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Clima, come si sta muovendo l’Italia? Il punto con Jacopo Bencini

Come stabilito dall'Unione Europea, dovremo arrivare al -55% delle emissioni entro il 2030: quali politiche sta portando avanti l'Italia per raggiungere questo obiettivo?

In occasione della Giornata Mondiale della Terra, il 22 aprile si è aperto il summit sul clima organizzato dagli Stati Uniti: i leader di 40 Paesi sono stati invitati da Washington a confrontarsi sulle politiche da intraprendere per contrastare la crisi climatica.

In particolare, e questo è uno degli aspetti significativi, il presidente Joe Biden ha specificato che l’obiettivo è quello di mantenere l’aumento delle temperature globali entro i +1,5°C rispetto all’era preindustriale. La Casa Bianca fa quindi proprio il target più ambizioso dell’Accordo di Parigi, i cui firmatari si erano impegnati a collaborare per mantenere il riscaldamento globale sotto i +1,5°C o ai 2 gradi.

È stato il Presidente del Consiglio Mario Draghi a rappresentare l’Italia al Leaders Climate Summit, a cui naturalmente il nostro Paese si è presentato con l’NDC pattuito dall’Unione Europa, e nel suo discorso ha toccato diverse tematiche importanti: a questo link è possibile vedere il video del suo intervento, con la traduzione in italiano.

Ma come si sta muovendo il Belpaese dal punto di vista delle politiche ambientali e climatiche? Ne abbiamo parlato con l’esperto di governance del clima Jacopo Bencini, policy advisor di Italian Climate Network.

Alcuni Paesi europei sono al lavoro per delle leggi ad hoc per il clima: c’è la possibilità che venga realizzato qualcosa di simile anche in Italia? Sarebbe Utile?

«Al momento non sembra che l’Italia si muova verso una nuova legge sul clima, ma in realtà abbiamo già due strumenti su cui sarebbe importante intervenire e che sarebbero molto utili: si tratta del PNIEC (Piano Energia e Clima, ndr), che va aggiornato ai nuovi obiettivi, e di un piano nazionale sull’adattamento.

Il PNIEC deve allinearsi agli obiettivi europei, e quindi italiani, perché non è aggiornato. Se guardiamo per esempio all’obiettivo del -55% entro il 2030, a oggi il Piano Energia e Clima dell’Italia prevede un obiettivo di circa il -40%: siamo indietro di circa il 15 per cento.
E per quanto riguarda il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, la bozza è stata avviata a revisione e consultazione nel 2017ma non mai stata approvata definitivamente».

Un problema serio, per un Paese che il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico ha identificato come un “hot spot” della crisi climatica, ovvero come un’area più esposta di altre ai rischi che questa comporta.

«Solo portare in fondo questi due iter legislativi ci doterebbe di fatto di leggi sul clima». 

E non tralasciamo il Piano nazionale di ripresa e resilienza (noto anche come Recovery Plan): in questi giorni il governo è stato impegnato in un confronto piuttosto serrato con i diversi partiti, le parti sociali e le amministrazioni locali. Il 26 e il 27 aprile Draghi illustrerà il Piano in Parlamento, dopodiché dovrà essere inviato a Bruxelles entro il 30 di questo mese. Una parte significativa delle risorse dovrà essere destinata alla transizione verde: secondo quanto è stato reso noto finora, il PNRR ci permetterà di fare passi avanti anche per quanto riguarda il clima?

«Il Piano nazionale di ripresa e resilienza potrà essere molto utile, soprattutto per quanto riguarda uno dei più grandi problemi che storicamente riguardano l’Italia, ovvero quello della vetustà degli edifici. Si tratta di un settore a cui spesso non viene data molta attenzione, quando si parla di politiche climatiche e ambientali, ma la maggior parte dei nostri edifici ha una classe energetica molto “bassa” e l’impatto sulle emissioni è notevole. 

Dei fondi destinati alla transizione verde, il 37% del totale, circa il 42 per cento dovrebbe essere dedicato proprio a misure relative agli edifici: è una vera rivoluzione, e nessuno prima d’ora aveva stanziato risorse così sostanziose a questo settore. Se si renderanno strutturali misure come il cosiddetto superbonus del 110 per cento, e si riuscirà a sostenere su larga scala incentivi e investimenti di questo tipo, allora potremo davvero puntare a cifre significative per la riduzione delle emissioni».

L’importanza del settore edilizio è stata evidenziata anche dal report “Il Green Deal conviene“, realizzato da Italian Climate Network ed EStà, e coordinato da Jacopo Bencini con i colleghi Stefano Caserini e Marirosa Iannelli. Il rapporto analizza la realtà produttiva del nostro Paese dal 1990 a oggi, e fa luce sugli importanti benefici macroeconomici che l’Italia potrebbe trarre dall’attuazione delle politiche indicate dal Green Deal europeo.
Il settore dell’edilizia appare proprio tra quelli in cui emergono le principali criticità, insieme ai trasporti e all’innovazione tecnologica: è possibile consultare la versione integrale del report a questo link.

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Valeria Capettini

Iscritta all'ordine dei Giornalisti, faccio parte della squadra di Meteo Expert dal 2016: un'esperienza che mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di avvicinarmi al mondo della climatologia lavorando fianco a fianco con alcuni dei maggiori esperti italiani in questo settore. La crisi climatica avanza, con conseguenze estremamente gravi sull’economia, sui diritti e sulla vita stessa delle persone. Un'informazione corretta, approfondita e affidabile è più che mai necessaria.

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