Alluvione Emilia Romagna, tempesta Boris resa più probabile dai cambiamenti climatici
Gli effetti devastanti della tempesta Boris sono stati resi più probabili e intensi dalla crisi climatica: dobbiamo abbandonare i combustibili fossili il prima possibile, avvertono gli esperti
Un nuovo studio condotto da World Weather Attribution ha rivelato che gli effetti devastanti della tempesta Boris – come l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna e le Marche, ma anche i disastri letali che si sono verificati in molte zone d’Europa – sono stati resi più probabili e più intensi dai cambiamenti climatici provocati dall’uomo.
Le precipitazioni estreme causate dalla tempesta Boris hanno ucciso 24 persone, distrutto infrastrutture e lasciato migliaia di persone senza casa. L’evento rappresenta un segnale preoccupante della crescente frequenza e intensità dei disastri climatici, che stanno diventando una realtà sempre più spaventosa anche per l’Europa.
La “tempesta perfetta”
Tra il 12 e il 16 settembre la tempesta Boris ha colpito un’area molto estesa dell’Europa che comprende Polonia, Romania, Slovacchia, Austria, Repubblica Ceca e Germania. Durante questo periodo, le piogge torrenziali hanno causato alluvioni che hanno spazzato via case, ponti e provocato interruzioni di corrente su larga scala.
Secondo lo studio, la quantità di pioggia caduta in questi quattro giorni è stata la più alta mai registrata nella regione. Gli scienziati hanno spiegato che una combinazione di aria fredda e aria calda proveniente dal Mediterraneo e dal Mar Nero ha creato le condizioni per la tempesta perfetta.
Il ruolo dei cambiamenti climatici
Gli esperti hanno sottolineato che i cambiamenti climatici hanno avuto un impatto significativo su questo evento. Le precipitazioni sono state rese almeno due volte più probabili e il 7% più intense a causa del riscaldamento globale.
«Ancora una volta queste inondazioni evidenziano i risultati devastanti del riscaldamento provocato dai combustibili fossili», ha sottolineato Joyce Kimutai, ricercatrice del Grantham Institute.
«Finché il petrolio, il gas e il carbone non saranno sostituiti da energie rinnovabili, tempeste come Boris scateneranno precipitazioni ancora più intense, provocando inondazioni devastanti per l’economia».
Sulla base dei dati storici, si prevede che l’evento di quattro giorni di precipitazioni si verifichi in media circa una volta ogni 100-300 anni nel clima odierno con un riscaldamento di 1,3°C. Una frequenza che è chiaramente destinata ad aumentare di pari passo con l’innalzamento delle temperature. Se il mondo non abbandonerà i combustibili fossili e raggiungerà un riscaldamento globale di 2°C, simili eventi di pioggia di quattro giorni diventeranno più intensi del 5% e più frequenti del 50%, con il rischio di inondazioni ancora più distruttive.
Gli esperti hanno sottolineato anche la necessità sempre più urgente di fare passi avanti rapidi e concreti sul fronte dell’adattamento, per affrontare gli effetti ormai inevitabili della crisi climatica e attenuarne il più possibile l’impatto. Con l’intensificarsi delle inondazioni a causa dei cambiamenti climatici, avvertono i ricercatori, investire in spazi di stoccaggio su larga scala nelle pianure alluvionali e in sistemi di allerta, nonché ridurre al minimo lo sviluppo urbano nelle aree a rischio di inondazioni, ridurrà l’impatto e salverà vite umane.
«I cambiamenti climatici stanno creando scompiglio in Europa, ma i politici di tutto il continente stanno cercando di fare marcia indietro sugli impegni climatici», osserva Friederike Otto del Grantham Institute. «Il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale, soprattutto per le fasce più povere della società, e tutti gli europei devono sapere che affrontarlo renderà le loro vite molto migliori: l’abbandono dei combustibili fossili crea posti di lavoro, abbassa le bollette energetiche, rende le città luoghi più sani in cui vivere e riduce il rischio di inondazioni micidiali».
Lo studio di World Weather Attribution è disponibile, in inglese, a questo link.
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