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Emissioni auto, il Parlamento UE concede più tempo alle case automobilistiche: nuova flessibilità sulle regole CO₂

Il Parlamento europeo ha approvato una modifica che offre alle case automobilistiche più tempo per rispettare i nuovi obiettivi di riduzione della CO₂, introducendo una media triennale delle emissioni dal 2025 al 2027. La decisione, pensata per sostenere l’industria europea in ritardo sull’elettrico, suscita polemiche da parte delle ONG ambientali.

Il Parlamento europeo ha dato il via libera a una modifica cruciale sulle regole relative alle emissioni di CO₂ per il settore automotive, offrendo una maggiore flessibilità ai produttori di auto. La nuova norma consente alle case automobilistiche di calcolare la media delle proprie emissioni su tutto il triennio 2025-2027, evitando così sanzioni pesanti già dal 2025. Questa decisione, approvata con una larga maggioranza, mira a dare respiro all’industria automobilistica europea, che fatica a tenere il passo con la transizione verso l’auto elettrica rispetto a Cina e Stati Uniti.

Obiettivi di riduzione CO₂: cosa cambia per i produttori

Con questa modifica al regolamento UE sui target CO₂, i costruttori potranno rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni calcolando la media su tre anni anziché essere vincolati ai risultati annuali. Dal 2025 al 2027, il limite resta una diminuzione del 15% rispetto ai livelli del 2021, ma la verifica avverrà su base triennale. In pratica, le case automobilistiche potranno compensare eventuali sforamenti iniziali con miglioramenti futuri, posticipando il rischio di sanzioni e guadagnando tempo prezioso per adeguarsi ai nuovi standard tecnici e di mercato.

Le motivazioni dietro la flessibilità: industria europea sotto pressione

La scelta di Bruxelles nasce dal riconoscimento delle difficoltà che l’industria europea dell’auto sta affrontando nella transizione ecologica. La concorrenza dei produttori cinesi e americani, molto più avanti nella produzione di veicoli elettrici e batterie, mette a rischio la competitività dei marchi europei. Secondo i promotori della modifica, la flessibilità triennale permetterà agli investimenti in mobilità sostenibile e tecnologie a basse emissioni di dare risultati concreti senza penalizzare eccessivamente le aziende in questa fase delicata.

Le critiche delle ONG: un regalo alle lobby, penalizzata la lotta al cambiamento climatico

Non sono mancate le reazioni negative da parte delle ONG ambientaliste e degli attivisti per il clima. Organizzazioni come Transport & Environment hanno denunciato la scelta del Parlamento europeo come una vittoria delle lobby dell’automotive e un passo indietro rispetto agli obiettivi del Green Deal. Le ONG ricordano che i produttori hanno avuto ben sette anni per prepararsi alle nuove regole e che questa deroga rischia di rallentare la riduzione delle emissioni di gas serra, compromettendo il percorso verso la neutralità climatica entro il 2050. Il provvedimento, inserito nel pacchetto Fit for 55, resta comunque in attesa dell’ultima approvazione formale del Consiglio UE, anche se il via libera appare ormai scontato.

Prospettive future: tra competitività e sostenibilità

La nuova normativa europea sulle emissioni CO₂ rappresenta un compromesso tra la necessità di sostenere l’industria automobilistica e l’urgenza di agire contro il cambiamento climatico. Nei prossimi anni, la sfida sarà coniugare innovazione, investimenti in tecnologie pulite e tutela dell’occupazione, senza perdere di vista gli ambiziosi target di decarbonizzazione fissati dall’Unione europea.

Uno dei problemi più rilevanti è la mancanza di un piano strategico chiaro e ambizioso per il futuro delle auto elettriche in Europa. La maggior parte dei Governi europei sembra fare poco o nulla per facilitare il passaggio verso l’elettrico, mentre la Cina ha già conquistato la leadership nel settore, tanto nella produzione di auto quanto in quella di batterie e tecnologie. Le case automobilistiche europee sono in ritardo e senza un supporto deciso da parte dei Governi, il rischio di rimanere indietro è concreto. Questa mancanza di determinazione politica rappresenta una grave colpa dell’Europa, che rischia di perdere la competitività in un mercato in rapida evoluzione.

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