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Futuro senza miniere? Come la fine delle attività estrattive cambierebbe il mondo

L’estrazione di minerali e combustibili è una delle attività più antiche dell’umanità, essenziale per alimentare il mondo moderno, ma causa anche gravi danni ambientali. Cosa accadrebbe se decidessimo di porre fine a questa pratica? Sebbene improbabile, questo scenario ci offre l’opportunità di riflettere su quanto siamo dipendenti dall’estrazione di risorse e su come potremmo utilizzare meglio i materiali disponibili.

L’estrazione di nuove risorse è ancora più economica del riciclo e, come risultato, l’industria mineraria continua a crescere. Attualmente, il consumo medio annuo di materiali grezzi è di 17 tonnellate a persona nei paesi a medio reddito e di 26 tonnellate nei paesi a reddito elevato. Il settore minerario copre un’area globale di almeno 100.000 km², e si stima che la superficie reale sia ancora maggiore, considerando le miniere non ufficialmente riportate.

Se le attività estrattive si fermassero, l’impatto immediato si farebbe sentire sull’occupazione, con la perdita di circa 4 milioni di posti di lavoro diretti e oltre 100 milioni di lavoratori artigianali, che dipendono dalle miniere su piccola scala, rimarrebbero senza mezzi di sostentamento. Ciò creerebbe città fantasma in regioni dipendenti da queste attività, come l’Australia rurale, dove le comunità sono nate attorno alle miniere.

Crisi energetica e collasso delle infrastrutture

Il primo settore a risentirne sarebbe quello energetico. Con il 35% dell’energia mondiale che dipende dal carbone, una cessazione improvvisa dell’estrazione porterebbe a una crisi energetica globale, con blackout frequenti e instabilità nelle reti elettriche, specialmente nei paesi come la Cina e il Sudafrica che dipendono fortemente dal carbone. Altre fonti di energia, come il gas naturale, si esaurirebbero in poche settimane, causando disagi nella produzione di plastica e nella costruzione di nuove infrastrutture.
In pochi mesi, la carenza di metalli come il rame, essenziale per l’elettronica, paralizzerebbe settori chiave come l’industria automobilistica e farmaceutica. L’aumento vertiginoso dei prezzi dei metalli potrebbe anche incentivare il furto di materiali riciclati da infrastrutture esistenti. Questo scenario metterebbe in luce quanto la società moderna dipenda da una manciata di metalli per il suo funzionamento.

Impatti a lungo termine e opportunità per il riciclo

Sebbene i combustibili fossili verrebbero esauriti rapidamente, le energie rinnovabili diventerebbero fondamentali. Tuttavia, paradossalmente, l’espansione delle energie rinnovabili richiede grandi quantità di materiali estratti, come il cobalto e il nichel per le batterie, o il neodimio per le turbine eoliche. La transizione verso un’economia basata esclusivamente sulle energie rinnovabili sarebbe fortemente limitata dalla scarsità di metalli.

Il riciclo diventerebbe quindi una priorità. Attualmente, alcuni metalli sono riciclati in misura significativa, ma molti altri, come le terre rare, sono ancora difficili da recuperare. Questo scenario porterebbe a una corsa alla ricerca di nuove tecnologie di riciclo, ma anche di materiali alternativi che possano sostituire i metalli estratti.

La fine improvvisa dell’estrazione mineraria sconvolgerebbe l’economia globale e causerebbe enormi disagi sociali e ambientali. Tuttavia, immaginare questo scenario ci aiuta a comprendere quanto dipendiamo dalle risorse non rinnovabili e ci invita a ripensare il nostro rapporto con i materiali, promuovendo il riciclo e l’adozione di soluzioni più sostenibili. In un futuro in cui le risorse diventeranno sempre più scarse, sarà cruciale sviluppare nuovi metodi per produrre, nuovi modi di consumare affinché sia garantita la sopravvivenza della nostra società e del nostro Pianeta.

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