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Sono quasi finite le emissioni residue che possiamo generare per rimanere entro 1,5 °C

Il tempo a disposizione per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C sta per scadere. Lo conferma una nuova analisi condotta da oltre 60 scienziati internazionali e pubblicata sulla rivista Earth System Science Data: al ritmo attuale le emissioni globali di gas serra esauriranno entro due anni il bilancio globale del carbonio ancora disponibile per contenere la temperatura entro la soglia fissata dall’Accordo di Parigi.

Che cos’è il bilancio del carbonio?

Il bilancio del carbonio – in inglese carbon budget – è la quantità di anidride carbonica che possiamo ancora emettere a livello globale per restare entro una determinata soglia di riscaldamento. È espresso in miliardi di tonnellate di CO₂ (GtCO₂) e dipende da quanto rischio siamo disposti ad accettare: più il margine è stretto, più è probabile che si superi la soglia. Il concetto è centrale per la pianificazione climatica: aiuta a tradurre gli obiettivi di temperatura in obiettivi di riduzione delle emissioni.

Negli ultimi anni, il margine si è ridotto drasticamente: secondo l’IPCC il bilancio del carbonio nel 2021 era pari a 500 miliardi di tonnellate di CO₂; oggi, secondo il nuovo studio, ne restano solo 80. Se continuiamo a inquinare come nel 2024, esauriremo il budget entro il 2027.

È sempre più urgente un’azione concreta per il clima

Gli scienziati avvertono che, arrivati a questo punto, è alta la probabilità di superare la soglia di 1.5°C e di andare anche oltre. È fondamentale tuttavia ricordare che ogni frazione di grado fa la differenza: anche se non riuscissimo a centrare l’obiettivo di 1.5°C, limitare il riscaldamento a 1.6 o 1.7 gradi in più rispetto all’era preindustriale potrebbe salvarci da conseguenze ancora più tragiche.

Nel 2024 si è registrata la temperatura media globale più alta di sempre, con una media annua pari a 1,5 °C sopra i livelli preindustriali. Gli effetti sono già visibili: aumento dei livelli del mare, perdita accelerata di ghiacci e permafrost, eventi estremi più frequenti e più intensi. Secondo lo studio, il livello del mare è salito a un ritmo doppio rispetto alla media 1971-2018, raggiungendo 4 mm l’anno, mentre la perdita di energia verso lo spazio – cioè l’energia in eccesso intrappolata dall’effetto serra – è aumentata del 25% rispetto al decennio precedente.

Eppure, nonostante l’espansione delle rinnovabili, la transizione energetica non tiene il passo. L’aumento della domanda energetica globale continua a essere coperto in gran parte da fonti fossili, che alimentano il circolo vizioso del riscaldamento e moltiplicano le disuguaglianze globali. L’ultimo anno ha visto un nuovo record storico delle emissioni.

La buona notizia – se così si può dire – è che il futuro non è ancora scritto, e siamo in tempo per evitare conseguenze ancora più disastrose. Restano possibili scenari più contenuti, come quello dei 1,7 °C, che garantirebbe un impatto significativamente meno grave. Per mantenere una probabilità del 66% di restare sotto questa soglia, ci restano circa 390 miliardi di tonnellate di CO₂, pari a nove anni al ritmo attuale.

L’unica cosa che conta, adesso, è fare tutto quello che possiamo, avvertono gli scienziati: ogni ritardo comporta più sofferenza, più perdite e più difficoltà per le popolazioni vulnerabili.


NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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