InquinamentoItalia

Coronavirus, di quanto è realmente calato l’inquinamento in tempi di lockdown

Il calo dell'inquinamento non ci insegna che la pandemia ha dei lati positivi, ci insegna che le azioni hanno delle conseguenze tangibili ed è una cosa che ci dovremo ben ricordare quando l'emergenza sarà finita

L’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Coronavirus Covid-19 ha portato all’adozione di misure di contenimento stringenti per un numero sempre maggiore di stati. La maggior parte degli aspetti sulla diffusione di questo nuovo virus sono ancora oggetto di analisi e discussione da parte della comunità scientifica, tra questi la possibile correlazione tra inquinamento e diffusione del virus, si può invece attestare di quanto effettivamente le misure di lockdown stiano incidendo sulla qualità dell’aria.  

I dati arrivano dall’European Environment Agency e confermano notevoli riduzioni delle concentrazioni di inquinanti atmosferici laddove siano state adottate misure stringenti per il contenimento del Covid-19.  La riduzione del traffico e di altre attività delle città in lockdown ha, in alcuni casi, dimezzato le concentrazioni di biossido di azoto.

Si considera il biossido di azoto anziché il particolato atmosferico (PM10; PM2.5) in quanto il biossido di azoto (NO2) è l’inquinante atmosferico che più rapidamente risponde alle variazioni delle emissioni. Il biossido di azoto viene prodotto da tutti i processi di combustione, compresi quelli derivanti dal traffico provocato dal trasporto su strada, primo escluso dalle misure di lockdown. Resiste per poco tempo sospeso in atmosfera, meno di un giorno, prima di depositarsi al suolo o reagire con altri gas presenti in atmosfera. Perciò questo inquinante viene rilevato quando è vicino alla sua fonte, sia essa il traffico, le centrali termoelettriche, il riscaldamento domestico o le industrie.

I dati dell’EEA sono stati misurati ogni ora, al suolo e in circa 3.000 stazioni di monitoraggio in tutti i paesi europei.

A Milano, le concentrazioni medie di biossido di azoto nelle ultime quattro settimane sono state inferiori di almeno il 24% rispetto alle quattro settimane precedenti quest’anno. La concentrazione media durante la settimana del 16-22 marzo è stata del 21% inferiore rispetto alla stessa settimana del 2019.

A Bergamo, c’è stato un costante declino dell’inquinamento da NO2 nelle ultime quattro settimane. La concentrazione media durante la settimana del 16-22 marzo è stata quasi la metà  (- 47% ) rispetto alla stessa settimana del 2019.

A Roma, le concentrazioni medie di NO2  nelle ultime quattro settimane sono state inferiori del 26-35% rispetto alle stesse settimane del 2019.

La tendenza alla diminuzione appartiene anche alle città europee che hanno adottato le misure di lockdown durante la settimana del 16-22 marzo. A Barcellona, ​​i livelli medi di NO2  sono diminuiti del 40% nel giro di una settimana. Rispetto alla stessa settimana del 2019, la riduzione è stata del 55%. A Madrid, i livelli medi di NO2  sono diminuiti del 56% da una settimana a quella successiva. Rispetto alla stessa settimana del 2019, la riduzione è stata del 41%. Stesso trend per Lisbona, dove i livelli medi di NO2  sono diminuiti del 40% da una settimana a quella successiva. Rispetto alla stessa settimana del 2019, la riduzione è stata del 51%.

Il calo dell’inquinamento non ci insegna che la pandemia ha dei lati positivi: ci insegna che le nostre azioni quotidiane hanno delle conseguenze tangibili sul sistema in cui viviamo ed è una cosa che ci dovremo ben ricordare quando l’emergenza sarà finita, per migliorare il nostro stile di vita e diminuirne l’impatto. Niente di questo mondo ci è indifferente e il rapporto causa-effetto si verifica per tutto ciò che facciamo. Quando l’epidemia sarà terminata dovremo ricordarci di come l’adozione di misure e i comportamenti individuali possano portare degli effetti concreti. Dobbiamo ambire a nuove strategie, che fortunatamente non saranno divieti di emergenza per contenere una pandemia, ma potranno essere un insieme misure studiate per portare le nostre abitudini e la produttività in una direzione di sostenibilità sociale e ambientale, capaci di migliorare la nostra vita.

La scarsa qualità dell’aria, non è un fattore di poco conto, continua a danneggiare la salute umana e l’ambiente, rendendoci più vulnerabili anche in caso di nuove malattie infettive, come il coronavirus. La scarsa qualità dell’aria è un rischio per la salute calcolato, provoca circa 400 000 decessi prematuri in Europa ogni anno.

Leggi anche:

Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

Articoli correlati

Back to top button