Neve, acqua e rischio siccità: le risorse idriche dell’Italia alle porte dell’estate
Nevicate intense e fusioni lampo al Nord, deficit persistenti al Centro-sud. Come si presenta l’Italia da un punto di vista idrologico ad un passo dall’estate?

Dopo un novembre secco, un inverno caldo e un bilancio idrico nivale pesantemente negativo fino all’inizio della primavera, le nevicate della seconda metà di marzo e del mese di aprile hanno riportato la risorsa idrica nivale stoccata sulle Alpi verso valori più prossimi alla media stagionale. Deficit ancora pesantissimo, invece, al Centro-sud, in particolare nelle regioni meridionali dove la siccità è grave.
E’ quanto rivela Fondazione CIMA con l’ultimo bollettino sulla neve in Italia, il sesto aggiornamento mensile della stagione idrica 2024/2025.
Vediamo i dettagli.
Bilancio idrico nivale dell’Italia a -27%
Lo Snow Water Equivalent (SWE) è la quantità di acqua che si otterrebbe se tutta la neve presente in una determinata area fondesse. E’ dunque un indicatore di fondamentale importanza per stimare la disponibilità di riserve idriche e il rischio di siccità durante i caldi e secchi mesi estivi, quando la fusione della neve contribuisce al rifornimento dei fiumi e dei bacini idrici.
Secondo i dati forniti da Fondazione CIMA, al 3 maggio in Italia erano presenti 3,13 miliardi di m3 di acqua stoccata sotto forma di neve, 1,18 in meno rispetto alla media di riferimento 2011-2023, ben 2,69 in meno rispetto al ricco 2024 alla stessa data. All’inizio del mese, lo SWE mostrava dunque un deficit del 27,44% rispetto alla media del periodo.

Italia spaccata in due: nevicate intense e fusioni lampo al Nord, sempre profondo rosso e siccità al Centro-sud
Il buon recupero del bilancio idrico nivale a livello nazionale durante il mese di aprile nasconde ancora una volta due situazioni assai diverse.
Al Nord è caduta molta neve, soprattutto in occasione del passaggio della tempesta Hans tra il 16 e il 17 di aprile, ma, come già accaduto durante l’inverno, le nevicate intense sono state precedute o seguite da fusioni importanti ed improvvise. «Ad aprile sul Po ha davvero nevicato molto», spiega Francesco Avanzi, ricercatore di Fondazione CIMA. «In sole 48 ore si è accumulato quasi un miliardo di metri cubi d’acqua in forma di neve, circa il 20% del totale medio stagionale, ma dieci giorni prima, una sola ondata di calore aveva già fatto fondere una quantità di neve anche maggiore. È il segno di una montagna in equilibrio instabile».

Il bacino del fiume Adige è riuscito a recuperare una maggiore riserva idrica nivale, passando da un deficit del 37% a inizio aprile ad un deficit del 20% il 3 maggio, ma la sua copertura nevosa è ormai in fase avanzata di fusione.
La situazione degli Appennini purtroppo non è migliorata, anzi. La loro triste storia è stata segnata da temperature sempre troppo elevate e precipitazioni troppo scarse e siccità durante l’inverno. Il bacino del Tevere è giunto alla fine dell’inverno con un deficit dell’89% ed ora, con un deficit del 98%, la sua stagione nivale è ormai conclusa. Per il resto: Aterno Pescara -95%, Sangro -94%, Sele, Volturno e Crati -100%. Con questi numeri si chiude la stagione nivale 2024/25, tra le peggiori degli ultimi 10 anni.

Fondazione CIMA mette inoltre in evidenza quanto il cambiamento climatico stia penalizzando soprattutto le zone alpine ed appenniniche al di sotto dei 2000 metri di altitudine. Le aree montane di media e bassa quota, infatti, sono quelle “più vulnerabili a un clima più caldo e instabile, dove anche piccole variazioni termiche possono tradursi in grandi perdite di risorsa”. In questa fascia altimetrica, il deficit supera comodamente il 60%, con punte di 95% sulle Alpi intorno ai 1000 metri.

L’Italia alle porte dell’estate
L’estate è ormai vicina, come si presenta l’Italia dal punto di vista idrologico? Come si può intuire, spaccata in due. Tra neve in fusione e piogge recenti, lo stato idrologico attuale del Paese vede livelli d’acqua nei suoli e nei bacini allineati o superiori alla media del periodo al Nord, al di sotto della media in quasi tutto il Centro-sud.
Lo stato di severità idrica nazionale elaborato da ISPRA e aggiornato al 2 maggio fotografa infatti una situazione di normalità solo per il distretto del fiume Po, il distretto delle Alpi Orientali e il distretto dell’Appennino Settentrionale, aree in cui i valori degli indicatori di crisi idrica (ad esempio le portate dei fiumi e i livelli dei laghi) sono tali da soddisfare le esigenze idriche del sistema naturale e antropico. Una condizione di severità idrica alta riguarda invece la Sicilia, regione in cui la risorsa idrica non è sufficiente a evitare danni anche irreversibili al sistema. Con questo livello estremo di criticità sussistono le condizioni per la dichiarazione dello stato di siccità prolungata o, nei casi più gravi, per l’eventuale richiesta della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale.

Nel resto dell’Italia prevale invece uno scenario di severità idrica media, condizione caratterizzata da portate dei fiumi e livelli degli invasi non sufficienti a garantire gli utilizzi idropotabili, irrigui, industriali e ambientali con tassi di erogazione standard. Con questo scenario, sono probabili danni economici e impatti reversibili sull’ambiente.
“In un Paese dove l’acqua è risorsa preziosa e fragile, capire come cade, fonde e si distribuisce la neve è una sfida scientifica tanto affascinante quanto urgente.” Fondazione CIMA