Mediterraneo: il nostro mare si scalda più di tutti
È la Giornata internazionale del Mediterraneo: un'occasione importante per fare attenzione ai campanelli d'allarme del nostro mare

L’8 luglio si celebra la Giornata internazionale del Mediterraneo, un’occasione per riflettere su uno dei mari più vulnerabili eppure più importanti al mondo. Il Mediterraneo, spesso definito un “oceano in miniatura”, sta soffrendo gli effetti più rapidi e intensi del riscaldamento globale rispetto a qualsiasi altro mare o oceano.
Secondo i dati resi noti da Roberto Danovaro, biologo marino e presidente della Comunità scientifica del WWF Italia, il Mediterraneo si sta riscaldando più velocemente di ogni altro oceano. Questo ha conseguenze drammatiche: ondate di calore marine sempre più frequenti e intense, acidificazione delle acque, morie massive di specie autoctone e invasioni di specie aliene.
Mediterraneo, un mare in affanno
Il Mediterraneo copre meno dell’1% della superficie degli oceani globali ma è particolarmente sensibile alle variazioni climatiche. La sua profondità media è di circa 1,5 km, molto meno degli oceani che superano i 4 km. Questa caratteristica fa sì che si scaldi più rapidamente, con temperature estive che spesso superano i 30 °C anche a 30 metri di profondità.
L’aumento della temperatura e la diminuzione del pH causata dall’assorbimento di CO₂ (che crea acido carbonico) stanno mettendo a dura prova la vita marina. Specie fondamentali per l’ecosistema, come coralli, gorgonie, cozze e ricci di mare, sono sempre più stressate e spesso muoiono in massa. Questi eventi hanno trasformato vaste aree del Mediterraneo in veri e propri deserti sottomarini.

Le ondate di calore e le specie aliene
Le ondate di calore marine provocano sconvolgimenti nell’equilibrio naturale del mare. Specie tropicali, normalmente confinate a zone più calde, stanno colonizzando il Mediterraneo attraverso il Canale di Suez o dall’Atlantico. Questi nuovi arrivati spesso competono con le specie locali, indebolite dal caldo estremo, soprattutto nel Nord Mediterraneo.
L’estate 2024, particolarmente calda, ha visto temperature marine oltre i 30 °C per settimane, causando danni gravi agli organismi marini sessili come coralli rossi e spugne. Fenomeni simili si stanno ripetendo nel 2025, con ripercussioni negative sulla biodiversità e sull’attività ittica, dato che la moria di specie riduce la riproduzione e la crescita dei pesci.
Un laboratorio naturale per capire i mari globali
Il Mediterraneo, per le sue dimensioni e caratteristiche uniche, rappresenta un laboratorio naturale prezioso per osservare e studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi marini. Le sue trasformazioni veloci anticipano ciò che potrebbe succedere negli oceani più grandi e profondi. Da qui passa la possibilità di intervenire per mitigare i danni e adattarsi al futuro.