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Allarme microplastiche

È stata riscontrata la loro presenza nei crostacei che finiscono nelle nostre tavole

Un team di ricercatori e docenti del Dipartimento di Scienze della Vita e Ambiente dell’Università di Cagliari, in collaborazione con quelli dell’Università Politecnica delle Marche, ha condotto uno studio che rivela la presenza di microplastiche in 2 specie di crostacei, prelevati attorno alla Sardegna. Analizzando scampi e gamberi viola è stata riscontrata un’elevata contaminazione: 413 particelle sono state trovate nello scampo e 70 nel gambero. I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista Environmental Pollution. “Sono risultati allarmanti ma che non devono creare allarmismo, non sappiamo ancora, infatti, se la quantità ritrovata nello stomaco dei gamberi ma soprattutto negli scampi (sono crostacei scavatori, quindi tendono ad ingerire maggiormente le sostanze depositate nel fondo marino) possa causare danni all’organismo o all’uomo. Certo è che quelle microplastiche, che sembrano così distanti da noi, ci ritornano indietro in maniera subdola” queste le parole riportate all’ANSA di Alessandro Cau che ha firmato lo studio insieme a Claudia Dessì, Davide Moccia, Maria Cristina Follesa e Antonio Pusceddu.

Foto di Emilian Robert Vicol da Pixabay

“Ci stiamo chiedendo se gli scampi, in particolare, siano in grado di triturare quelle microplastiche che abbiamo trovato nel loro stomaco e che non sono riuscite a passare nel tratto digerente perché troppo grandi. In questo caso le particelle verrebbero reimmesse nel mare e nella catena alimentare di altre specie, nel caso contrario arriverebbero tutte sui nostri piatti”. Secondo l’Agenzia Europea sull’Ambiente la produzione di plastica ha avuto origine negli anni ’50 ed è aumentata in maniera esponenziale da 1,5 milioni di tonnellate l’anno all’attuale livello di 280 milioni di tonnellate l’anno. Ogni anno finiscono nei mari tra i 5 e i 13 milioni di tonnellate di plastica: una volta finita in acqua, si deteriora e i singoli polimeri si scindono in frammenti più piccoli, le microplastiche appunto. Tale fenomeno è dovuto a vari fattori microclimatici ed è accentuato dagli additivi chimici utilizzati durante la produzione. Nei crostacei presi in analisi, è stato trovato prevalentemente polietilene (PE, il principale costituente degli imballaggi e della plastica monouso) e polipropilene (PP, usato per i tappi delle bottiglie o le capsule del caffè).

Stefania Andriola

Lavoro in redazione da febbraio 2010. Mi piace definirmi “giornalista, scrittrice e viaggiatrice”. Adoro viaggiare, conoscere culture diverse; amo correre, andare in bicicletta, fare lunghe passeggiate ma anche leggere un buon libro. Al mattino mi sveglio sempre con un’idea: cercare di aggiungere ogni giorno un paragrafo nuovo e interessante al libro della mia vita e i viaggi riempiono le pagine che maggiormente amo. La meteorologia per me non è solo una scienza ma è una passione e un modo per ricordarmi quanto siamo impotenti di fronte alle forze della natura. Non possiamo chiudere gli occhi e dobbiamo pensare a dare il nostro contributo per salvaguardare il Pianeta. Bastano piccoli gesti.

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