Territorio

Foreste in crisi: aumentano le perdite e gli obiettivi al 2030 sono ancora lontani

Le foreste sono fondamentali per la salute del pianeta e per affrontare le crisi interconnesse di clima, biodiversità e natura. Tuttavia continuano a subire perdite drammatiche, mettendo a rischio non solo gli equilibri del pianeta ma anche il benessere delle future generazioni.

Secondo il Forest Declaration Assessment 2024, il mondo è lontano dal rispettare gli impegni presi per fermare e invertire la deforestazione entro il 2030.
Nel 2023, infatti, sono stati persi 6,37 milioni di ettari di foreste. La perdita riguarda in particolare le foreste primarie, irrinunciabili per la biodiversità e per il sequestro di carbonio, la cui distruzione è irreversibile su scale temporali significative.

Il rapporto evidenzia anche come la degradazione forestale interessi una superficie enorme: 62,6 milioni di ettari sono passati a una classe di integrità ecologica inferiore, una superficie pari al doppio dell’area della Germania. Inoltre gli incendi forestali, sempre più frequenti e intensi, sono in larga parte di origine umana, collegati a cambiamenti climatici e all’uso del fuoco per aprire nuovi terreni agricoli. Come sottolinea il rapporto, «i peggioramenti degli incendi creano un circolo vizioso: incendi più intensi portano a una maggiore degradazione, riducendo la resilienza delle foreste e aumentando la vulnerabilità a futuri incendi».

Le foreste critiche per la biodiversità hanno subito perdite significative: oltre 1,4 milioni di ettari sono stati colpiti nel 2023, il 19% in più rispetto a quanto necessario per essere in linea con gli obiettivi di conservazione. La produzione di commodity agricole e minerarie rimane il principale motore della deforestazione globale: soia, carne, legname, carbone e minerali guidano gran parte della pressione sulle foreste. Anche le attività su piccola scala, come l’agricoltura itinerante e l’estrazione mineraria artigianale, hanno impatti rilevanti, soprattutto in zone come l’Amazzonia e il bacino del Congo.

Il rapporto mette in luce come la finanza verde internazionale sia ancora insufficiente: tra il 2021 e il 2025, gli impegni per le foreste ammontano a 30 miliardi di dollari, di cui poco più di un terzo è stato effettivamente erogato. Nel frattempo, gli incentivi per attività dannose superano i 2,6 trilioni di dollari all’anno, contribuendo alla continua pressione sulle foreste.

Il Forest Declaration Assessment raccomanda un cambio radicale nell’approccio globale alla tutela delle foreste: i governi devono riconoscere il loro vero valore, ridurre i finanziamenti dannosi, rafforzare la governance e garantire la partecipazione inclusiva delle comunità indigene e locali. Come sottolinea il rapporto, «non possiamo permetterci che questi trend continuino. Tutti i leader devono unirsi per dare priorità alla protezione, conservazione e restaurazione delle foreste».

A pochi anni dalla scadenza del 2030, il tempo per invertire la rotta è limitato. La sfida è chiara: trasformare modelli di consumo, sviluppo e gestione delle risorse naturali per proteggere le foreste e, con esse, il futuro del pianeta.

Il rapporto è disponibile, in inglese, a questo link.


NOTE: questo articolo è stato generato con il supporto dell’intelligenza artificiale.

Redazione

Redazione giornalistica composta da esperti di clima e ambiente con competenze sviluppate negli anni, lavorando a stretto contatto con i meteorologi e i fisici in Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995).

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