Moda circolare: il riuso creativo dei rifiuti tessili

Ormai da diverso tempo, è aumentata l’attenzione riguardo all’economia circolare del settore tessile, questo perché la moda circolare potrebbe rappresentare una delle soluzioni più promettenti per ridurre l’impatto ambientale dell’industria della moda.
Purtroppo ogni anno, milioni di tonnellate di abbigliamento vengono gettate via, finendo nelle discariche e contribuendo ad un enorme spreco di risorse. I materiali impiegati per produrli, spesso di grande valore, vengono raramente recuperati, aggravando di conseguenza l’impatto ambientale del settore stesso. L’obiettivo di adottare un modello circolare è quello di cambiare radicalmente questo scenario, cercando di ridurre la quantità di rifiuti generati, e, limitare al minimo il consumo di nuove materie prime.
Basti pensare che ogni anno, come emerge dal report di Recovo a livello globale, 92 milioni di tonnellate di abbigliamento finiscano in discarica, contribuendo in maniera significativamente e negativa all’inquinamento ambientale.
In Europa, la situazione è altrettanto preoccupante: nel 2020, i 27 Paesi membri dell’Unione Europea hanno generato circa 6,95 milioni di tonnellate di rifiuti tessili, equivalenti a circa 16 kg per persona. Di questi, solo 4,4 kg per persona sono stati raccolti separatamente, mentre i restanti 11,6 kg sono finiti nei rifiuti domestici misti.
La moda circolare si basa sull’idea di prolungare il più possibile il ciclo di vita dei capi d’abbigliamento attraverso il riuso, il riciclo e la riparazione. Invece di produrre nuovi vestiti che vengono gettati via dopo solo pochi utilizzi, il settore può promuovere pratiche come il riciclo dei materiali, la riparazione dei capi danneggiati e il riutilizzo degli stessi per creare nuovi prodotti.
Sono già diverse le aziende, per lo più piccole, che raccolgono vecchi abiti e li trasformano in nuovi tessuti, riducendo la necessità di produrre nuovi materiali. Oltre alle realtà emergenti, anche grandi marchi come H&M hanno introdotto programmi di raccolta di abiti usati, incentivando il riutilizzo e il riciclo dei tessuti per ridurre al minimo gli sprechi. Anche aziende come Patagonia e Stella McCartney stanno già implementando pratiche di moda circolare, incoraggiando i consumatori a restituire i loro vecchi vestiti per essere riutilizzati o riciclati.
Dal report di Green Peace emerge che un aumento dell’adozione della moda circolare potrebbe ridurre notevolmente l’inquinamento da microplastiche e il consumo di acqua, due dei principali problemi legati appunto all’industria tessile. Un altro aspetto fondamentale che la moda circolare deve tenere in considerazione, è la progettazione dei capi con l’intenzione di facilitare il loro riuso o riciclo nelle fasi successive. Questo implica l’utilizzo di materiali facilmente riciclabili, la riduzione dell’uso di sostanze chimiche tossiche e la creazione di design che permettano di smontare e separare facilmente i vari componenti del capo.
Oltre a ridurre i rifiuti, la moda circolare ha il potenziale di creare nuove opportunità economiche: le aziende che adottano questo modello possono ridurre i costi di produzione e aumentare la loro competitività, mentre i consumatori, sempre più attenti alla sostenibilità, potrebbero preferire i brand che promuovono queste pratiche più ecologiche. Dal report condotto da www.europeanclimate.org emerge che il mercato della moda circolare è destinato a crescere sempre di più, con un impatto positivo sia sull’ambiente che sull’economia.
Redatto da Martina Hamdy