ClimaEuropaIniziative

Cambiamenti climatici, cosa siamo disposti a fare? Il sondaggio

Cosa siamo disposti a fare per combattere i cambiamenti climatici? Ecco cosa emerge dal sondaggio della Banca Europea degli Investimenti (BEI)

Viaggi in aereo, abbigliamento, carne, video online o auto: a cosa rinuncerebbero le persone per contrastare i cambiamenti climatici? Per il 40% degli europei, il 38% degli americani e il 43% dei cinesi, rinunciare a volare sarebbe la cosa più facile da fare per aiutare a combattere il riscaldamento globale, secondo una recente analisi della Banca Europea per gli investimenti (BEI). Il sondaggio chiede agli intervistati di scegliere tra cinque aspetti della vita quotidiana a cui sarebbero più facilmente disposti a rinunciare. E di rivelare quale, al contrario, sarebbe l’azione più difficile per loro.

In Europa si può rinunciare all’aereo per contrastare i cambiamenti climatici… ma non alla macchina

Sette europei su dieci credono che il loro comportamento possa aiutare a combattere il riscaldamento globale. Nell’Unione europea, rinunciare a volare appare come il modo più popolare per ridurre le emissioni di gas serra (40 %), seguito da rinunciare allo streaming video (18%), da smettere di mangiare carne (16%), dall’evitare l’acquisto di nuovi vestiti (15%) e dal non possedere un’auto (11%).
Il 41% degli europei dice che rinunciare all’auto sarebbe il sacrificio più difficile che gli verrebbe chiesto di fare, mentre il 26% farebbe fatica a rinunciare ai prodotti a base di carne.

Unsplash/Patrick Tomasso

Difficile rinunciare all’auto negli Stati Uniti, difficile rinunciare alla carne in Cina

Per il 38% degli americani, rinunciare all’auto privata sarebbe uno strazio, mentre per il 35% dei cinesi non mangiare carne sarebbe impossibile.
Tuttavia, c’è un consenso sulla rinuncia al volo, dato che il settore aereo è responsabile del 2,5% delle emissioni globali di gas serra, con il 38 % degli americani e il 43 % dei cinesi che dicono che potrebbero rinunciare a questo modo di trasporto per viaggiare.

Segue la rinuncia ai video online, che convince il 22% degli americani, ma solo il 13% dei cinesi, sapendo che il suo impatto climatico è ancora poco conosciuto, ma stimato in più di 300 milioni di tonnellate di CO2 equivalente all’anno, o almeno l’1% delle emissioni globali di gas serra. Tra le altre cose, il settore digitale sta vivendo una crescita senza precedenti.

Solo il 14% degli americani e il 15% dei cinesi dicono che il passaggio a una dieta vegetariana sarebbe una strada percorribile per combattere i cambiamenti climatici; eppure la carne e la deforestazione causata dagli allevamenti sono responsabili di almeno il 14,5% delle emissioni globali di gas serra.

La transizione ecologica passa anche per la diminuzione del consumo di carne. Il ministro Cingolani si schiera contro gli allevamenti intensivi

Un’Italia non basta: allevamenti e agricoltura ne consumano una e mezza. Lo studio

Il costo nascosto della carne: ogni anno spendiamo quasi 37 miliardi per i danni a salute e ambiente

Infine, non possedere un’auto è un’opzione perseguibile solo per l’8% degli americani e il 15% dei cinesi. Il settore dei trasporti rappresenta più di un quarto (28 %) delle emissioni globali di gas serra, con una quota significativa attribuibile all’automobile.

“In tutto il mondo, le persone sono consapevoli che il loro comportamento può fare la differenza”, dice il vicepresidente della BEI Ambroise Fayolle. “Il nostro ruolo è quello di accelerare la transizione verde finanziando energia pulita, soluzioni di mobilità sostenibile e innovazioni che permettono alle persone di cambiare le loro abitudini per affrontare i cambiamenti climatici”.

