Clima

Disuguaglianze e clima: perché il riscaldamento globale non colpisce tutti allo stesso modo

Il cambiamento climatico è una realtà sempre più evidente: eventi estremi, ondate di calore, siccità, alluvioni e innalzamento del livello del mare stanno trasformando il nostro pianeta. Ma quello che spesso si dimentica è che provoca delle disuguaglianze, ovvero non tutti sono colpiti allo stesso modo.

Il riscaldamento globale ha un impatto molto più pesante su alcune persone, popolazioni e Paesi rispetto ad altri, e purtroppo questo accentua ancora di più le disuguaglianze sociali ed economiche già esistenti.
Secondo il report 2023 dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) , i Paesi a basso reddito sono i più
vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, nonostante siano tra i meno responsabili delle emissioni globali di gas serra. Il continente africano, ad esempio, contribuisce solo per il 3% alle emissioni globali di CO₂, ma subisce già le conseguenze più gravi, come desertificazione, scarsità d’acqua e riduzione della produzione agricola. Anche all’interno dei singoli Paesi, le comunità più povere e marginalizzate sono le più esposte ai danni ambientali. Chi vive in abitazioni precarie, in aree industriali o in regioni rurali isolate ha meno possibilità di proteggersi da eventi estremi come uragani, incendi o alluvioni. Inoltre, ha purtroppo un accesso limitato a servizi sanitari, infrastrutture sicure e supporti economici per affrontare emergenze.

In contrasto, le popolazioni più ricche hanno più strumenti per adattarsi: possono permettersi case sicure, sistemi di climatizzazione, assicurazioni, spostarsi in luoghi meno a rischio o investire in soluzioni sostenibili. Questo
crea una frattura molto profonda: chi ha meno risorse soffre di più, anche se ha inquinato di meno, mentre chi ha contribuito maggiormente all’emergenza climatica riesce spesso a evitarne gli effetti peggiori.
Un altro aspetto preoccupante è che il cambiamento climatico può aggravare la povertà, creando un circolo vizioso. Secondo la Banca Mondiale, entro il 2030 oltre 130 milioni di persone rischiano di finire in
povertà estrema a causa del riscaldamento globale. I motivi sono molti: la perdita di raccolti, l’aumento dei prezzi dei beni alimentari, la scarsità d’acqua e i danni alle infrastrutture.

Le disuguaglianze colpiscono anche i generi, sì è proprio così! Le donne, in molte regioni del mondo, sono più esposte agli effetti del clima perché spesso hanno un ruolo centrale nella gestione delle risorse naturali (come
l’acqua e il cibo)e sono meno coinvolte nei processi decisionali. Come indica il rapporto delle Nazioni Unite sulla parità di genere e clima, le donne rappresentano il 70% della popolazione povera globale e hanno meno
accesso a risorse, istruzione e credito per adattarsi ai cambiamenti. Anche le giovani generazioni sono tra le più penalizzate; i bambini che nascono oggi vivranno più eventi climatici estremi rispetto ai loro nonni.
Secondo uno studio pubblicato su Science subiranno infatti più ondate di calore, più inondazioni, più siccità, con conseguenze anche psicologiche oltre che fisiche ed economiche.

Di fronte a tutto questo, la giustizia climatica diventa una vera priorità, non basta dunque ridurre le emissioni: bisogna farlo in modo equo, tenendo conto delle responsabilità storiche e della capacità dei Paesi di intervenire. Le nazioni più ricche hanno promesso di finanziare la transizione ecologica dei Paesi in via di sviluppo con 100 miliardi di dollari all’anno, ma queste promesse non sono state ancora pienamente mantenute, come denuncia il
report del Climate Policy Initiative. La vera sfida è costruire un futuro sostenibile e giusto, in cui la lotta al
cambiamento climatico non lasci indietro nessuno. Il riscaldamento globale è un problema comune, ma le sue conseguenze non sono uguali per tutti. Solo riconoscendo queste differenze possiamo affrontare davvero la crisi climatica con responsabilità e maggiore solidarietà.

 

Redatto da Martina Hamdy

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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