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Artico, 2020 sul podio per l’estensione minima del ghiaccio marino: peggio di così solo il 2012

Si conferma una tendenza drammatica: le 14 estensioni più basse mai registrate si sono verificate negli ultimi 14 anni

Ancora una volta, le notizie che arrivano dall’Artico sono pessime: è di poche ore fa la conferma, da parte del National Snow and Ice Data Center, che come si temeva nel 2020 il ghiaccio marino ha raggiunto la seconda estensione minima più bassa che sia mai stata registrata. È la seconda volta in assoluto che l’estensione scende sotto la soglia dei 4 milioni di chilometri quadrati:

L'estensione del ghiaccio marino artico registrata il 15 settembre 2020.
L’estensione del ghiaccio marino artico registrata il 15 settembre 2020. Crediti: National Snow and Ice Data Center

Con una superficie di 3,74 milioni di chilometri quadrati, l’estensione minima del ghiaccio marino nell’Artico è stata probabilmente raggiunta il 15 settembre. È la seconda più bassa dall’inizio delle registrazioni, dunque da almeno 42 anni, e conferma «la tendenza al ribasso dell’estensione del ghiaccio artico», scrivono i ricercatori, che sottolineano che «le 14 estensioni più basse registrate da quando ci sono i satelliti si sono verificate tutte negli ultimi 14 anni».

L'estensione del ghiaccio marino artico registrata il 15 settembre 2020.
Le estensioni minime del ghiaccio marino artico registrate negli anni recenti. Il record risale al 2012: il 2020 si piazza al secondo posto. Crediti: National Snow and Ice Data Center

La gravità della situazione è stata spiegata in modo molto chiaro da Laura Meller della campagna Oceani di Greenpeace Nordic, che in questo momento è impegnata in una spedizione proprio tra i ghiacci marini dell’Artico, a bordo della nave Artic Sunrise.

«La rapida scomparsa dei ghiacci marini è un chiaro segnale di quanto il nostro Pianeta sia in pericolo – ha sottolineato Meller -. Con lo scioglimento dell’Artico, l’oceano assorbe più calore e tutti noi diventiamo più esposti agli effetti devastanti dell’emergenza climatica».

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Crediti: Greenpeace

Proteggere gli oceani è fondamentale per far fronte alla crisi climatica: secondo gli scienziati, proteggendone almeno il 30% con una rete di santuari, potremmo permettere agli oceani di resistere meglio ai cambiamenti climatici. Di conseguenza, sarebbe possibile ridurre gli impatti devastanti della crisi climatica perché gli oceani sani possono trattenere una parte importante di carbonio, mantenendola al di fuori dell’atmosfera. E proprio l’Artico è una delle aree che sono da proteggere con più urgenza, perché per il nostro clima ha un’importanza vitale. Ma, almeno per ora, questa protezione sta decisamente venendo meno: recentemente gli scienziati hanno infatti annunciato che in Groenlandia la fusione dei ghiacci ha «superato il punto di non ritorno», con conseguenze che potranno essere catastrofiche dal punto di vista ambientale, ma anche umanitario.

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Valeria Capettini

Laurea triennale in Lettere e magistrale in Comunicazione, dal 2021 sono iscritta all'Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Nel 2016 sono entrata a far parte della squadra di Meteo Expert: un'esperienza che mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di avvicinarmi al mondo della climatologia lavorando fianco a fianco con alcuni dei maggiori esperti italiani in questo settore. La crisi climatica avanza, con conseguenze estremamente gravi sull’economia, sui diritti e sulla vita stessa delle persone. Un'informazione corretta, approfondita e affidabile è più che mai necessaria.

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