Il sondaggio rileva anche che le preoccupazioni per la salute sono trasversali: alla domanda su COVID-19 e i trasporti pubblici, il 75 % degli americani, il 71 % dei cinesi e il 67 % degli europei dicono di essere meno propensi a usare i trasporti pubblici perché sono preoccupati per la loro salute a causa della pandemia di COVID-19. Questa cifra è particolarmente alta in Italia (77 %), Romania (78 %), Portogallo (80 %) e Malta (83 %).

cambiamenti climatici
Crediti: European Investment Bank

Il settore europeo dell’aviazione è sotto esame da parte dei clienti e delle autorità di regolamentazione per la sua impronta di carbonio, mentre le compagnie aeree stanno combattendo un crollo della domanda a causa della pandemia.
Il 71 % degli intervistati nel sondaggio della BEI ha risposto di sì alla domanda se intendeva scegliere il treno piuttosto che l’aereo per i viaggi a corto raggio.

cambiamenti climatici
Crediti: European Investment Bank

Anche se la maggior parte delle persone ha detto di essere più preoccupata per il COVID-19 che per i cambiamenti climatici (come si evince anche dalla figura precedente), il 72 % degli europei e degli americani e l’84 % dei cinesi hanno detto di credere che le loro scelte e azioni potrebbero contribuire a combattere il cambiamento climatico (figura sotto). Rispetto al 2019, il numero di persone che rispondono positivamente a questa domanda è aumentato ovunque, con un aumento di tre punti nell’UE, sette punti negli USA e 12 punti in Cina.

cambiamenti climatici
Crediti: European Investment Bank

Per esempio, il 66 % degli europei ha detto di mangiare già meno carne per combattere il cambiamento climatico e un altro 13 % ha detto di avere intenzione di farlo presto.
I cittadini sentono gli impatti dei cambiamenti climatici e vogliono che la crisi climatica sia affrontata con un’azione senza precedenti”, dichiara ancora il Vicepresidente della BEI.

Gli intervistati americani ed europei più giovani erano molto più propensi a credere che le loro azioni potessero fare la differenza nell’affrontare i cambiamenti climatici, con il 77 % dei 15-29enni convinti che i loro comportamenti possano fare la differenza rispetto al 64 % degli intervistati di 65 anni o più.

Il COVID-19 ha fatto scendere le emissioni globali di CO2 del 7 % nel 2020, ma è stato comunque l’anno più caldo mai registrato, sottolineando la necessità di un’azione più rapida per ridurre le emissioni ed evitare un futuro riscaldamento catastrofico. Già alla fine dell’anno, inoltre, le emissioni hanno registrato un vero e proprio rimbalzo.

CO2, nuovo balzo in avanti delle emissioni: svanito l’effetto pandemia

CO2, il monito della scienza: stiamo raggiungendo un «traguardo tragico». I dati

L’UE sta elaborando un importante pacchetto di nuove politiche per frenare l’inquinamento, che dovrebbe essere pubblicato a giugno, costringendo i produttori di automobili a soddisfare standard di emissioni più severi e imponendo costi di carbonio più elevati alle fabbriche.

Bruxelles mira anche ad aiutare i consumatori a fare scelte sostenibili. L’UE mira ad avere 3 milioni di punti di ricarica pubblici per auto elettriche entro il 2030, mentre il divieto di cannucce e posate di plastica monouso entra in vigore quest’anno.

“Il periodo post COVID-19 fornirà l’opportunità di fare un salto di qualità nella lotta contro il cambiamenti climatici. Una ripresa verde potrebbe aiutarci ad accelerare il taglio significativo delle emissioni di gas serra necessario entro il 2030”, ha detto Fayolle.
“La BEI, il braccio di prestito dell’UE, potrebbe aiutare le persone ad adottare abitudini rispettose dell’ambiente, finanziando l’energia pulita ed i trasporti a basse emissioni di carbonio”, ha aggiunto.

La rinuncia, una questione complessa

Non è abitudine di “GoodPlanet Mag” (rivista francese dedicata all’ambiente) commentare i sondaggi: sono istantanee dell’opinione in un dato momento e la loro metodologia soffre di molti limiti. I sondaggi d’opinione si basano su affermazioni e non su fatti. Inoltre, la formulazione delle domande può portare a risposte limitate da parte degli intervistati.

