Temperature

L’aria condizionata è un lusso per pochi in un mondo sempre più rovente

Uno studio mostra come l’adattamento al caldo rischia di ampliare disuguaglianze, costi e impatti ambientali

L’aria condizionata è sempre più diffusa, ma per una fetta enorme della popolazione è ancora una soluzione tutt’altro che accessibile. In un mondo che si surriscalda, il bisogno di raffrescarsi è vitale ma ancora troppo costoso in termini economici, ma anche ambientali e sociali.

È quanto conferma un nuovo studio pubblicato sul Journal of Environmental Economics and Management, che per la prima volta analizza su scala globale l’impatto dell’uso dei condizionatori sull’elettricità residenziale, con dati provenienti da 25 Paesi rappresentativi di oltre il 60% della popolazione mondiale.

I risultati sono chiari: la sola presenza di un condizionatore in casa aumenta in media del 36% i consumi elettrici domestici. E se non cambiamo rotta, entro il 2050 la domanda globale di elettricità per raffreddare gli ambienti potrebbe arrivare a 1.400 TWh l’anno – pari a tutto il consumo elettrico dell’India nel 2020 – generando tra 670 e 956 milioni di tonnellate aggiuntive di CO₂ e costi sociali compresi tra 124 e 177 miliardi di dollari.

Il prezzo della frescura

«Con l’innalzamento delle temperature, la domanda di aria condizionata per rimanere freschi è in aumento tra le famiglie e farà crescere notevolmente i consumi elettrici residenziali a livello globale, con implicazioni economiche come la povertà energetica da raffreddamento e l’inquinamento ambientale», spiega Giacomo Falchetta, tra gli autori dello studio e ricercatore del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) e dell’Università Ca’ Foscari Venezia.

Il nodo, infatti, non è solo ambientale ma anche sociale. Lo studio introduce e quantifica un concetto nuovo ma sempre più rilevante: la cooling poverty, la “povertà da raffreddamento”. In altre parole, quanto pesa sulle famiglie a basso reddito il costo di mantenere una temperatura tollerabile in casa.

Il dato è allarmante: se le famiglie benestanti spendono tra lo 0,2% e il 2,5% del proprio budget per l’aria condizionata, le famiglie povere possono arrivare all’8%. «Nei Paesi in via di sviluppo, una parte significativa delle famiglie che adotteranno l’aria condizionata avrà redditi bassi e dovrà affrontare pesanti oneri di spesa per ottenere un livello accettabile di comfort termico, alimentando lo spettro della cooling poverty», aggiunge Falchetta.

Disuguaglianze in crescita

Secondo le proiezioni, entro il 2050 la diffusione dei condizionatori crescerà dal 28% attuale al 41-55%, ma in modo disomogeneo. In Africa, ad esempio, la penetrazione resterà sotto il 15%, lasciando milioni di persone esposte a condizioni estreme senza soluzioni accessibili.

Il problema riguarda anche la rete elettrica. Solo in India, per far fronte al picco di domanda legato al raffreddamento, potrebbe essere necessario aumentare la capacità di generazione elettrica tra il 18% e il 29%. E se l’energia non sarà pulita, aumenteranno anche le emissioni.

Fotovoltaico e tecnologie efficienti: una via d’uscita?

C’è però uno spiraglio. Secondo i ricercatori, la produzione locale di energia solare potrebbe alleviare parte della pressione sulla rete e sulle emissioni. I dati mostrano che le famiglie che vivono in aree con più fotovoltaico consumano circa il 25% in meno di elettricità per il raffreddamento. Un segnale che investire in energie rinnovabili a livello residenziale può fare la differenza – anche se le stime sono ancora soggette a incertezza.

Serve quindi un approccio integrato, che tenga conto delle esigenze di adattamento ma anche delle conseguenze ambientali e delle disuguaglianze. «Saranno fondamentali politiche che promuovano tecnologie di raffreddamento ad alta efficienza energetica e l’integrazione delle rinnovabili», sottolineano gli autori dello studio.

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NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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