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L’isola di calore urbana ha conseguenze molto serie, ma può essere mitigata

Alberi, tetti verdi e altri accorgimenti possono mitigare l'isola di calore rendendo più fresche e accoglienti le nostre case e le nostre città

L’isola di calore urbana descrive quel fenomeno per cui una città risulta più calda rispetto alle aree rurali circostanti: le caratteristiche e le cause di questo fenomeno sono state analizzate nel capitolo introduttivo, mentre nelle righe che seguono esamineremo le principali conseguenze e come mitigarlo. L’isola di calore può rappresentare un vantaggio solo durante la stagione fredda, poiché il calore urbano riduce i costi del riscaldamento e favorisce, eventualmente, la fusione della neve che si deposita sulle strade. In base a tutte le analisi, tuttavia, gli aspetti negativi superano quelli positivi, anche considerato che le più grandi città e metropoli del pianeta sono situate in aree dal clima tropicale o temperato. Attualmente nel mondo sono in esercizio 1.6 miliardi di condizionatori che consumano ben il 10% dell’energia elettrica mondiale; inoltre le proiezioni, secondo uno scenario business as usual, stimano una crescita fino a 5.6 miliardi di questi impianti nel 2050, specialmente nei paesi emergenti. Da solo questo dato sarebbe sufficiente a giustificare un interesse verso la mitigazione del calore urbano, da considerare come un vero e proprio problema di salute pubblica.

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Flickr/Nic Redhead

È noto, infatti, che le ondate di calore sono associate a forte disagio fisico e psichico e comportano un significativo aumento della mortalità; la curva della mortalità segue un andamento esponenziale con il crescere delle temperature massime diurne, ma numerosi studi hanno mostrato che altrettanto, se non più, dannose sono le alte temperature notturne che impediscono sollievo e riposo. Ora, come mostrato nell’articolo introduttivo, l’isola di calore si caratterizza proprio per le sere e le notti sensibilmente più calde rispetto a quelle della campagna. Un altro aspetto negativo, meno conosciuto, derivante dal calore cittadino è il degrado termico delle acque: la pioggia che cade durante i brevi ma intensi temporali estivi scorre sulle superfici “roventi” della città prima di finire negli scarichi, da cui può raggiungere rapidamente fiumi e torrenti apportandovi all’improvviso acqua calda. Esistono specie ittiche, quali le trote, che sono molto sensibili alle variazioni delle temperature e che soffrono per aumenti termici anche di soli 1-2°C in 24 ore.

Per mitigare l’isola di calore sono due le principali strategie a nostra disposizione: il ricorso alla vegetazione e l’utilizzo di materiali “intelligenti” in grado di riflettere l’energia del sole. Prima di esaminarle, tuttavia è opportuno sottolineare che, come si usa dire per le malattie, anche nel caso del calore urbano prevenire è meglio che curare!
Il consumo di suolo (e qui il riferimento è proprio al nostro Paese) ha raggiunto da tempo un livello intollerabile per cui è indispensabile arrestare l’espansione urbana a spese del paesaggio naturale e agricolo: come vedremo un parcheggio ben alberato e ombreggiato è molto meglio di una nuda distesa di asfalto, ma prima ancora sarebbe da preferire l’opzione “nessun parcheggio”.

La vegetazione (alberi, arbusti, prati, rampicanti) può dunque svolgere un ruolo importante nel raffrescamento delle aree urbanizzate grazie soprattutto al processo dell’evapotraspirazione e all’ombreggiamento. Oltre ai positivi effetti termici, tuttavia, il verde può offrire molti altri servizi e vantaggi all’ambiente urbano, tali da renderlo di gran lunga la prima opzione. Il verde rende più gradevoli, vivibili e accoglienti le nostre case e le nostre città; le foglie degli alberi, grazie al fenomeno della deposizione secca, assorbono e riducono alcuni inquinanti atmosferici; alberi e siepi contribuiscono significativamente ad attenuare il rumore; gli alberi immagazzinano carbonio ed il legno derivante dalla loro gestione può essere valorizzato economicamente; la vegetazione insieme ai suoli naturali permeabili mitigano l’impatto delle piogge violente.

