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Inizio anno mai così caldo in Russia: si teme un’altra estate nera per gli incendi in Siberia

L'anno scorso sono scoppiati incendi senza precedenti e si teme che ciò possa ripetersi quest'anno

Dopo un inizio anno particolarmente caldo e secco, in Russia si teme un’altra estate segnata da vasti incendi, specialmente in Siberia. Emerge ogni mese nelle mappe delle anomalie delle temperature globali: il rosso acceso nelle mappe ultimamente ricopre sempre gran parte della Russia, sintomo della stagione eccezionale che sta vivendo il Paese.

La conferma arriva dai dati. La Russia, infatti, ha vissuto l’inizio dell’anno più caldo da quando se ne ha memoria. Il primo quadrimestre del 2020 è di fatti il più caldo della serie storica: tra l’inizio di gennaio e la fine di aprile le temperature medie nazionali sono state di 6 gradi più alte del normale rispetto alla media del periodo 1951-1980.

Il periodo gennaio-aprile del 2020 è il più caldo in assoluto in Russia
Il periodo gennaio-aprile del 2020 è il più caldo in assoluto in Russia

Anche secondo l’ultimo rapporto mensile rilasciato dalla NOAA, che si basa sulla media calcolata tra il 1910 e il 2000, tra gennaio e aprile le temperature in Russia sono state dai 3 agli oltre 5 gradi più alte della norma.

Una condizione davvero eccezionale che ha caratterizzato l’avvio dell’anno per la Nazione più estesa del Mondo. Ma non è solo un record nazionale. Secondo lo scienziato Robert Rohde, l’anomalia di +6 gradi è la più alta mai osservata a livello globale per questo periodo dell’anno: in pratica, in nessun’altra nazione nel periodo compreso tra gennaio ed aprile le temperature medie hanno raggiunto tale differenza rispetto alla media.

A livello locale, non possiamo dimenticare come per la capitale Mosca questo sia stato l’anno senza inverno, segnato da temperature eccezionalmente alte e pochissima neve. A Mosca addirittura per la prima volta nella storia, la temperatura media del trimestre più freddo dell’anno è rimasta sopra lo zero.

Si rischia un altro anno nero per gli incendi in Siberia

Ma a preoccupare ora sono gli effetti sul territorio. L’anno scorso in Siberia sono scoppiati incendi senza precedenti e quest’anno si teme che ciò possa ripetersi. Dopo un inverno particolarmente mite e secco, la stagione estiva, infatti, potrebbe essere segnata ancora una volta da caldo anomalo e incendi.

«Il persistere di alte temperature – aveva commentato qui il nostro meteorologo Flavio Galbiati – infatti modifica le caratteristiche della vegetazione e del suolo, con l’effetto di alimentare le fiamme e favorire così la diffusione degli incendi che periodicamente si sviluppano soprattutto a causa dei fulmini, ma che in passato si estinguevano in tempi più brevi».

Zone bruciate dagli incendi dall’inizio del 2020. Fonte MODIS Copernicus GWIS

I roghi scoppiati nel mese di aprile hanno già surclassato quelli divampati nello stesso periodo dell’anno scorso. In tutto il 2019 gli incendi in Siberia hanno raso al suolo circa 45 mila chilometri quadrati di territorio, praticamente un’area grande quanto Lombardia, Lazio e Liguria.

«Quest’estate in Russia potrebbe essere una delle più roventi della storia, se non la più calda in assoluto», ha messo in guardia il ministro delle risorse naturali russo Dmitry Kobylkin, in una riunione con il presidente Vladimir Putin lo scorso mese. A Krasnoyarsk, città della Russia siberiana ad oltre 3 mila chilometri in linea d’aria da Mosca, come riporta il Washington Post, gli ultimi roghi sono risultati essere 10 volte più estesi rispetto all’anno scorso.

Un miccia che sembra già accesa. Gli incendi in Siberia bruciano anche la torba (combustibile fossile derivato da parziale carbonizzazione di detriti e depositi vegetali in acqua) che immagazzina grandi quantità di carbonio, quindi grandi quantità di anidride carbonica. Le fiamme, così facendo, oltre a ridurre la superficie forestale, contribuisce a rilasciare in atmosfera CO2, responsabile dell’accelerazione del riscaldamento globale. Ma altra anidride carbonica viene rilasciata in seguito alla fusione del permafrost, sempre causato dall’aumento delle temperature. Insomma, un circolo vizioso a cui è difficile porre fine nell’immediato.

Silvia Turci

Ho conseguito una laurea specialistica in Comunicazione per l’Impresa, i media e le organizzazioni complesse all’Università Cattolica di Milano. Il mio percorso accademico si basa però sullo studio approfondito delle lingue straniere, nello specifico del francese, inglese e russo, culminato con una laurea triennale in Esperto linguistico d’Impresa. Sono arrivata a Meteo Expert (già conosciuto come Centro Epson Meteo dal 1995) nel 2014 e da allora sono entrata in contatto con la meteorologia e le scienze del clima: una continua scoperta che mi ha fatto appassionare ogni giorno di più al mio lavoro.

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