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Pralognan-la-Vanoise in Francia rischia di essere inondato da un lago glaciale

Un lago proglaciale formato dallo scioglimento dei ghiacciai incombe su Pralognan-la-Vanoise. Le autorità studiano opere di messa in sicurezza per ridurre il rischio di piene improvvise legate alla crisi climatica.

Nel cuore delle Alpi francesi, sopra Pralognan-la-Vanoise, si è formato un lago di origine glaciale che desta preoccupazione per la stabilità degli accumuli d’acqua e dei versanti. La combinazione di temperature estive elevate, ondate di calore sempre più intense e una stagione di ablazione prolungata sta accelerando lo arretramento dei ghiacciai e la formazione di bacini effimeri in quota. In questo contesto, i tecnici stanno lavorando a un progetto per limitare il rischio di svuotamento rapido del bacino – un fenomeno noto come GLOF (Glacial Lake Outburst Flood) – e per proteggere il fondovalle e l’abitato. L’intervento punta su monitoraggio, drenaggi controllati e barriere di contenimento, in linea con le pratiche di prevenzione oggi adottate nell’arco alpino.

Che cos’è un lago proglaciale e perché può essere instabile

I laghi proglaciali si formano per accumulo di acqua di fusione dietro soglie moreniche o porzioni di ghiaccio relitto. In presenza di precipitazioni intense, bruschi rialzi termici o crolli di seracchi, la pressione idrostatica può aumentare rapidamente, innescando un tracollo della diga naturale e la conseguente piena improvvisa. Il rischio è accresciuto da estati sempre più calde, che favoriscono un elevato deflusso diurno e la comparsa di acqua di fusione in grandi volumi. In vallate strette come quelle della Vanoise, onde di piena veloci possono trasportare detriti, massi e fango, con effetti potenzialmente severi per infrastrutture, sentieri e aree abitate.

Il contesto climatico alpino: caldo, ablazione e fusione accelerata

Negli ultimi anni l’arco alpino ha registrato estati più lunghe e calde, con episodi di ondata di calore e quote dello zero termico spesso oltre i 4.000 metri. Ciò intensifica lo scioglimento nevoso e la fusione dei ghiacciai, riduce l’albedo e prolunga il periodo di ablazione. La diminuzione della copertura nevosa stagionale lascia esposti i ghiacci, accelerando la perdita di massa e favorendo la formazione di laghi glaciali dietro cordoni morenici. Questo quadro rende più frequenti condizioni favorevoli a rigonfiamenti rapidi dei bacini e a possibili svuotamenti catastrofici.

Monitoraggio e allerta: come si riduce il rischio

Il progetto in corso punta su un sistema integrato di sorveglianza e opere mirate. Tra le misure più efficaci figurano: rilievi topografici e batimetrici periodici per stimare il volume del lago glaciale; sensori di livello e temperatura; telerilevamento e fotogrammetria per controllare l’evoluzione di sponde moreniche e fronti di ghiaccio; reti di allerta rapida collegate alla protezione civile locale. In parallelo, sono previsti canali di drenaggio controllato e soglie di scarico che consentono di abbassare progressivamente il livello dell’acqua nelle fasi più critiche, riducendo la pressione sulla diga naturale. In caso di necessità, barriere provvisorie e vasche di laminazione possono attenuare la piena lungo il reticolo idrografico.

Opere in quota e protezione del fondovalle

Intervenire in ambiente d’alta montagna richiede soluzioni leggere e adattabili. Dove possibile, si privilegiano sifonamenti e condotte a gravità per lo scarico graduale, insieme a rinforzi mirati delle sponde moreniche. Nel fondovalle, la priorità è la protezione dei centri abitati e delle vie di comunicazione con arginature, ricalibrazione degli alvei e manutenzione dei deflettori. Esercitazioni periodiche, piani di evacuazione e informazione ai residenti e ai visitatori completano il quadro, soprattutto nei periodi di massima fusione legati a caldo estremo.

Estate e meteo locale: fattori che incidono sul rischio

Nelle fasi estive caratterizzate da temperature elevate e temporali di calore, il deflusso può aumentare nell’arco di poche ore, facendo salire il livello del lago. Anche il vento caldo in quota e le piogge intense su suoli già saturi possono accelerare l’afflusso e destabilizzare le sponde. L’osservazione ravvicinata dell’evoluzione di ghiacciai, nevato residuo e condizioni del permafrost è fondamentale per anticipare eventuali criticità e modulare i piani di emergenza.

Uno sforzo coordinato per la sicurezza in montagna

Il progetto in corso sopra Pralognan-la-Vanoise rappresenta un tassello di un più ampio impegno per la sicurezza nelle aree di alta quota dell’arco alpino. L’integrazione tra monitoraggio scientifico, infrastrutture leggere di drenaggioallerta meteo e pianificazione territoriale consente di ridurre il rischio residuo, proteggendo comunità, escursionisti e patrimonio naturale in un contesto di cambiamento climatico che rende la gestione dei ghiacciai alpini sempre più cruciale.


NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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