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Diritti dei bambini: non affrontare la crisi climatica significa violarli. Il Report UNICEF

Ogni bambino del pianeta è esposto ad almeno un rischio climatico o ambientale in questo momento. Quasi la metà dei bambini nel mondo, vive in paesi  considerabili “ad altissimo rischio”.

A poco più di dieci giorni di distanza dalla pubblicazione della prima parte dell’ultimo rapporto dell’IPCC che segna un “codice rosso” per l’umanità ed esorta ad una azione immediata nel contrasto e la mitigazione della crisi climatica, l’UNICEF ha pubblicato una nuova analisi che illustra dove e come la crisi sta già colpendo e colpirà ulteriormente i bambini di tutto il mondo.

Le azioni compiute oggi, segneranno in modo netto e irreversibile il domani dei bambini di tutto il mondo. Per questo motivo l’inazione non è una opzione contemplabile. In anni in cui si parla spesso di equità intergenerazionale, ovvero del principio secondo cui il pianeta debba essere consegnato alle generazioni future in condizioni non peggiori rispetto a quelle in cui l’abbiamo ereditato, il Report dell’UNICEF ci fa capire che ne stiamo ancora solo parlando.

Secondo i dati del Report The Climate Crisis is a Child Rights Crisis, praticamente ogni bambino del pianeta è esposto ad almeno un rischio climatico o ambientale in questo momento. Ben 850 milioni, circa un terzo di tutti i bambini del mondo, sono esposti a quattro o più rischi climatici o ambientali, tra cui ondate di calore, cicloni, inquinamento atmosferico, inondazioni o scarsità d’acqua. Quasi la metà dei bambini nel mondo, vive in paesi  considerabili “ad altissimo rischio”. Molti paesi ad alto rischio si trovano nelle nazioni più povere del sud del mondo, ed è lì che le persone saranno maggiormente colpite, nonostante contribuiscano di meno al problema.

Il Report introduce il Children’s Climate Risk Index, ovvero un indice che fornisce la prima visione completa di dove e come questa crisi colpisce i bambini. I fattori considerati per classificare i paesi riguardano l’esposizione dei bambini agli shock climatici e ambientali in relazione alla loro vulnerabilità a tali shock in base al loro accesso ai servizi essenziali.

La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Convention on the Rigths of the Child – CRC) è composta da 54 articoli, nei primi 41 articoli sono elencati i diritti riconosciuti a ogni bambino, senza alcuna distinzione. Tra questi, quattro vengono identificati come principi fondamentali: il diritto alla non discriminazione, il rispetto del superiore interesse del bambino, il diritto alla vita, alla sopravvivenza e a un corretto sviluppo e il diritto all’ascolto.

Ad inizio maggio, il Vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans aveva detto «Se non risolviamo questo problema, i nostri figli combatteranno guerre per l’acqua e il cibo. Non ci sono dubbi». In questi giorni riceviamo notizie disumane dalle zone afghane, che riguardano anche i bambini che – ancora una volta – stanno ereditando guerre e vedendo polverizzati i propri diritti, guerre che possono essere esacerbate da condizioni ambientali ostili e scarsità di risorse primarie.

A meno di 100 giorni dalla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, è utile tenere a mente che: anche non affrontando la crisi climatica con il dovuto impegno, si stanno violando tutti questi diritti.

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Elisabetta Ruffolo

Elisabetta Ruffolo (Milano, 1989) Laureata in Public Management presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano. Head of communication di MeteoExpert, Produttrice Tv per Meteo.it, giornalista e caporedattrice di IconaClima. Ha frequentato l’Alta scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il Master in Comunicazione e gestione della sostenibilità.

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