Tuttavia, l’indagine della BEI ha attirato l’attenzione generale perché affronta di petto la questione dei cambiamenti di stile di vita indotti dalla transizione ecologica attraverso il prisma della rinuncia, un tema che affrontiamo regolarmente in articoli o in alcune interviste. Infatti, per ridurre l’impronta di carbonio degli abitanti dei Paesi più ricchi di emissioni del mondo, sarà necessario ripensare i modelli di consumo e di stile di vita.

Decarbonizzare l’economia implica profondi cambiamenti nelle abitudini acquisite per decenni con l’uso diffuso di energia a basso costo. Il petrolio, il gas, il carbone e l’elettricità sono onnipresenti nella nostra vita quotidiana, contribuendo a un livello di comfort senza precedenti nella storia umana. Ma la trappola della comodità è che appare come un lusso superfluo finché non ne beneficiamo, e poi diventa rapidamente indispensabile una volta che ci siamo abituati.

La lotta contro il riscaldamento globale sarà realizzata attraverso azioni individuali, ma anche attraverso scelte collettive e politiche ambientali. I due approcci si completano e si alimentano a vicenda: i cambiamenti individuali guidano i mercati e le politiche pubbliche, mentre i quadri comuni sostengono le piccole azioni, danno loro portata e incoraggiano il loro uso diffuso.

Per esempio, andare in bicicletta invece di guidare ha senso, ma sarà facilitato se l’organizzazione delle città ne facilita l’utilizzo, il che può richiedere tempo. Tuttavia, la scelta della bicicletta può essere più ovvia per un abitante urbano che vive in una città densa, piuttosto che per le persone che vivono in periferia o in campagna, per le quali sono necessari viaggi più lunghi per andare al lavoro, fare la spesa o visitare i parenti. Le questioni della scelta individuale e collettiva sono quindi comprese in contesti e vincoli specifici, propri di ogni persona. Questi temi meritano di essere discussi, ed è stato questo aspetto che ha portato, per esempio, il governo francese a istituire la Convenzione dei Cittadini sul Clima per chiedere a 150 cittadini scelti a sorte di raggiungere un consenso sulle misure da adottare per ridurre le emissioni di gas serra del 40 % entro il 2030.

Una delle difficoltà nell’attuazione di misure ambientali, nonostante il fatto che ci sia un ampio accordo sulle crisi ecologiche, è quella di diffondere lo sforzo creando allo stesso tempo un’accettabilità sociale in modo che l’ecologia non sia vista come punitiva. L’ecologia diventa punitiva nel momento in cui le decisioni sembrano implicare una restrizione della libertà e senza offrire contropartite o alternative benefiche. Questo tipo di indagine, nonostante i soli cinque assi di rinuncia proposti, permette dunque di intravedere la riluttanza o, al contrario, gli ambiti in cui lavorare sul cambiamento per accompagnarlo. È interessante notare che c’è un consenso per volare meno, ma volare rimane la scelta di una minoranza della popolazione, mentre mettere in discussione l’auto individuale è più complicato, poiché è un elemento centrale nella vita di molte persone.

Le ultime notizie da IconaClima:

Bike strike 19/03 di Fridays For Future – Le immagini da Milano [FOTO e VIDEO]

Perché le emissioni continuano a crescere? Sovvertire l’ossessione per crescita e consumo non solo a parole

Il “Cherry Picking”, la scienza e le verità nascoste… ma da chi? L’approfondimento della climatologa

 

Rino Cutuli

Rino Cutuli è laureato in Scienze Ambientali e si è specializzato in Meteorologia Applicata. Da febbraio 2005 lavora come Meteorologo presso Meteo Expert. Nel settembre del 2011 pubblica il suo primo libro dal titolo "Rosso di sera..." dedicato ai proverbi e modi di dire sul tempo, inserito nella collana meteo Alpha Test. Nel giugno del 2013 consegue l’attestato di competenza “Meteorologo Aeronautico”, rilasciato da ENAC secondo la normativa WMO vigente. Da settembre 2014 insegna Meteorologia presso l'Istituto Tecnico Aeronautico A. Locatelli di Bergamo. Nel febbraio del 2017, infine, consegue la qualifica di Meteorologo professionista.

Articoli correlati

Back to top button