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Plastica, i Paesi più poveri consumano meno e pagano di più: le cifre

Secondo un nuovo report, un chilogrammo di plastica arriva a costare fino a 10 volte di più nei Paesi a basso e medio reddito

La plastica ha un costo per l’economia, la salute e l’ambiente: ma qual è quello reale a livello globale? Secondo un rapporto pubblicato dal WWF e realizzato da Dalberg, rivela come questo costo possa essere fino 10 volte superiore per i Paesi a basso reddito, nonostante consumino a livello pro-capite quasi tre volte meno plastica rispetto a quelli ad alto reddito. Il WWF lancia un allarme sull’importanza di regole globali vincolanti ed eque sulla produzione e sul consumo di plastica, al fine di promuovere da parte di tutti un impiego più attento.

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Plastica, il costo totale reale fino a 10 volte superiore nei Paesi a basso reddito: le cifre

Il report in questione stabilisce che il costo totale reale di un chilogrammo di plastica, considerando il suo intero ciclo di vita, sia di circa 150 dollari nei Paesi a basso e medio reddito, una cifra otto volte superiore rispetto ai 19 dollari sostenuti dai Paesi ad alto reddito. Quando invece si confrontano i soli Paesi a basso reddito con quelli più ricchi, la differenza di costo sale a 10 volte, con i Paesi più poveri colpiti da costi fino a 200 dollari al chilo.

Costi così diversi hanno implicazioni importanti per i Paesi a basso e medio reddito, come per esempio il Kenya. Il Paese africano sei anni fa ha fatto un passo importante per contrastare l’inquinamento da plastica, vietando i sacchetti monouso. Ancora oggi il Kenya si trova a fare i conti con le importazioni illegali di sacchetti di plastica monouso, evidenziando la natura transfrontaliera del problema e le disuguaglianze dovute all’attuale catena del valore della plastica, che mettono Paesi come il Kenya in una posizione di svantaggio, indipendentemente dalle azioni che intraprendono.

Tre disuguaglianze strutturali pesano sui Paesi meno ricchi: vediamo quali

La prima disuguaglianza consiste nel fatto che il sistema pone i Paesi a basso e medio reddito in una posizione di svantaggio, poiché hanno un’influenza bassissima su quali materiali in plastica vengono prodotti e su come vengono progettati. Per giunta, ci si aspetta che sappiano come gestirli una volta che questi rifiuti hanno raggiunto il loro ciclo di vita. Solitamente, la progettazione di questi materiali in plastica viene fatta nei Paesi dove la produzione è molto estesa e da multinazionali con sede nei Paesi ad alto reddito. I dati fino al 2019 evidenziano come solo il 9% dei rifiuti di plastica vien riciclato. Attualmente, circa il 60% della produzione globale di plastica è destinata a prodotti monouso.

La seconda disuguaglianza è che il tasso di produzione di plastica, in particolare quella monouso, sta superando di gran lunga le capacità tecniche e finanziarie di gestione dei rifiuti quando questi giungono a fine vita nei Paesi a basso e medio reddito. Se non si riduce il consumo di plastica, i paesi più poveri e meno attrezzati continueranno a subire le conseguenze più pesanti dell’inquinamento da plastica.

La terza e ultima disuguaglianza è che il sistema non prevede una ripartizione equa delle proprie responsabilità da parte dei Paesi più ricchi che producono plastica in quantità superiore, che va a pesare su salute, ambiente ed economia. In assenza di obblighi comuni in tutte le giurisdizioni e per tutte le aziende, per sostenere un’economia della plastica circolare, giusta e non tossica, i Paesi a basso e medio reddito finiranno sempre per pagarne il prezzo più elevato.

Le proposte del WWF per limitare l’inquinamento da plastica in vista dell’appuntamento che si terrà in Kenya a breve

Dal 13 al 19 novembre si terrà infatti in Kenya il terzo incontro di negoziati per un Trattato globale per porre fine all’inquinamento da plastica. Le proposte del WWF vertono sostanzialmente su tre diversi punti:

  • il divieto, l’eliminazione o la graduale riduzione di prodotti, polimeri e sostanze chimiche di plastica ad alto rischio e non necessarie che de-stano preoccupazione.
  • Requisiti globali per la progettazione di prodotti e sistemi in grado di garantire un’economia circolare sicura e non tossica, che dia priorità al riutilizzo e a migliorare le attività di riciclo.
  • Misure solide per sostenere un’attuazione ponderata ed efficace che includa un sostegno finanziario sufficiente e l’allineamento di flussi finanziari pubblici e privati, in particolare per i Paesi a basso e medio reddito.
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