed alla gestione dei rifiuti. Nello specifico, la direttiva prevede il trattamento attraverso una gerarchia d’interventi nella quale i più auspicati sono anche quelli meno impattanti sull’ambiente e che vede nell’ordine: la prevenzione, il riuso, il riciclo, il riutilizzo per altri scopi (come la termovalorizzazione per la produzione di energia) e, solo come ultima alternativa, lo smaltimento in discarica.

La direttiva introduce inoltre il Piano di gestione dei rifiuti, uno strumento di livello nazionale la cui redazione è affidata alle diverse autorità statali competenti e che propone obiettivi di riciclaggio e recupero da raggiungere entro il 2020 per i rifiuti domestici (50%) e i rifiuti da costruzione e demolizione (70%). L’obiettivo condiviso resta comunque quello di puntare a migliorare la qualità e la quantità del riutilizzo e del riciclaggio introducendo il concetto di Life Thinking, strettamente collegato alle valutazioni LCA nelle politiche sui rifiuti.

Un ruolo fondamentale è inoltre attribuito alla sensibilizzazione rispetto al problema dei produttori, chiamati ad assumere atteggiamenti responsabili di prevenzione nella produzione e dei consumatori che devono accettare la responsabilità di richiedere al mercato prodotti con processi manifatturieri attenti all’ambiente. Ponendosi in quest’ottica e sfruttando le possibilità che la tecnologia contemporanea ci offre, i rifiuti possono essere intesi non come un’ulteriore fonte di inquinamento ma come una potenziale risorsa da sfruttare, instaurando cicli produttivi di tipo chiuso dove la dispersione di materia in discarica sia il più contenuta possibile.


Direttiva 2000/60/CE, Direttiva Quadro sulle Acque

Interventi significativi nei confronti dell’ambiente sono stati inseriti all’interno della Direttiva 2000/60/CE, varata dal Parlamento e dal Consiglio europei, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di risorse idriche.

In dettaglio la Direttiva Quadro sulle Acque ha introdotto un approccio innovativo nella legislazione europea, sia dal punto di vista ambientale che da quello amministrativo-gestionale, proponendo tre obiettivi principali che riguardano la prevenzione del deterioramento qualitativo e quantitativo, il miglioramento dello stato delle acque e la sostenibilità nelle modalità di reperimento ed utilizzo.

Il testo propone i seguenti punti principali: ampliare la protezione delle acque, sia superficiali che sotterranee; raggiungere lo stato di “buono” per tutte le acque entro il 2015; gestire le risorse idriche sulla base di bacini idrografici indipendentemente dalle strutture amministrative; procedere attraverso un’azione che unisca limiti delle emissioni e standard di qualità; riconoscere a tutti i servizi idrici il giusto prezzo che tenga conto del loro costo economico reale; rendere partecipi i cittadini delle scelte adottate in materia.

Le modalità delineate per perseguire tali obiettivi riguardano l’obbligo per i singoli Stati Membri di individuare, all’interno delle rispettive unità territoriali, tutti i bacini idrografici e i relativi distretti (in Italia sono stati definiti otto distretti idrografici, ognuno composto da diversi bacini) e di redigere un programma di misure che preveda l’analisi delle caratteristiche del distretto, un esame che quantifica l’entità dell’impatto umano sulle acque superficiali e sotterranee ed un’analisi economica dell’utilizzo idrico.

Il programma di misure è contenuto all’interno del Piano di Gestione che rappresenta lo strumento attuativo per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti nella Direttiva. In questo modo gli Stati sono obbligati ad attuare le misure necessarie alla prevenzione del deterioramento delle acque in superficie e sotterranee sia a livello qualitativo che quantitativo, in modo da assicurare un utilizzo sostenibile e garantire la protezione a lungo termine della risorsa.

Le misure protettive sono atte a ridurre ed eliminare gli scarichi, le emissioni e le perdite di sostanze pericolose tenendo conto dei costi dei servizi idrici.

L’acqua costituisce, infatti, una risorsa la cui tutela e salvaguardia sono di fondamentale importanza non solo per la salute dell’uomo e degli ecosistemi naturali, ma anche per moltissime attività economiche quali l’agricoltura, la produzione di energia, l’industria manifatturiera e il turismo.


Comunicazione COM(2010)186: Strategia europea per i veicoli puliti ed efficienti sul piano energetico

Nel 2010 la Commissione Europea emana la Comunicazione COM(2010)186 che propone una strategia per i veicoli a basse emissioni ed efficienti energeticamente, visto che circa il 26% delle emissioni globali di CO2 risulta essere generato proprio dal settore dei trasporti, risultando strettamente collegato alla questione dell’urbanizzazione e dello sviluppo urbano.

Nello specifico, la comunicazione punta a favorire la diffusione e lo sviluppo di vetture pesanti e leggere non inquinanti ed energeticamente efficienti, i cosiddetti “veicoli verdi”. Questi sono realizzati con tecnologie innovative ed alternative, improntate sulla drastica riduzione dell’impatto ambientale, quantificato sull’intero ciclo di vita del prodotto.

Con questa direttiva l’Europa punta alla modernizzazione e decarbonizzazione dei trasporti pubblici anche in vista delle stime di settore che vedono il numero delle automobili sempre più in aumento a livello mondiale.

Un altro fondamentale obbiettivo è sviluppare una solida cultura della mobilità urbana, puntando sul processo di responsabilizzazione dei cittadini in modo da favorire l’incentivazione alla mobilità dolce massimizzando gli spostamenti a piedi, favorendo l’’uso della bicicletta, del trasporto pubblico e l’ottimizzazione delle infrastrutture esistenti.

 

Costruire l’abitare, non solo l’architettura ma l’intero Pianeta.

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Thomas Villa

Brianzolo, classe 1991, laureato nel corso magistrale di Progettazione Tecnologica Ambientale del Politecnico di Milano e attualmente attivo come product & project manager nel settore del teleriscaldamento. Da sempre attento all’innovazione e alla green economy, durante gli studi ha approfondito i principi dell’Economia Circolare all’edilizia ed i maggiori protocolli di sostenibilità (LEED, Breeam, Itaca) ed il Life Cycle Assessment (LCA). Il suo profilo prettamente tecnico è arricchito da una personale attitudine artistica ed estetica coltivata grazie alla passione per la musica e l'arte.

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