Clima e mercati finanziari

Banche in fuga dall’alleanza per il clima dopo l’elezione di Trump

Dopo la defezione dei giganti della finanza USA, anche la britannica HSBC si è sfilata dall'alleanza delle banche per il net zero

Sono sempre di più le istituzioni finanziarie che stanno abbandonando l’Alleanza delle banche per il net zero (NZBA), coalizione nata per allineare le attività del settore bancario agli obiettivi climatici globali. Dopo l’uscita a catena dei colossi statunitensi, registrata in seguito dell’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, anche la banca britannica HSBC si è sfilata dall’iniziativa, che pure aveva contribuito a lanciare nel 2021 in occasione della COP26, ospitata proprio dal Regno Unito a Glasgow. HSBC è la prima banca britannica ad abbandonare l’alleanza, e il timore è che possa aprire la strada anche a nuove defezioni europee.

Dagli Stati Uniti all’Europa: fuga dal net zero

HSBC ha motivato la sua uscita affermando che l’alleanza ha ormai «svolto il suo compito» nel fornire un quadro guida, e che ora intende sviluppare una propria strategia di transizione. Ma il contesto parla chiaro: la defezione si inserisce in una scia già tracciata da giganti statunitensi come JPMorgan, Goldman Sachs, Citigroup, Morgan Stanley, Wells Fargo e Bank of America. Tutti nomi pesanti della finanza globale, a cui a inizio anno si sono aggiunte anche le principali banche canadesi e istituti giapponesi.

A pesare è la pressione politica esercitata dal nuovo governo Trump, ostile a ogni vincolo climatico. In diversi Stati repubblicani, le autorità hanno avviato azioni legali contro le banche – colpevoli, a loro dire, di “collusione” contro il settore fossile. Il risultato? Un progressivo disimpegno delle banche statunitensi da qualsiasi impegno collettivo per il clima.

Tra greenwashing e retromarcia climatica
In realtà, molte delle banche che hanno lasciato l’alleanza avevano già posizioni contraddittorie: continuavano a finanziare massicciamente carbone, petrolio e gas pur aderendo a un’iniziativa che, almeno sulla carta, chiedeva di allinearsi agli 1,5 °C. Nel 2023, secondo “Banking on Climate Chaos”, 42 delle 60 banche più attive nel finanziamento ai combustibili fossili facevano parte dell’Alleanza delle banche per il net zero. Tra queste, le sei statunitensi oggi in fuga hanno erogato insieme oltre 1.800 miliardi di dollari a società fossili in otto anni.

HSBC, dal canto suo, aveva già fatto marcia indietro a febbraio, posticipando di vent’anni alcuni target climatici e modificando il piano bonus del CEO in senso meno “verde”. Più che una svolta strategica, l’uscita dalla NZBA suona come la conferma di un disimpegno già in corso.

Un’occasione per l’Europa?

Nonostante il colpo, la crisi dell’Alleanza potrebbe anche aprire nuove possibilità. Alcune banche europee – come Crédit Agricole, Société Générale e Triodos – hanno ribadito il proprio sostegno all’iniziativa e chiedono ora regole più ambiziose. Libere dal freno americano, le istituzioni finanziarie più coerenti con gli obiettivi climatici potrebbero rilanciare l’Alleanza delle banche per il net zero come una vera “coalizione dei volenterosi”.

Ma per farlo servono standard chiari, obiettivi vincolanti e una netta presa di distanza dal greenwashing. Se invece prevarrà l’approccio blando e volontaristico, la coalizione rischia di diventare un contenitore vuoto. E il tempo, sul fronte climatico, è già abbondantemente scaduto.

 


NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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