Zohran Mamdani sarà sindaco di New York. Nel suo programma il clima come questione di equità e diritti
Zohran Mamdani ha vinto le elezioni a New York: il programma del nuovo sindaco unisce decarbonizzazione, giustizia ambientale e lotta all’alto costo della vita
Zohran Mamdani, candidato del Partito Democratico, ha vinto le elezioni per il sindaco di New York, che si sono svolte ieri, 4 novembre. Entrerà in carica il 1° gennaio e sarà il più giovane sindaco della città da oltre un secolo, con i suoi 34 anni. È anche il primo musulmano e il primo statunitense di origini sudasiatiche a guidare New York nei suoi quattro secoli di storia.
La sua vittoria era attesa: da settimane i sondaggi lo davano in vantaggio. Zohran Mamdani ha superato il 50 per cento dei consensi battendo Andrew Cuomo, ex governatore dello Stato di New York, che si era candidato da indipendente dopo aver perso le primarie democratiche, fermandosi al 41,6 per cento. Il repubblicano Curtis Sliwa ha raccolto appena il 7,1 per cento. L’affluenza è stata sorprendentemente alta: più di due milioni di persone hanno votato, quasi il doppio rispetto al 2021.
Nel discorso tenuto a Brooklyn dopo la vittoria delle elezioni, Zohran Mamdani ha parlato di «un momento raro nella storia, in cui si passa dal vecchio al nuovo» e ha promesso «giorni migliori per i lavoratori di New York». Ha ribadito con orgoglio di essere «giovane, musulmano e socialista democratico» e ha ringraziato le comunità di immigrati e le minoranze che lo hanno sostenuto, definendole «la spina dorsale della città».
Chi è Zohran Mamdani
Nato a Kampala, in Uganda, e cresciuto ad Astoria, nel Queens, Mamdani si è laureato in studi africani al Bowdoin College nel Maine. Prima di entrare in politica ha lavorato come consulente per l’edilizia sociale, aiutando famiglie a basso reddito a evitare gli sfratti. È stato eletto per la prima volta nel 2020 all’Assemblea dello Stato di New York, rappresentando il 36° distretto.
Da deputato ha costruito la sua immagine su battaglie sociali e ambientali. Si definisce socialista e fa parte dei Democratic Socialists of America, la corrente progressista del Partito Democratico di cui fa parte anche Alexandria Ocasio-Cortez.
Il suo programma per la città di New York ruota intorno a tre assi principali: diritto alla casa, giustizia climatica e uguaglianza sociale.
Il programma di Zohran Mamdani su ambiente e clima
Mamdani propone di affrontare la crisi climatica non come un problema tecnico, ma come una questione di diritti: dalla riduzione delle emissioni alla resilienza urbana, con investimenti mirati nei quartieri più vulnerabili.
Tra i punti principali del suo programma c’è un piano ambizioso di decarbonizzazione e adattamento climatico per tutta la città, con un’attenzione particolare alle scuole pubbliche. Mamdani vuole trasformarle in un laboratorio permanente di transizione ecologica, ristrutturando 500 edifici con pannelli solari, sistemi di ventilazione e riscaldamento efficienti, rimozione di materiali tossici e nuove aree verdi al posto dell’asfalto.
Come si legge nel programma di Mamdani, «le scuole pubbliche offrono un’opportunità chiave per un’azione climatica su larga scala: oggi consumano circa un terzo dell’energia usata dagli edifici cittadini». Convertirle all’energia rinnovabile permetterebbe di tagliare oltre 700.000 tonnellate di CO₂ l’anno, l’equivalente di 160.000 auto in meno sulle strade, e risparmiare fino a 275 milioni di dollari in costi energetici.
Zohran Mamdani prevede anche di creare 15.000 posti di lavoro sindacalizzati per chi costruirà e gestirà questi interventi a New York, oltre a 50 “resilience hubs” nelle scuole: spazi di comunità capaci di accogliere residenti durante ondate di calore o blackout, fornendo aria condizionata, energia solare d’emergenza e connessioni internet sicure. È un approccio integrato, che affronta contemporaneamente giustizia climatica, sicurezza urbana e qualità della vita.
Nella sua visione, la transizione ecologica è anche e soprattutto una questione di equità: le scuole prioritarie per la ristrutturazione saranno quelle situate nei quartieri più colpiti da inquinamento e povertà. «Il razzismo ambientale non solo priva le comunità di colore di opportunità economiche, ma le espone anche ai rischi maggiori per la salute», si legge nel documento, che cita l’obiettivo di “riparare” le disuguaglianze storiche con interventi mirati su aria, acqua e spazi pubblici.
Il programma di Mamdani dedica ampio spazio anche al trasporto pubblico, uno dei nodi più critici della città e un tema chiave anche per la riduzione delle emissioni. «Il trasporto pubblico deve essere affidabile, sicuro e accessibile a tutte e tutti», si legge nel documento. Da deputato è riuscito a far approvare il primo progetto pilota di bus gratuiti su cinque linee cittadine, un’iniziativa che intende estendere a tutte le linee durante il suo mandato. Come sindaco, promette di rendere permanente la gratuità dei bus, investendo al tempo stesso nella loro efficienza: corsie preferenziali estese, semafori intelligenti per la priorità di transito e aree di carico dedicate per evitare la doppia fila. L’obiettivo è offrire un servizio «veloce e gratuito», che migliori la sicurezza di passeggeri e autisti e renda il trasporto pubblico «un diritto universale, non un privilegio».
Per celebrare la vittoria delle elezioni, Zohran Mamdani ha scelto proprio i mezzi pubblici di New York pubblicando sui suoi canali un video della fermata di City Hall della metropolitana, quella che porta proprio al municipio.
Le sfide che attendono il nuovo sindaco sono enormi: New York è una città da oltre otto milioni di abitanti, con un bilancio di più di 110 miliardi di dollari e più di 300mila dipendenti pubblici. I suoi avversari lo accusano di inesperienza e di avere una visione troppo idealista per una macchina amministrativa tanto complessa.
Donald Trump ha definito Zohran Mamdani un «estremista» e ha minacciato di tagliare i fondi federali alla città in caso di sua elezione. Ma nel suo discorso di ieri notte il sindaco eletto ha risposto direttamente all’ex presidente: «In questo momento oscuro della politica americana – ha detto -, New York sarà la luce».