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Unsplash/Fabio Tura

Nel tempo innumerevoli studi si sono occupati di misurare quantitativamente gli effetti della vegetazione, il modo migliore per sfruttarne i vantaggi e valutarne gli aspetti economici, giungendo alla conclusione che i benefici sopravanzano quasi sempre i costi. Per esempio, le aree aperte alberate possono essere più fresche fino a 5°C rispetto a quelle prive di vegetazione, i muri ombreggiati possono avere una temperatura inferiore di 10-25°C rispetto ai muri esposti alla radiazione solare. La scelta di una specie vegetale, naturalmente, dovrà cadere fra quelle più adatte al clima locale e, soprattutto fra quelle più resistenti all’ostile ambiente urbano; possono essere privilegiate, ad esempio, specie a crescita veloce e specie resistenti alla siccità, o alberi che richiedono poche potature. Nelle zone a clima temperato la scelta cadrà principalmente su piante decidue, le quali  in inverno lasceranno passare gran parte della la radiazione solare schermandola invece nei mesi caldi. Gli alberi più grandi dovrebbero essere piantati di preferenza sul lato occidentale e orientale dell’abitazione (per schermare i muri dai raggi obliqui del sole), riservando il lato settentrionale, eventualmente, a piante sempreverdi in grado di attenuare i venti freddi.

E se l’angusto spazio cittadino non è adatto ad ospitare alberi, ad esempio perché la terra è scarsa? In questo caso restano almeno due opzioni: si potrà puntare su specie rampicanti, magari a crescita veloce e decidue, come il parthenocissus della foto sopra, la classica “vite del Canada”, oppure ricorrere a un tetto verde. Un tetto verde è composto da un buon rivestimento impermeabilizzante e coibentante coperto da un substrato appositamente studiato per ospitare le radici della vegetazione, che normalmente sarà costituta da erbacee perenni o al massimo piccoli arbusti. Il tetto verde resterà più fresco se sarà dotato di un impianto di irrigazione e, naturalmente, sarà anche in grado di trattenere il calore della casa durante la stagione fredda. Come nel caso degli alberi, anche i tetti verdi potrebbero offrire vantaggi a tutta la comunità se tale soluzione venisse adottata su larga scala. E’ stato calcolato, ad esempio, che una città come Toronto potrebbe essere più fresca fino a 2 gradi se il 50% dei tetti fosse di tipo verde con irrigazione.

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Un addetto spruzza un rivestimento rinfrescante su un tetto orizzontale. Fonte: U.S. EPA

Dotarsi di un tetto verde, naturalmente, non è proprio da tutti: una scelta così impegnativa potrà essere valutata soprattutto per una nuova costruzione o per un intervento di ristrutturazione radicale. Una strategia più abbordabile può allora essere quella di far ricorso a un “cool roof”. Il termine, che in italiano suonerebbe come “tetto fresco”, richiama il familiare paesaggio mediterraneo e i suoi villaggi di case bianche. Di fatto un cool roof sarà proprio un tetto costruito con materiali chiari altamente riflettenti, studiati per riflettere sia la componente visibile della radiazione solare, sia la componente infrarossa, oltre a possedere una buona emittanza. Questi materiali durante i calori estivi possono rimanere più freschi di 28-33°C rispetto a quelli tradizionali. I tetti “normali”, infatti, assorbono dall’85 fino al 95% dell’energia solare incidente, mentre i cool roofs più efficienti sono in grado di assorbirne anche meno del 35%, riflettendo il resto. Come mostra la foto sopra è anche possibile trasformare un tetto tradizionale in un cool roof in modo veloce, semplicemente spruzzando un apposito strato di rivestimento rinfrescante (che sarà senz’altro di colore chiaro) sulla copertura già esistente.

Lorenzo Danieli

Sono nato a Como nel 1971 e ancora oggi risiedo nei pressi del capoluogo lariano. Dopo la maturità scientifica ho studiato fisica all’Università degli Studi di Milano, dove mi sono laureato con una tesi di fisica dell’atmosfera. La passione per la meteorologia è nata quando ero un ragazzino e si è trasformata successivamente nella mia professione. Con il tempo sono andati crescendo in me l’interesse per la natura e per tutte le tematiche legate all’ambiente, fra le quali le cause e le conseguenze del cambiamento climatico.

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