Dighe di sabbia: come l’Olanda combatte l’innalzamento del mare

I Paesi Bassi sono un esempio di come affrontare le difficoltà legate all’acqua, grazie alla loro capacità di trovare soluzioni molto innovative. Essendo una nazione in cui un terzo del territorio si trova sotto il livello del mare, il cambiamento climatico e l’innalzamento del livello degli oceani rappresentano una vera minaccia per il territorio. Per affrontare questo problema, il paese ha sviluppato nuove strategie per la protezione delle coste, tra cui le dighe di sabbia, un’innovazione che sarebbe bello venisse adottata in futuro anche in altre parti del mondo.
Non si tratta di strutture convenzionali in cemento, ma di vere e proprie barriere naturali realizzate con grandi quantità di sabbia prelevata dal fondo marino e distribuita lungo le coste. Questa tecnica permette di creare nuove spiagge e dune, che non solo proteggono le aree interne dalle inondazioni, ma forniscono anche un habitat essenziale per la flora e la fauna locale, un’idea che dunque sposa sia la risoluzione del problema che il rispetto per l’ambiente.
Un esempio significativo è il “Sand Motor”, una gigantesca penisola artificiale costruita nel 2011 vicino a L’Aia, secondo il report di www.deltares.nl, questa struttura ha distribuito circa 21,5 milioni di metri cubi di sabbia lungo la costa, garantendo un’efficace protezione ed un supporto ecologico resistente per un intero decennio.
Il vantaggio principale delle dighe di sabbia risiede nella loro capacità di adattarsi nel tempo; a differenza delle barriere rigide, la sabbia viene spostata naturalmente dalle correnti e dal vento, distribuendosi lungo la costa e rinforzando in maniera naturale le aree più vulnerabili del territorio. Questa soluzione consente sicuramente una manutenzione più economica ed una maggiore integrazione con gli ecosistemi marini già esistenti. Dal rapporto di www.eea.europa.eu emerge infatti che queste tecniche “naturali” non solo riducono i costi a lungo termine, ma offrono benefici proprio in termini di biodiversità.
Purtroppo però le dighe di sabbia non sono sufficienti per affrontare l’accelerazione dell’innalzamento del livello del mare causato dall’ormai evidente cambiamento climatico. Gli scienziati avvertono che, entro il 2100, il livello degli oceani potrebbe salire fino a 1 metro, mettendo a rischio non solo i Paesi Bassi, ma anche tanti altri paesi.
Oltre alle dighe di sabbia, i Paesi Bassi hanno sviluppato sistemi di protezione avanzati come ad esempio il Maeslantkering, un divisorio mobile situato a Rotterdam: questa struttura, lunga 210 metri, è progettata per chiudersi automaticamente in caso di mareggiate, proteggendo una delle aree portuali più importanti del mondo. Dal rapporto di rijksoverheid.nl emerge che il sistema ha già evitato danni miliardari in almeno tre occasioni dal 1997, dimostrando quindi l’efficacia di questo sistema che unisce appunto tecnologia e natura.
Un ulteriore aspetto innovativo è l’uso di tecnologie digitali per monitorare in tempo reale lo stato delle coste e delle barriere protettive: sensori e droni vengono impiegati per analizzare i movimenti della sabbia, rilevare erosioni e prevedere potenziali e future criticità. Grazie a questo sistema di monitoraggio è possibile consentire interventi tempestivi e mirati, riducendo al minimo gli eventuali rischi.
Le dighe di sabbia rappresentano un esempio davvero straordinario di come l’ingegneria possa collaborare perfettamente con la natura per affrontare le sfide ambientali. Ovviamente il loro successo dipende dall’integrazione con altre strategie, dalla riduzione delle emissioni globali e dalla cooperazione internazionale. I Paesi Bassi, nel loro, stanno sicuramente dimostrando che con innovazione e previdenza, è possibile convivere con il cambiamento climatico, cercando di trasformare una minaccia in un’opportunità per costruire un futuro più sostenibile.
Redatto da Martina Hamdy