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La tutela dell’ozono ha ridimensionato il Global Warming

Lo strato di ozono presente nella nostra atmosfera ha un ruolo fondamentale: proteggere la vegetazione terrestre e la vita degli esseri viventi. Secondo uno studio congiunto, tra le cui collaborazioni spiccano quelle dell’Università di Lancaster e della NASA, le misure di protezione dello strato di ozono, adottate nel  1987 con il protocollo di Montréal, hanno impedito un riscaldamento del pianeta di ulteriori 0.85 °C. Se consideriamo che, rispetto all’era pre-industriale, la Terra si è riscaldata di 1,1°C, la mancata applicazione del protocollo avrebbe portato ad un aumento complessivo di temperatura sarebbe nell’ordine di 2 °C, ben oltre l’obbiettivo di limitarlo a un 1,5 °C auspicato dall’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Lo strato di ozono stratosferico (ozonosfera),  situato tra i 10 e i 50 km di altezza, blocca i raggi solari ultravioletti più pericolosi (UVC e UVB) che danneggiano i tessuti viventi, comprese le piante. Il “buco” nello strato di ozono, scoperto nel 1985, è il risultato delle emissioni umane di clorofluorocarburi (CFC), sostanze chimiche che oltre a distruggere le molecole di ozono sono anche potenti gas a effetto serra. La capacità di questi gas di trattenere il calore associato alla radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre è tra 1.000 e 13.000 volte superiore a quella del biossido di carbonio (CO2). Prima di essere banditi dal protocollo di Montréal, i CFC erano comunemente usati come refrigeranti e come propellenti nelle bombolette spray.

In passato si era già simulato il Mondo a cui saremmo andati incontro se non avessimo messo al bando i CFC. Finora però gli studi non avevano mai considerato l’impatto di un maggior irraggiamento UV sulle piante e sulla loro capacità di intrappolare il carbonio. Proprio in quest’ottica, i ricercatori di questo studio ha fatto girare una serie di nuovi modelli climatici, assumendo che le emissioni di CFC sarebbero aumentate allo stesso ritmo, ovvero 3% all’anno, a partire dagli anni ’70.

I modelli mostrano una riduzione molto significativa dello strato di ozono attorno a tutto il globo, tanto che entro il 2100, al di sopra dei Tropici l’assottigliamento dello strato di ozono sarebbe stato più rilevante di quello che era stato osservato sopra l’Antartide nel 1985. Uno strato di ozono così intaccato farebbe aumentare la percentuale di radiazione ultravioletta in grado di raggiungere la superficie terrestre. In tali condizioni, gli alberi e la vegetazione sarebbero molto meno efficienti nella fotosintesi, riducendo la loro capacità di assorbire carbonio dall’atmosfera e immagazzinarlo per molti anni nei tessuti vegetali e nel suolo. Secondo questo scenario i livelli atmosferici di CO2 sarebbero del 30% più elevati, da qui un pianeta probabilmente di 0.85 °C più caldo, unicamente a causa dell’impatto sulle piante.

Ma come possiamo fidarci di questi risultati? In altre parole lo scenario appena delineato sarebbe stato effettivamente simile a quello che sarebbe nato senza il Protocollo di Montréal?

Il gruppo di ricercatori ha confrontato i risultati dei propri modelli, in cui si è tenuto conto della messa al bando dei CFC, con i dati storici raccolti di satelliti della NASA e dei suoi partner. Si sono ad esempio esaminate le concentrazioni di ozono misurate dall’Ozone Monitoring Instrument (OMI) a bordo del satellite Aura della NASA. I livelli di ozono simulati dai modelli si sono dimostrati molto vicini a quelli effettivamente osservati in questi ultimi decenni. È chiaro che se un modello simula bene ciò che è avvenuto nel passato, è molto probabile che sia in grado di proiettare accuratamente ciò che potrebbe accadere in futuro.

 

Daniele Izzo

Sono nato in Svizzera a Vevey l’8 maggio del 1974. Sono laureato in Fisica e dal 2001 svolgo l’attività di meteorologo e climatologo per Meteo Expert. Nel 2013 ho conseguito la qualifica internazionale di meteorologo aeronautico rilasciata dal WMO (Organizzazione Meteorologica Mondiale). Nel gennaio 2016 le mie competenze professionali sono state certificate e il mio nome è stato inserito nell’elenco dei Meteorologi Professionisti. Dal 2007 al 2015 mi avete visto condurre il meteo su Canale5, Italia1 e Rete4. Tuttora curo gli appuntamenti meteo per Radio Montecarlo. Sono Professore di meteorologia in un istituto tecnico aeronautico.

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