
Il rieletto presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato, per la seconda volta, il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima, suscitando una serie di reazioni a livello internazionale.
L’Unione Europea e il Regno Unito Rafforzano l’Impegno Climatico
L’annuncio del presidente Donald Trump nel gennaio 2025 di ritirare per la seconda volta gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi ha trovato una ferma risposta dall’Unione Europea e dal Regno Unito. Questi attori internazionali hanno ribadito il loro impegno per la cooperazione globale nella lotta al cambiamento climatico, sottolineando che l’azione collettiva è vitale per affrontare questa sfida comune.
Cina e India: Nuovi Leader nelle Negoziati Climatici
Con l’uscita degli Stati Uniti, Cina e India hanno visto un’opportunità di leadership nei negoziati climatici. Entrambi i paesi hanno dichiarato di voler intensificare i loro sforzi per ridurre le emissioni di gas serra, assumendo un ruolo guida nel promuovere soluzioni sostenibili a livello globale.
Preoccupazioni dal Gruppo Africano dei Negoziatori
Il Gruppo Africano dei Negoziatori ha espresso serie preoccupazioni riguardo alle conseguenze del ritiro degli Stati Uniti per le nazioni più vulnerabili. L’assenza di uno dei principali emettitori di carbonio potrebbe amplificare le difficoltà delle nazioni africane nel fronteggiare gli effetti devastanti del cambiamento climatico.
Iniziative Locali negli Stati Uniti per il Clima
Nonostante la decisione a livello federale, molti stati e città degli Stati Uniti hanno riaffermato il loro impegno a rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Questo atteggiamento riflette la consapevolezza dell’importanza delle azioni locali nella mitigazione del cambiamento climatico e nella promozione della sostenibilità.
Impatto sull’Azione Climatica Globale
Il ritiro degli Stati Uniti solleva preoccupazioni significative sulla capacità globale di contenere l’aumento della temperatura media mondiale. Esperti avvertono che senza l’impegno americano, limitare il riscaldamento globale diventa più complesso, soprattutto alla luce dell’aumento delle emissioni globali e della frequenza crescente di disastri naturali legati al clima.
“La decisione degli Stati Uniti potrebbe compromettere seriamente gli sforzi internazionali per affrontare il cambiamento climatico,” afferma un rapporto di Politico.
Mentre la decisione americana rappresenta una sfida per gli sforzi climatici globali, molti paesi e attori locali stanno rafforzando il loro impegno per affrontare la crisi climatica, riconoscendo l’urgenza di azioni collettive.
Una storia che si ripete
Anche nel precedente mandato l’amministrazione Trump annunciò l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima (ufficializzata nel 2020. ndr) e anche al tempo la risposta da parte di governi, organizzazioni e leader globali si mosse in direzione di un rafforzamento degli impegni per il clima.
L’Unione Europea intensificò i suoi sforzi per la neutralità climatica entro il 2050. Il Green Deal europeo è diventato un faro per la sostenibilità, con paesi come Francia e Germania che hanno criticato fortemente l’uscita degli USA. Anche la Cina aveva aumentato i suoi investimenti in energie rinnovabili, posizionandosi come leader globale nella lotta ai cambiamenti climatici. La Cina punta a diventare carbon neutral entro il 2060, un obiettivo ambizioso per il più grande emettitore di CO2 al mondo. L’India invece aveva continuato a sostenere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, puntando sull’energia rinnovabile per ridurre le emissioni di carbonio. Il governo indiano ha promosso ambiziosi piani di investimento nelle energie solari e eoliche, mirando a raggiungere 450 GW di capacità di energia rinnovabile entro il 2030. Nonostante l’uscita federale, anche nella precedente occasione, molti stati e città americane avevano riaffermato il loro impegno climatico. L’iniziativa “We Are Still In” vide la partecipazione di oltre 3.000 leader locali, tra cui governatori, sindaci e aziende, per rispettare l’Accordo di Parigi. Stati come California, New York e Washington hanno continuato a implementare politiche aggressive per ridurre le emissioni di gas serra, dimostrando che il cambiamento può avvenire a livello locale. Come sappiamo, nel 2021, il presidente Joe Biden aveva riportato gli Stati Uniti nell’Accordo di Parigi, segnalando un ritorno alla cooperazione internazionale. Questo passo ha rilanciato le politiche climatiche nazionali e ha rafforzato la fiducia nella capacità degli USA di guidare la lotta contro il cambiamento climatico. Secondo il World Resources Institute, il rientro degli USA avrebbe potuto ridurre le emissioni globali di CO2 di circa 1,5 gigatonnellate entro il 2030.