Clima, inizio 2024 caldissimo per l’Italia: temperature mai così elevate negli ultimi 65 anni
Grandi differenze tra Nord ed estremo Sud invece sulle precipitazioni: piogge abbondanti al Nord mentre insiste la siccità in Sicilia
Il primo trimestre del 2024 è il più caldo degli ultimi 65 anni per l’Italia e uno dei più piovosi, ma solo per alcuni settori del Paese: se Nord, regioni tirreniche e Sardegna hanno ricevuto precipitazioni abbondanti, in controtendenza rispetto agli anni precedenti, in Sicilia il deficit è del -14%.
Marzo 2024 chiude un trimestre caldissimo, piovoso al Nord e siccitoso in Sicilia
Marzo ha mostrato più o meno le medesime caratteristiche di febbraio, che hanno dato luogo a un altro mese molto caldo e decisamente piovoso. L’anomalia di +1.8°C rispetto alla media del trentennio 1991-2020 è la 2^ più elevata dopo il record di +2.3°C del 2001 e contribuisce, insieme ai valori eccezionali dei primi due mesi dell’anno, a portare il primo trimestre del 2024 al 1° posto fra i più caldi della serie storica con +2.1°C di scarto dalla media.
Non sono stati osservati nuovi record di temperatura, perlomeno nella rete ufficiale di stazioni meteorologiche Enav/AM; tuttavia, l’elevata anomalia mensile è scaturita da frequenti afflussi di aria subtropicale che hanno contribuito a mantenere quasi costantemente le temperature oltre la norma, eccetto durante due brevi fasi più fresche, una intorno al giorno 8, l’altra intorno al 25 quando gli affondi di aria polare si sono rivelati particolarmente efficaci, tanto da riportare i valori di temperatura vicini alla norma o addirittura sotto.
Le abbondanti precipitazioni del mese, che hanno riguardato in maniera particolare il Nord, le regioni tirreniche e la Sardegna, hanno determinato un’anomalia pari a +84%. Si tratta dell’ottavo valore più elevato degli ultimi 65 anni e, proprio come è avvenuto in febbraio, con gli accumuli più vistosi al Nord-Ovest dove l’esubero di pioggia ammonta a +241% che è il più alto valore per il mese di marzo relativo a quest’area.
Accumuli piuttosto elevati sono stati osservati anche sull’Appennino settentrionale e intorno al settore prealpino orientale. In diverse aree lungo il medio-basso Adriatico, all’estremo Sud e in Sicilia, invece, il bilancio mensile presenta un segno negativo in controtendenza rispetto al resto del Paese. Si distinguono sostanzialmente due periodi piovosi, il primo dall’inizio del mese fino al giorno 12, il secondo dal 26 a fine mese, intervallati da una lunga fase anticiclonica stabile, a parte un veloce e modesto passaggio perturbato tra il 18 e il 19.
Fra le 14 perturbazioni transitate nel corso del mese, alcune si sono rivelate alquanto intense e accompagnate da forti precipitazioni anche sotto-forma di abbondanti nevicate sulle Alpi, specialmente a quote di media e alta montagna e in particolare nel settore centro-occidentale dell’arco alpino, con grande beneficio del Po e dei suoi affluenti che, a differenza delle situazioni critiche osservate negli ultimi anni, potranno essere alimentati nei prossimi mesi anche dall’acqua stoccata in questo spesso manto nevoso.
Differente è la situazione sui rilievi del Centro-Sud dove la disponibilità idrica dai nevai risulta molto bassa, con anomalie molto negative rispetto alla media; in effetti, le temperature quasi costantemente elevate non hanno permesso nevicate significative su queste montagne, in particolare lungo l’Appennino.
A tal proposito, sono sicuramente da segnalare le notevoli “sciroccate” che hanno caratterizzato la fase perturbata di fine mese, proprio nel periodo pasquale, responsabili non solo dell’impennata delle temperature su livelli estivi al Centro-Sud (massime intorno ai 30°C in Sicilia, Calabria e coste abruzzesi), ma anche del trasporto di notevoli quantità di polvere desertica dal Sahara verso l’Italia e il continente europeo fin sui Paesi nordici.
Il dato relativo alle piogge di marzo, infine, determina un ulteriore incremento dell’anomalia pluviometrica positiva da inizio anno che sale a +51% a livello nazionale, ma con differenze piuttosto ampie fra gli accumuli abbondanti al Nord e sulle regioni occidentali, rispetto ai dati più contenuti nel resto d’Italia.
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