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Allarme Coldiretti: «Po a secco come ad agosto»

In occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua, la Coldiretti ha effettuato un monitoraggio sul livello del fiume Po: è allarme siccità

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua la Coldiretti ha effettuato un monitoraggio sul livello del fiume Po. Il risultato è preoccupante: il fiume più grande d’Italia è in secca con lo stesso livello idrometrico di agosto 2020. La causa è ovviamente la siccità provocata dall’ormai prolungata assenza di precipitazioni al Nord. Piogge che continueranno a latitare anche nei prossimi giorni.

Giornata Mondiale dell’Acqua, anche il fiume Po soffre i cambiamenti climatici

La Coldiretti sottolinea che la situazione del Po è la conferma dei cambiamenti climatici in atto. L’ennesima dimostrazione arriva dalla forte ondata di maltempo di stampo invernale che sta interessando l’Italia in questi giorni, con giornate soleggiate al Nord, pioggia e neve a bassa quota al Sud.

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Tornando al fiume Po, la Coldiretti ha rilevato un livello idrometrico di -2,6 metri al Ponte della Becca: in pratica lo stesso di agosto 2020. La situazione di magra si registra in tutti i principali fiumi del bacino come l’Enza, che è vicino al minimo storico, o il fiume Savio. La carenza idrica riguarda anche il lago di Como, che a Malgrate si trova sotto la media del periodo con un livello di riempimento del 12%.

Siccità al Nord, a rischio numerose colture: la Coldiretti elabora un nuovo progetto per risolvere il problema

La carenza idrica al Nord Italia mette a rischio l’agricoltura: le coltivazioni di mais e soia, indispensabili per l’alimentazione degli animali in stalla, ma anche le piantine di barbabietola da zucchero già in campo. La siccità preoccupa soprattutto per i mesi a seguire, quado le colture avranno bisogno di acqua per alimentarsi e crescere. Si tratta – specifica la Coldiretti – di un fenomeno che si ripete nel tempo, come conferma il fatto che in Italia mancano 5 miliardi di metri cubi di acqua rispetto a 50 anni fa.

La mancanza di acqua è l’evento climatico che più mette in ginocchio l’agricoltura italiana, con danni per un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti. Nonostante i cambiamenti climatici l’Italia – sottolinea la Coldiretti – resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, dei quali purtroppo appena l’11% viene trattenuto.

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«Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie abbiamo elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile», afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini. «Si tratta di un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale».

«Il progetto – spiega la Coldiretti – prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti. L’idea è di “costruire”, senza uso di cemento per ridurre l’impatto ambientale, laghetti in equilibrio con i territori, che conservino l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione».

«Il piano della Coldiretti sulle risorse idriche per il Recovery Plan punta alla transizione verde in modo da risparmiare il 30% di acqua per l’irrigazione, diminuire il rischio di alluvioni e frane, aumentare la sicurezza alimentare dell’Italia, garantire la disponibilità idrica in caso di incendi, migliorare il valore paesaggistico dei territori e garantire adeguati stoccaggi per le produzioni idroelettriche green in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’UE per il 2030.  Un progetto ideato ed ingegnerizzato e poi condiviso – conclude la Coldiretti – con Anbi, Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti con il coinvolgimento anche di Università».

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Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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